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fondarlo in una versione « liberalizzata », tenendo cioè conto degli elementi teorici
non direttamente riducibili a protocolli sperimentali.
Bibliogr.: Der Typusbegriff in Lichte der neuen Logik, Leida 1936; Fundamentals
of concept formation in empirical science, Chicago 1952; Aspects of scientific
explanation, Chicago 1965; in italiano: La formazione dei concetti e delle teorie
nella scienza empirica, Milano 1961.
HERBART (Johann Friedrich), filosofo e pedagogista tedesco (Oldenburgo 1776 -
Gottinga 1841). Dopo aver esordito negli studi con scritti fortemente critici del
pensiero di Fichte e di Schelling, andò in Svizzera come precettore privato. Tale
soggiorno gli fornì l’occasione di esaminare da vicino il metodo pedagogico del
Pestalozzi e di gettare le fondamenta del proprio pensiero educativo. Fu poi
chiamato a Gottinga (1805) e successivamente (1809) a Königsberg, dove occupò la
cattedra di Kant. Nel 1833, deluso per non essere stato designato a succedere a
Hegel a Berlino, tornò a insegnare a Gottinga. La critica di Herbart capovolge il
principio stesso dell’idealismo: l’oggetto non è « posto » dall’io, ma è una realtà
assoluta, che esiste di per sé (realismo). Il compito della filosofia è in primo luogo
la revisione critica dei dati dell’esperienza, al fine di liberarli dalle incongruenze e
dalle contraddizioni con cui si presentano immediatamente, e in secondo luogo la
ricostruzione metafisica della struttura della realtà. Herbart giunge così a postulare
l’esistenza di una pluralità di enti (reali), diversi l’uno dall’altro e senza relazioni
reciproche. L’incontro di tali enti nello spazio metafisico non produce alterazioni
della loro natura, ma solo « reazioni autoconservative ». Le anime umane sono «
reali » e le loro reazioni autoconservative si manifestano come rappresentazioni. Da
queste premesse metafisiche lo Herbart deriva una psicologia nella quale il moto
delle rappresentazioni è descritto come una sorta di meccanica psichica, con la sua
statica, la sua. dinamica e le sue leggi quantitative espresse in termini matematici. A
tale psicologia si ispira a sua volta la pedagogia herbartiana, che ha i suoi punti di
forza nel concetto dell’istruzione educativa (la personalità morale è il riflesso
dell’organicità e robustezza del sistema delle cognizioni) e in quello della
multilateralità degli interessi (l’eventuale specializzazione deve fondarsi sul
possesso armonico di tutto l’organismo della cultura). L’herbartismo è stato
l’indirizzo predominante nella scuola tedesca, particolarmente in quella secondaria,
fino alla prima guerra mondiale. Opere principali: Pedagogia generale (1806),
Manuale di introduzione alla filosofia (1813), La psicologia come scienza (1824-
1825), Metafisica generale (1828-1829), Enciclopedia della filosofia da punti di
vista pratici (1831).
Bibliogr.: In italiano: Introduzione alla filosofia, a cura di G. Vidossich, Bari 1927;
Pedagogia generale, a cura di G. Tarozzi, Bologna 1931; Disegno di lezioni di
pedagogia, a cura di G. Marpillero, Milano-Palermo 1915; Scritti pedagogici vari,
a cura di G. Marpillero, Milano-Palermo 1939; su H.: L. Credaro, La pedagogia di
G. F. Herbart, Roma 1900; A. Saloni, G.F. Herbart. La vita: lo svolgimento della
dottrina pedagogica, 2 voll., Firenze 1937; H. B. Dunkel, Herbart and education,