Page 406 - Dizionario di Filosofia
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Nella presente opera I e J sono fuse in un unico ordinamento alfabetico, per
consentire una più agevole consultazione.
I. Nella logica aristotelico-scolastica, la lettera I (seconda vocale della parola latina
affirmo) designa una proposizione particolare affermativa. (Es.: Socrate è uomo.)
JACOBI (Friedrich Heinrich), filosofo tedesco (Düsseldorf 1743 - Monaco di
Baviera 1819). Destinato dal padre a succedergli nella direzione dell’azienda
commerciale familiare, fu un uomo d’affari, cosicché può essere considerato, come
egli stesso del resto dichiarava, un « filosofo d’occasione ». La pratica non
accademica della meditazione filosofica, tuttavia, testimonia la sincerità dei suoi
interessi. Ebbe rapporti con Wieland, Hamann, Herder, Lessing e Goethe e fece della
sua villa di Pempelfort, vicino a Düsseldorf, un luogo d’incontro degli uomini più
rappresentativi del suo tempo. La speculazione di Jacobi insiste prevalentemente
sull’inadeguatezza della conoscenza razionale a soddisfare la sete umana
dell’assoluto. Il pensiero può portare al massimo là dove è giunto Splnoza, che per
Jacobi è il frutto supremo ed esemplare del razionalismo: le esigenze e i bisogni, che
una siffatta concezione del mondo lascia insoddisfatti, trovano una risposta
esauriente solo nel sentimento del divino e della sua universale presenza. Celebre è
rimasta la polemica di Hegel contro l’irrazionalismo e la « filosofia della fede » di
Jacobi, che quest’ultimo fondava su di un’interpretazione assai discutibile della «
credenza » humiana. Opere principali: Woldemar (1779) e Lettere di Edoardo
Alwill (1781), che sono due romanzi filosofici; Lettere a Mendelssohn sulla
dottrina di Spinoza (1785); David Hume e la fede, ovvero Idealismo e realismo
(1787); Dell’impresa del criticismo di tramutare la ragione in intelletto (1801).
Bibliogr.: In italiano: Idealismo e realismo e altri saggi, a cura di N. Bobbio,
Torino 1948; La dottrina di Spinoza, a cura di F. Capra, Bari 1969; Scritti e
testimonianze, a cura di V. Verra, Torino 1966; su J.: L. Levy-Bruhl, La philosophie
de Jacobi, Parigi 1894; O. Bollnow, Die Lebensphilosophie F. H. Jacobis,
Stoccarda 1933; L. S. Ford, The controversy between Schelling and Jacobi, «
Journal of the history of philosophy », 1965.
JAEGER (Werner), filologo e storico tedesco del pensiero greco (Lobberich,
Renania, 1888 -Boston 1961). Professore di filologia classica a Basilea, a Kiel e a
Berlino, nel 1934 esulò in America, dove insegnò dapprima a Chicago (dal 1936) e
poi a Harvard (dal 1939). Ha rinnovato la scienza dell’antichità, promovendo un
ideale di cultura profondamente umano. Delle sue opere, rivolte soprattutto allo
studio del pensiero greco del IV sec., le principali sono: Aristotele (1923), Paideia
(1933-1947), Demostene (1938), La teologia dei primi filosofi greci (1947) e
Cristianesimo primitivo e paideia greca (1961).
JAJA (Donato), filosofo italiano (Conversano, Bari, 1839 - Pisa 1914). Professore di
filosofia teoretica all’università di Pisa dal 1887, vi ebbe come allievo Gentile, che