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determinante. Iniziò la carriera accademica come libero docente a Halle (1887);
insegnò poi a Gottinga (1906-1915) e a Friburgo (1916-1933).
Husserl riprese da Brentano il concetto scolastico della coscienza come
intenzionalità*, enucleando poi attraverso esperienze laboriose il metodo di ricerca
della verità implicito in una tale impostazione. Egli stesso riconobbe, per es., che la
costruzione del concetto di numero contenuta nella sua prima opera, La filosofia
dell’aritmetica (1891), era ancora gravemente viziata di psicologismo. Con le
Ricerche logiche (1900-1901), e soprattutto con le Idee per una fenomenologia
pura e per una filosofia fenomenologica (1913), Husserl giunse a chiarire i
fondamenti e le linee del suo metodo. La coscienza non ha a che fare solo con
proprie modificazioni, che rimandino più o meno legittimamente a oggetti intesi in
senso naturalistico: essa « intenziona » oggetti suoi propri, presenti « in persona ». In
quanto « appaiono » alla coscienza, tali oggetti mentali sono « fenomeni », e la
descrizione rigorosamente obiettiva di essi è il compito della scienza filosofica per
eccellenza, la fenomenologia*. L’indagine fenomenologica esige la « messa in
parentesi » del soggetto psicologicamente inteso e delle connotazioni
praticoempiriche dell’oggetto. Preliminare alla contemplazione e descrizione degli
oggettiessenze è la « riduzione fenomenologica »: un tale atteggiamento è designato
anche come « epochè », atto di sospensione del giudizio alla maniera degli antichi
scettici, assunzione della posizione contemplativa dello spettatore disinteressato.
Husserl applicò successivamente il metodo fenomenologico a una fondazione non
formalistica e non psicologistica della logica e fornì con le sue indagini saggi di
quella filosofia come « scienza rigorosa » (strenge Wissenschaft), a cui la
fenomenologia mirava come meta programmatica fondamentale. Nelle Meditazioni
cartesiane (1932) sembra tuttavia evidente l’abbandono della originaria neutralità
fenomenologica per una scelta metafisica di tipo idealistico. In La crisi delle scienze
europee e la fenomenologia trascendentale* (1936-1954) viene individuata
l’origine del fallimento umano delle scienze moderne nell’abbandono dell’intuizione
greca della filosofia come « movimento storico di rivelazione della ragione
universale » e nella dimenticanza di quel « mondo della vita » (Lebenswelt), che è il
fondamento, su cui « si muovono già sempre le scienze pur senza vederlo ».
Husserl ha esercitato un’influenza determinante su alcuni pensatori moderni, in
particolare su Scheler ed Heidegger, con i quali ha anche talvolta polemizzato.
L’interesse per Husserl è andato progressivamente crescendo dopo la sua morte e ha
toccato anche culture filosofiche, come quella italiana, per lungo tempo rimaste quasi
del tutto estranee all’influenza della fenomenologia. La pubblicazione postuma dei
numerosi manoscritti inediti, conservati presso l’università di Lovanio, contribuisce
a mantenere aperto il discorso intorno al grande pensatore tedesco. Altre opere:
Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo (1928), Logica
formale e trascendentale (1929), Esperienza e giudizio (1939).
Bibliogr.: Husserliana, Gesammelte Werke, a cura di vari studiosi, L’Aja 1950 e
segg.; in italiano: Filosofia come scienza rigorosa, a cura di F. Costa, Torino 1958;
Meditazioni cartesiane, a cura di F. Costa, Milano 1960; Esperienza e giudizio, a