Page 409 - Dizionario di Filosofia
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sec.  -  Fez  1139).  Fu  anche  matematico,  medico  e  cultore  di  musica.  Scrisse

          commenti a varie opere di Aristotele e sostenne la dottrina dell’unità degli intelletti
          individuali, ripresa poi dal più giovane Averroè. Sulla cultura giudaica e cristiana
          ebbero  notevole  influenza  due  sue  opere, La guida del solitario (pervenuta a noi
          solo in una versione ebraica non completa) e L’epistola del commiato. In esse Ibn
          Bagia, sulla linea neoplatonizzante caratteristica dell’aristotelismo arabo e tenendo
          presenti in particolare i gradi del processo astrattivo fìssati da Avicenna, descrive

          l’itinerario  dell’ascesa  dell’uomo  dalla  conoscenza  del  mondo  e  di  se  stesso
          all’unione  con  l’intelletto  attivo  separato.  Di  lui  ricordiamo  anche  il  libro
          Sull’anima e il trattato Sul legame dell’intelletto con l’uomo.
          Bibliogr.: I testi arabi di I.B., con traduzione spagnola, sono stati editi da M. Asín
          Palacios in « al-Andalus », 1940, 1942, 1943; su I.B.: M. Asín Palacios, El filósofo

          zaragozano Avempace, « Revista de Aragon », 1900-1901; U. A. Farrukh, Ibn Bajja
          (Avempace) and the philosophy in the moslem west, Beirut 1945.
          IBN KHALDŪN (’Abd al-Rahmān), storico arabo (Tunisi 1332 - Il Cairo 1406). Al
          servizio  degli  Hafsidi,  degli Abdalwadidi  e  dei  Marinidi,  nel  1382  si  trasferì  in

          Egitto, ove divenne gran cadì (giudice supremo) malikita. Oltre a una autobiografia,
          compose  una  storia  del  mondo  arabo,  persiano  e  berbero (Kitāb  al’Ibar).  Nella
          lunga  introduzione  (Al-muqaddima  [Prolegomeni])  a  quest’opera,  Ibn  Khaldun
          espone i suoi criteri interpretativi della storia: respinta la concezione teleologica e
          l’idea dell’intervento divino nelle vicende umane, egli ne scorge i fattori propulsivi
          nelle  strutture  economiche  e  sociali,  e  in  particolare  nella  contrapposizione  tra
          società  nomadi  e  società  sedentarie,  giungendo  a  formulare  una  serie  di  leggi  del

          divenire storico.
          IBN RUSHD, filosofo arabo. V. AVERROÈ,

          IBN SĪNĀ, filosofo musulmano. V. AVICENNA.
          IBN  TUFAYL  (Abū  Bakr  Muhammad  ibn  ‘Abd  al-Malik  al-Qays),  noto  nel  mondo
          occidentale  col  nome  di Abubacer,  medico  e  filosofo  arabo  (Guadix,  presso
          Granata, 1100 circa – Marrakech 1185). Esercitò la medicina a Granata e fu medico
          e segretario prima del governatore della provincia, poi del sultano almohade ‘Abd

          al-Mu’min,  al  quale  fece  conoscere  Averroè. È  noto  soprattutto  per  un  romanzo
          filosofico, Hayy ibn Yaqzan, nel quale viene esaltata la superiorità della via mistica
          a Dio rispetto a quella razionale. Dell’opera esistono una libera traduzione in latino
          di E. Pocock (Philosophus autodidactus, 1671) e altre traduzioni moderne.

          ICARIANO. Relativo all’utopia socialistica di E. Cabet*.
          ICCEITÀ  (lat.  mediev. hicceitas  -  atis,  da hic,  qui).  Termine  usato  da  alcuni
          scolastici per concettualizzare il fatto dell’esistenza in un luogo determinato.
          ICÈTA di Siracusa,  in  gr. Hikétas,  filosofo  pitagorico  del IV sec. a.C.  Fu forse il
          primo a sostenere l’immobilità reale del sistema celeste e la rotazione della Terra

          intorno  al  proprio  asse.  Sembra  tuttavia  che  ammettesse,  d’accordo  con  Filolao,
          l’esistenza dell’Antiterra* per spiegare le eclissi.
          IDEA.  La  parola idea ha tre significati fondamentali: quello di forma universale o
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