Page 411 - Dizionario di Filosofia
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movimenti di azione pratica.

          IDEALE. La nozione di bello ideale è tipica del platonismo. Platone svaluta i prodotti
          dell’arte umana proprio perché essi appaiono troppo inadeguati rispetto alla bellezza
          in  sé,  eterna  e  incorruttibile,  che  l’anima  umana  può  contemplare  in  tutto  il  suo
          splendore  al  culmine  di  un  processo  di  purificazione.  Il Convito  e  il Fedro

          contengono pagine memorabili in proposito. Plotino riprende il motivo platonico: le
          varie  bellezze  mondane  sono  per  l’anima  gradini  dell’ascesa alla  contemplazione
          della bellezza in sé e l’esercizio dell’arte si può giustificare solo come propedeutica
          alla conoscenza del bello ideale.  Il convincimento della realtà e trascendenza del
          bello ideale diviene nella cultura classica quasi un luogo comune.  In uno dei due
          frammenti a noi pervenuti del Canone dello scultore Policieto (v sec. a.C.) si dà una
          sorta di formula aritmetica della bellezza ideale della figura umana: qui è implicito il
          concetto, certo di origine pitagorica, che esista una simmetria pura delle figure, di

          cui gli individui reali sono approssimazioni più o meno riuscite.
          Anche  l’aneddoto  dello  scultore  (o,  secondo  altri,  del  pittore)  che  utilizza  dieci
          modelle,  ciascuna  scelta  solo  per  una  parte  del  corpo,  per  ritrarre  la  dea  della
          bellezza è ispirato allo stesso ordine di idee. Il motivo del bello ideale ritorna nella
          cultura letteraria italiana del Cinquecento, insieme con l’altro pure platonico di Eros

          come  forza  benefica,  che  sospinge  nell’ascesa  alla  contemplazione  dell’ideale.
          L’ultima  fase  di  vitalità  del  concetto  si  ha  nel  neoclassicismo  del  Settecento,  in
          particolare  con  Winckelmann  e  Mengs.  L’estetica  romantica  e  il  trionfo  delle
          filosofie dell’immanenza segnano il tramonto del « bello ideale ».
          IDEALISMO.  Posizione  filosofica  adottata  in  relazione  al  problema  dell’essere  e
          consistente  nel  sostenere  che  l’essere  è  idea,  o  che  esso  esiste  solo  come

          manifestazione  o  prodotto  del  pensiero.  L’idealismo  appare  come  una  delle  due
          risposte fondamentalmente possibili alla domanda: « Che cosa è l’essere? », l’altra
          risposta  essendo  quella  del  realismo.  Il  realismo  è  la  posizione  più  ovvia  e  più
          conforme  al  senso  comune:  le  cose  sono  quelle  che  sono  ed  esistono
          indipendentemente dal loro essere presenti in una coscienza. L’idealismo sorge come
          conseguenza  di  dubbi  sulla  attendibilità  della  conoscenza  sensibile,  che  prendono

          spunto sia dagli errori e dalle illusioni dei sensi, sia dalle allucinazioni e dai sogni,
          attraverso i quali ci vengono proposte realtà riconosciute poi come inesistenti, sia
          anche da certe credenze metafisico-religiose, che conferiscono diritto di cittadinanza
          nel  mondo  dell’essere  all’al  di  là,  ad  entità  invisibili  e  immateriali,  alle  forze
          occulte,  ecc.  Quest’ultimo  atteggiamento  emerge  dalla  tendenza  ad  entificare  i
          prodotti dell’immaginazione e del pensiero e a conferire anzi agli oggetti di questo
          universo  invisibile  un  valore  di  realtà  superiore  a  quello  del  cosiddetto  mondo

          terreno. Entro quest’ambito di esperienze spirituali è la radice di quell’atteggiamento
          del  pensiero  greco  che  viene  designato  dal  senso  più  tradizionale  del  termine
          idealismo. Le cosmogonie sono all’inizio ingenuamente e spontaneamente realistiche,
          nel senso che il dubbio sulla realtà del mondo esterno non trova posto in una ricerca
          tutta concentrata sul problema dell’origine temporale e del principio costitutivo del
          mondo. Ma le analisi sempre più penetranti della soggettività e mutevolezza della
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