Page 402 - Dizionario di Filosofia
P. 402

scritti,  la  fondamentale  introduzione  (Sulla  differenza  di  struttura  delle  lingue
          umane  e  la  sua  influenza  sullo  sviluppo  intellettuale  dell’umanità)  all’opera
          rimasta  incompiuta  e  pubblicata  postuma Sulla  lingua  kawi  dell’isola  di  Giava
          (1836-1840). Qui è esposta la dottrina secondo cui la parola non è semplice segno
          adatto  a  esprimere  un  concetto  preesistente,  ma  è  condizione  al  formarsi  del
          concetto,  sicché  anche  l’uomo  che  pensa  senza  formulare  il  pensiero  con  parole,

          pensa  in  parole.  Pur  riconoscendo  nelle  diverse  lingue  nazionali  sistemi  diversi
          storicamente condizionati, Humboldt perciò riconobbe la forza prima del linguaggio
          nell’attività individuale dei parlanti e sottolineò la dinamicità del linguaggio stesso e
          il valore in esso della « forma interna », ossia dell’impulso creativo che si concreta
          e solidifica in forme differenti dentro i differenti sistemi linguistici.
          Bibliogr.: Gesammelte Schriften, 17 voll.,  Berlino 1903-1936; in italiano: Saggio

          sui limiti dell’azione dello stato,  a  cura  di  G.  Perticone,  Milano  1965; Scritti di
          estetica,  a  cura  di  G.  Marcovaldi,  Firenze  1934; Antologia  degli  scritti  politici,
          Bologna 1961; G. Solari, Guglielmo Humboldt e il suo pensiero politico (1932) in:
          Studi storici di filosofia del diritto, Milano-Torino 1949; B. Croce, Il discorso di
          Guglielmo  di  Humboldt  sull’ufficio  dello  storico,  «  Critica  »  1931;  R.  Lerouw,

          L’anthropologie  comparée  de  G.  de  Humboldt,  Parigi  1958;  F.  Tessitore, I
          fondamenti  della  filosofia  politica  di  Humboldt,  Napoli  1965;  F.  Serra, W.  von
          Humboldt e la rivoluzione tedesca, Bologna 1966.
          HUME (David), filosofo e storico scozzese (Edimburgo 1711-1776).  Dominato fin
          dall’adolescenza da una vocazione prepotente per l’indagine filosofica, tentò invano
          gli studi giuridici e l’attività commerciale. Durante un soggiorno in Francia scrisse il

          Trattato  sulla  natura  umana*  (1739),  opera  di  grande  valore,  la  pubblicazione
          della  quale  non  suscitò  peraltro  l’interesse  che  il  giovane  autore  si  attendeva.  Si
          ritirò allora in campagna e compose i Saggi di morale e di politica* (1741-1742),
          che ebbero un successo assai maggiore. Per le sue idee etiche e filosofiche Hume
          non riuscì ad ottenere la cattedra di filosofia morale ad Edimburgo e dovette trovare

          occupazione  come  segretario  del  generale  Sinclair.  Pubblicò  in  questo  stesso
          periodo i Saggi filosofici concernenti l’intelletto umano (1748), rielaborazione del
          primo libro dello sfortunato trattato giovanile. Da un analogo riadattamento del terzo
          libro  nacque  la Ricerca  concernente  i  principi  della  morale  (1751),  mentre  la
          profonda  competenza  del  filosofo  nelle  questioni  di  economia  si  mise  in  luce  nei
          Discorsi politici (1752), che ebbero larghissima diffusione. Hume aveva trovato nel
          frattempo  una  sistemazione  definitiva  assumendo  il  posto  di  bibliotecario  della

          corporazione degli avvocati di Edimburgo, carica che gli lasciava molto tempo da
          dedicare  allo  studio  e  gli  facilitava  l’accesso  a  un  vasto  materiale  bibliografico.
          Mise  mano  così  alla  redazione  della  Storia  d’Inghilterra  dall’invasione  di  Giulio
          Cesare  al  1688,  pubblicata  in  sei  volumi  dal  1754  al  1762.  L’opera  consolidò  e
          allargò  la  rinomanza  dell’autore  e  quando,  nel  1763,  Hume  tornò  in  Francia  al
          seguito dell’ambasciatore lord  Hertford, la società degli intellettuali illuministi lo

          accolse  con  gli  onori  che  meritava.  In  questa  occasione  Hume  entrò  in  rapporto
          anche con Rousseau, che condusse in Inghilterra e tenne presso di sé, finché gli fu
   397   398   399   400   401   402   403   404   405   406   407