Page 407 - Dizionario di Filosofia
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influenzò profondamente. Partito da iniziali posizioni neokantiane, alla scuola di F.
Fiorentino, aderì in seguito all’hegelismo, soprattutto grazie al decisivo incontro con
B. Spaventa, rimanendo tuttavia sempre interessato allo studio dei positivisti, e di
Spencer in particolare. Il nucleo centrale della sua ricerca è la conciliazione tra il
noumeno e il fenomeno, tra la sensazione e la coscienza, che egli risolve in
sostanziale unità, spiegandone la differenza come passaggio dall’indeterminato al
determinato. Opere principali: Del l’a priori nella formazione dell’anima e della
coscienza (1883), L’unità sintetica e l’esigenza positivistica (1885), Sentire e
pensare (1886), Teoria del conoscere (1894).
JAMES (William), filosofo americano (New York 1842 - Chocorua, New Hampshire,
1910). Ebbe una giovinezza molto inquieta e compì studi piuttosto irregolari,
frequentemente interrotti da viaggi e da lunghi soggiorni all’estero: contribuirono
notevolmente alla sua formazione, seppure per motivi molto diversi, un’avventurosa
spedizione in Amazzonia con Louis Agassiz e una lunga permanenza in Germania.
Dopo una grave crisi spirituale riprese gli studi interrotti e si laureò in medicina a
Harvard nel 1869. Insegnò psicologia presso la stessa università, passando poi dal
1885 alla cattedra di filosofia. Fu uno dei filosofi più popolari anche in Europa negli
anni a cavallo dei due secoli, sia per la facile divulgabilità delle sue posizioni
irrazionalistiche, sia per le sue eccezionali doti di scrittore e di conferenziere. James
è considerato, insieme con il più rigoroso Peirce, il fondatore del pragmatismo*.
L’insistenza sulla funzione prevalente del fine e dell’azione nella vita mentale, il
motivo idealistico della « volontà di credere » che condiziona l’esistenza stessa
dell’oggetto della fede, la concezione pragmatica della religione e la conseguente
opzione teistica sono tuttavia aspetti tipici della personalità di James, che
testimoniano lo sforzo di una coscienza ambigua e tormentata per costruirsi certezze
pacificatrici. L’ottimismo « americano » della sua filosofia è tutt’altro che il dono
nativo di un figlio del Nuovo Mondo e rappresenta invece il risultato in fondo
velleitario di un’adesione sempre perplessa e tormentata ai valori della vita. James
ha il merito di aver per primo imposto la psicologia come scienza autonoma nella
cultura americana.
Bibliogr.: In italiano: Principi di psicologia, a cura di G. C. Ferrari, Milano 1901;
Le varie forme della coscienza religiosa, a cura di G. C. Ferrari e M. Calderoni,
Torino 1904; Gli ideali della vita. Discorsi ai giovani e discorsi ai maestri, a cura
di G. C. Ferrari, Torino 1902; La volontà di credere, Milano 1912; Introduzione
alla filosofia, a cura di M. Malatesta, Milano 1944; Saggi sull’empirismo radicale,
a cura di N. Dazzi, Bari 1971; su J.: R. B. Perry, The thought and character of W.
James as revealed in unpublished correspondence and notes, together with his
published writings, 2 voll., Boston 1935; A. J. Ayer, The origins of pragmatism,
Londra 1968; C. Sini, Il pragmatismo americano, Bari 1972.
JANKELEVITCH (Vladimir), filosofo francese (Bourges 1903). Di formazione
bergsoniana, il suo pensiero si muove nell’ambito della filosofia dell’esistenza, con
particolare attenzione e sensibilità per i problemi psicologici e morali. È professore
di filosofia morale alla Sorbona. Opere principali: Bergson (1931), La cattiva