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scritti, la fondamentale introduzione (Sulla differenza di struttura delle lingue
umane e la sua influenza sullo sviluppo intellettuale dell’umanità) all’opera
rimasta incompiuta e pubblicata postuma Sulla lingua kawi dell’isola di Giava
(1836-1840). Qui è esposta la dottrina secondo cui la parola non è semplice segno
adatto a esprimere un concetto preesistente, ma è condizione al formarsi del
concetto, sicché anche l’uomo che pensa senza formulare il pensiero con parole,
pensa in parole. Pur riconoscendo nelle diverse lingue nazionali sistemi diversi
storicamente condizionati, Humboldt perciò riconobbe la forza prima del linguaggio
nell’attività individuale dei parlanti e sottolineò la dinamicità del linguaggio stesso e
il valore in esso della « forma interna », ossia dell’impulso creativo che si concreta
e solidifica in forme differenti dentro i differenti sistemi linguistici.
Bibliogr.: Gesammelte Schriften, 17 voll., Berlino 1903-1936; in italiano: Saggio
sui limiti dell’azione dello stato, a cura di G. Perticone, Milano 1965; Scritti di
estetica, a cura di G. Marcovaldi, Firenze 1934; Antologia degli scritti politici,
Bologna 1961; G. Solari, Guglielmo Humboldt e il suo pensiero politico (1932) in:
Studi storici di filosofia del diritto, Milano-Torino 1949; B. Croce, Il discorso di
Guglielmo di Humboldt sull’ufficio dello storico, « Critica » 1931; R. Lerouw,
L’anthropologie comparée de G. de Humboldt, Parigi 1958; F. Tessitore, I
fondamenti della filosofia politica di Humboldt, Napoli 1965; F. Serra, W. von
Humboldt e la rivoluzione tedesca, Bologna 1966.
HUME (David), filosofo e storico scozzese (Edimburgo 1711-1776). Dominato fin
dall’adolescenza da una vocazione prepotente per l’indagine filosofica, tentò invano
gli studi giuridici e l’attività commerciale. Durante un soggiorno in Francia scrisse il
Trattato sulla natura umana* (1739), opera di grande valore, la pubblicazione
della quale non suscitò peraltro l’interesse che il giovane autore si attendeva. Si
ritirò allora in campagna e compose i Saggi di morale e di politica* (1741-1742),
che ebbero un successo assai maggiore. Per le sue idee etiche e filosofiche Hume
non riuscì ad ottenere la cattedra di filosofia morale ad Edimburgo e dovette trovare
occupazione come segretario del generale Sinclair. Pubblicò in questo stesso
periodo i Saggi filosofici concernenti l’intelletto umano (1748), rielaborazione del
primo libro dello sfortunato trattato giovanile. Da un analogo riadattamento del terzo
libro nacque la Ricerca concernente i principi della morale (1751), mentre la
profonda competenza del filosofo nelle questioni di economia si mise in luce nei
Discorsi politici (1752), che ebbero larghissima diffusione. Hume aveva trovato nel
frattempo una sistemazione definitiva assumendo il posto di bibliotecario della
corporazione degli avvocati di Edimburgo, carica che gli lasciava molto tempo da
dedicare allo studio e gli facilitava l’accesso a un vasto materiale bibliografico.
Mise mano così alla redazione della Storia d’Inghilterra dall’invasione di Giulio
Cesare al 1688, pubblicata in sei volumi dal 1754 al 1762. L’opera consolidò e
allargò la rinomanza dell’autore e quando, nel 1763, Hume tornò in Francia al
seguito dell’ambasciatore lord Hertford, la società degli intellettuali illuministi lo
accolse con gli onori che meritava. In questa occasione Hume entrò in rapporto
anche con Rousseau, che condusse in Inghilterra e tenne presso di sé, finché gli fu