Page 410 - Dizionario di Filosofia
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specie, quello di rappresentazione o contenuto della mente in genere e quello di
progetto o anticipazione. Nel primo significato la parola è usata nelle metafìsiche
idealistiche, da Platone a Hegel; nel secondo è adoperata da Cartesio, dagli empiristi
inglesi e da buona parte dei filosofi moderni; nel terzo è tipica del pragmatismo e
delle filosofie della scienza. Platone, nel Parmenide, attribuisce a Socrate la dottrina
che debbano esistere modelli ideali degli oggetti matematici e dei valori etici: per
es., le molte cose grandi presuppongono come loro modello e condizione la
grandezza in sé, o idea della grandezza. Secondo le tesi esposte nel Parmenide, è
dubbio che esistano idee degli individui empirici, e si può senz’altro escludere che
si diano modelli ideali anche degli aspetti deteriori e spregevoli della realtà: del
negativo non c’è idea, sostiene Socrate. La dottrina delle idee di Platone ha assunto
poi in forma sempre più decisa il carattere di metafisica ontologica: viene così
postulato un mondo delle idee, contrapposto al mondo empirico, e si sottolinea
nettamente la distanza incommensurabile fra i due mondi. È contro questa separazione
dell’idea dal reale che si appunta la celebre critica di Aristotele: l’idea è per lui non
più una realtà privilegiata e separata, ma la forma incorporata indissolubilmente
nell’unità dell’individuo concreto. Nel neoplatonismo le idee diventano l’oggetto
interno dell’Intelligenza, prima ipostasi dell’Uno. La patristica cristiana si è inserita
in questa tradizione, concependo il Logos, o Mente divina, come il luogo ideale dei
modelli eterni che hanno presieduto all’atto della creazione. Nella scolastica
medievale, anche quando si fanno luce le tendenze concettualistiche e
nominalistiche (v. CONCETTUALISMO e NOMINALISMO), non si contesta che le idee
esistano come modelli universali pensati in eterno dalla mente di Dio.
Nell’accezione ancora platonica la parola è ripresa da Kant, per il quale d’altra
parte le idee della ragione, proprio perché totalità oltrepassanti ogni esperienza
possibile, sono prive di valore conoscitivo. Hegel infine chiama Idea l’unica
universale sostanza, che si determina e diventa Idea assoluta, o Ragione
autocosciente, o Spirito, percorrendo le varie tappe del suo processo dialettico. Per
ragioni interne alla loro riforma dell’hegelismo Croce e Gentile hanno preferito
indicare l’assoluto con la parola Spirito.
Nel secondo significato il termine ha iniziato la sua fortuna con Cartesio e con la
scuola cartesiana. Nella celebre Logica di Portoreale è denominato idea tutto ciò
che viene concepito dalla mente, qualunque sia la maniera in cui lo concepiamo.
Questa indeterminatezza dell’uso prevalse nell’empirismo e nell’illuminismo,
nonostante che Kant giudicasse « intollerabile » una tale degradazione del termine. È
in questa accezione larghissima che oggi nel linguaggio quotidiano si può affermare,
per es., di « avere o non avere un’idea » di qualcosa.
Col pragmatismo e con i filosofi della scienza infine il termine acquista il significato
di anticipazione, di progetto e di ipotesi che attende la propria verifica. Dewey
definisce l’idea come « anticipazione di qualcosa che può accadere », e C. Bernard
chiama idea l’ipotesi provvisoria suggerita dall’osservazione.
IDEA-FORZA. Termine introdotto in psicologia da Alfred Fouillée e di uso corrente
nel linguaggio sociologico e politico, per indicare le idee in quanto suscitatrici di