Page 396 - Dizionario di Filosofia
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Nuova York 1969.

          HERBERT  DI  CHERBURY  (lord  Edward),  diplomatico  e  filosofo  inglese  (Eyton,
          Shropshire,  1583  -  Londra  1648).  Fu  ambasciatore  in  Francia  in  due  periodi
          successivi  (1619-1621  e  1622-1624).  Nella  sua  opera  latina De  veritate,  prout
          distinguitur a revelatione, a verisimili, a possibili et a falso (1624) [Della verità,

          in quanto si distingue dalla rivelazione, dal verisimile, dal possibile e dal falso]
          utilizzò  la  metafisica  neoplatonica  per  sostenere  resistenza  di  nozioni  universali
          anteriori all’esperienza (innatismo) e quindi anche il possesso da parte di tutti gli
          uomini  degli  articoli  di  fede  di  una  comune  religione  naturale  (deismo).  Le
          controversie intorno a queste due posizioni costituiscono un capitolo fondamentale
          della storia della filosofia nei secc. XVII e XVIII.

          HERDER  (Johann  Gottfried),  pensatore  e  scrittore  tedesco  (Mohrungen,  Prussia
          Orientale, 1744 - Weimar 1803). Figlio di un tessitore, passò una dura giovinezza;
          studiò teologia all’università di Königsberg, dove seguì anche le lezioni di Kant e
          fece amicizia con Hamann. Nel 1769 partì per un viaggio in Francia, dove conobbe
          Diderot, d’Alembert e altri enciclopedisti. A Strasburgo nel 1771 incontrò Goethe,

          su cui esercitò una profonda influenza, che doveva estendersi a tutta la letteratura
          tedesca. Frattanto Herder aveva già pubblicato le sue prime opere: Frammenti sulla
          recente letteratura tedesca (1767), in cui proclamava che « il genio della lingua è
          nello stesso tempo il genio della letteratura di un popolo », e Selve critiche (1769),
          che  intendevano  orientare  verso  una  poesia  d’espressione  spontanea  e  di  forma
          nazionale;  vi  erano,  in  esplicita  polemica  antilluministica,  i  primi  germi  della
          poetica  del  «  genio  »  che  caratterizza  il  movimento  dello Sturm und  Drang.  Nel

          1773  Goethe  e  Herder  pubblicarono  insieme  un  volume  di  saggi, Del carattere e
          dell’arte tedesca, in cui erano espresse le nuove teorie: particolarmente importanti i
          due saggi di Herder, Su Ossian e sui canti dei popoli antichi e Su Shakespeare, in
          cui la poesia dei popoli primitivi era contrapposta a quella dei classici. Più tardi,
          per esemplificare le sue idee, pubblicò una raccolta di Canti popolari (1778-1779),
          chiamata  poi Voci  dei  popoli  nei  canti,  che  operò  una  rivoluzione  del  gusto

          letterario.  Herder  è  considerato  altresì  l’iniziatore  dello  storicismo,  specialmente
          per  le  sue  opere  dottrinarie: Ancora  una  filosofia  della  storia  per  l’educazione
          dell’umanità  (1774), Idee sulla filosofia della storia dell’umanità (1784-1791) e
          Lettere per il progresso dell’umanità (1793-1797), in cui si esprime una concezione
          provvidenziale  della  storia.  L’opera  di  Herder,  per  quanto  spesso  frammentaria  e
          non coerente, è stata di importanza massima dapprima per lo Sturm und Drang e poi
          per il Romanticismo.

          Bibliogr.:  In  italiano: Scritti pedagogici, a cura di  G.  Lombardo  Radice,  Palermo
          1910; Ancora una filosofia della storia per l’educazione dell ‘ umanità, a cura di
          F.  Venturi,  Torino  1951;  Saggio sull’origine del linguaggio, a cura di  G.  Necco,
          Roma  1954;  su  H.:  R.  T.  Clark, Herder  his  life  and  thought,  Berkeley  1955;  V.

          Verra, Mito, rivelazione e filosofia in J. G. Herder e il suo tempo, Milano 1966.
          HERZEN  (Aleksandr  Ivanovič),  secondo  la  trascrizione  russa Gertzen,  filosofo  e
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