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scrittore politico russo (Mosca 1812 - Parigi 1870). Figlio illegittimo di un nobile

          russo e di una tedesca, il cognome impostogli dal padre per designarlo come « figlio
          del cuore » (dal ted. Herz, cuore). Arrestato e condannato nel 1834 sotto l’accusa di
          aver propagato idee « dannose al governo della Russia », dopo un breve periodo di
          prigione  fu  inviato  al  confino.  Rientrato  a  Mosca,  vi  rimase  fino  al  1847,  quindi
          cercò rifugio all’estero. Passò qualche tempo a Parigi e nel 1848 fu in Italia. Nel
          1852 emigrò in  Inghilterra, dove fondò nel 1853 una tipografia russa, dalla quale

          uscirono le riviste Poliarnaja zvezda (La stella polare)  e Kolokol (La campana).
          Nei suoi soggiorni in Francia, in Svizzera e soprattutto in Inghilterra venne a contatto
          con molti esponenti dell’emigrazione politica europea: fra gli Italiani con Mazzini,
          Garibaldi,  Pisacane,  Saffi,  Orsini.  Pubblicò  opere  filosofiche  d’ispirazione
          hegeliana  e  materialistica  (Il  dilettantismo  nella  scienza,  1843; Lettere  sulle
          scienze  naturali,  1845).  Come  pensatore  politico  Herzen  si  allineò,  anche  in
          conseguenza di deludenti contatti con il mondo occidentale (come testimonia il libro

          Dall’altra riva, 1851), su posizioni slavofile moderate, ravvisando nella comunità
          di villaggio russa (obščiny) la prefigurazione di un nuovo mondo economico sociale,
          al  cui  pieno  compimento  la  Russia  sarebbe  giunta  attraverso  un  processo
          rivoluzionario proprio (Sullo sviluppo delle idee rivoluzionarie in Russia, 1851; Il
          popolo russo e il socialismo, 1855).
          Di una vita così ricca e intensa rende testimonianza il libro autobiografico Passato e

          pensieri (1861). In Herzen Lenin vide l’espressione tipica di un’età di transizione, in
          cui le vecchie strutture stavano morendo, senza che fosse ancora maturata la nuova
          classe rivoluzionaria.
          Bibliogr.: In italiano, Il passato e i pensieri, a cura di L. Wainstein, Milano 1961; su
          H.: F. Venturi, Il populismo russo, cap. 1°, Torino 1952.

          HILBERT  (David),  matematico  tedesco  (Königsberg  1862  -  Gottinga  1943).
          Professore a Königsberg (1893-1895) e a Gottinga (1895-1929), è il rappresentante
          più  significativo  della  scuola  matematica  tedesca  dell’inizio  del XX  sec.  Il  suo
          interesse  si  concentrò  sulla  critica  delle  basi  concettuali  e  sui  fondamenti  logici

          dell’algebra e della geometria; si venne così delineando una nuova concezione della
          matematica,  fondata  sull’esigenza  di  un’indagine  approfondita  sulla  compatibilità,
          l’indipendenza  e  la  completezza  degli  assiomi.  Tale  concezione  si  diffuse
          rapidamente tra i matematici dando origine al formalismo* che rappresenta uno dei
          movimenti  più  importanti  e  fecondi  del  pensiero  matematico  moderno.  La  prima
          formulazione  concreta  di  questo  nuovo  indirizzo  si  trova  già  nel  1899  con I
          fondamenti della geometria in cui  Hilbert opera una completa chiarificazione dei

          fondamenti logici e degli strumenti di indagine della geometria euclidea mediante la
          traduzione  nel  formalismo  della  logica  matematica  di  tutti  gli  assiomi;  questi  non
          sono più considerati come proposizioni intuitivamente evidenti, ma piuttosto come
          definizioni  implicite  delle  proprietà  dei  punti,  rette  e  piani,  introdotti  come  enti
          primitivi,  non  suscettibili  cioè  di  altre  caratterizzazioni  al  di  fuori  di  quelle
          esattamente definite nei postulati di partenza.

          Oltre  a  queste  ricerche  di  carattere  generale,  Hilbert  si  dedicò  a  problemi  più
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