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movimenti di azione pratica.
IDEALE. La nozione di bello ideale è tipica del platonismo. Platone svaluta i prodotti
dell’arte umana proprio perché essi appaiono troppo inadeguati rispetto alla bellezza
in sé, eterna e incorruttibile, che l’anima umana può contemplare in tutto il suo
splendore al culmine di un processo di purificazione. Il Convito e il Fedro
contengono pagine memorabili in proposito. Plotino riprende il motivo platonico: le
varie bellezze mondane sono per l’anima gradini dell’ascesa alla contemplazione
della bellezza in sé e l’esercizio dell’arte si può giustificare solo come propedeutica
alla conoscenza del bello ideale. Il convincimento della realtà e trascendenza del
bello ideale diviene nella cultura classica quasi un luogo comune. In uno dei due
frammenti a noi pervenuti del Canone dello scultore Policieto (v sec. a.C.) si dà una
sorta di formula aritmetica della bellezza ideale della figura umana: qui è implicito il
concetto, certo di origine pitagorica, che esista una simmetria pura delle figure, di
cui gli individui reali sono approssimazioni più o meno riuscite.
Anche l’aneddoto dello scultore (o, secondo altri, del pittore) che utilizza dieci
modelle, ciascuna scelta solo per una parte del corpo, per ritrarre la dea della
bellezza è ispirato allo stesso ordine di idee. Il motivo del bello ideale ritorna nella
cultura letteraria italiana del Cinquecento, insieme con l’altro pure platonico di Eros
come forza benefica, che sospinge nell’ascesa alla contemplazione dell’ideale.
L’ultima fase di vitalità del concetto si ha nel neoclassicismo del Settecento, in
particolare con Winckelmann e Mengs. L’estetica romantica e il trionfo delle
filosofie dell’immanenza segnano il tramonto del « bello ideale ».
IDEALISMO. Posizione filosofica adottata in relazione al problema dell’essere e
consistente nel sostenere che l’essere è idea, o che esso esiste solo come
manifestazione o prodotto del pensiero. L’idealismo appare come una delle due
risposte fondamentalmente possibili alla domanda: « Che cosa è l’essere? », l’altra
risposta essendo quella del realismo. Il realismo è la posizione più ovvia e più
conforme al senso comune: le cose sono quelle che sono ed esistono
indipendentemente dal loro essere presenti in una coscienza. L’idealismo sorge come
conseguenza di dubbi sulla attendibilità della conoscenza sensibile, che prendono
spunto sia dagli errori e dalle illusioni dei sensi, sia dalle allucinazioni e dai sogni,
attraverso i quali ci vengono proposte realtà riconosciute poi come inesistenti, sia
anche da certe credenze metafisico-religiose, che conferiscono diritto di cittadinanza
nel mondo dell’essere all’al di là, ad entità invisibili e immateriali, alle forze
occulte, ecc. Quest’ultimo atteggiamento emerge dalla tendenza ad entificare i
prodotti dell’immaginazione e del pensiero e a conferire anzi agli oggetti di questo
universo invisibile un valore di realtà superiore a quello del cosiddetto mondo
terreno. Entro quest’ambito di esperienze spirituali è la radice di quell’atteggiamento
del pensiero greco che viene designato dal senso più tradizionale del termine
idealismo. Le cosmogonie sono all’inizio ingenuamente e spontaneamente realistiche,
nel senso che il dubbio sulla realtà del mondo esterno non trova posto in una ricerca
tutta concentrata sul problema dell’origine temporale e del principio costitutivo del
mondo. Ma le analisi sempre più penetranti della soggettività e mutevolezza della