Page 394 - Dizionario di Filosofia
P. 394

del movimento che vengono poste a base del modello, attraverso l’uso di grandezze

          (ad es., la velocità di un elettrone sull’orbita attorno al nucleo) che non possono in
          alcun modo essere misurate. Proprio dall’esigenza che nella teoria non intervengano
          quantità non osservabili, ma solo quelle su cui si può avere qualche informazione
          sperimentale  (quali  la  frequenza  e  l’intensità  della  luce  emessa  da  un  atomo),
          Heisenberg giunse alla formulazione della sua meccanica delle matrici, che — pur
          differendone totalmente nella forma — apparve poi avere un contenuto identico a

          quello della meccanica ondulatoria, elaborata negli stessi anni soprattutto ad opera
          di  E.  Schrödinger  (1926).  Una  delle  conseguenze  più  importanti  che  Heisenberg
          trasse  dalla  teoria  fu  la  deduzione  del principio  di  indeterminazione  (1927)  [v.
          INDETERMINISMO].  Grande  importanza  ebbero  poi  le  ricerche  di  Heisenberg  nel
          campo della fisica nucleare. Tra le opere: I principi fisici della teoria quantistica
          (1930), Fisica  dei  nuclei  atomici  (1943), Mutamenti  nelle  basi  della  scienza
          (1945), Natura e fisica moderna (1955).

          HELVÉTIUS  (Claude  Adrien),  filosofo  francese  (Parigi  1715  -  Versailles  1771).
          Figlio di un medico di corte, fu un precoce e appassionato lettore dei classici del
          pensiero inglese. A ventitré anni, con l’appoggio della regina Maria, moglie di Luigi
          XV,  ottenne  la  carica  molto  lucrosa  di  appaltatore  generale.  Usò  le  sue  cospicue

          rendite  per  aiutare  gli  ingegni  più  ammirati  del  tempo  e  per  tentare  iniziative
          filantropiche.  Fu fra i collaboratori dell’Enciclopedia*.  Nel  1758 pubblicò il suo
          trattato  sullo Spirito* (De l’esprit), che ebbe grande successo, ma fu condannato,
          nonostante  le  alte  protezioni  di  cui  godeva  l’autore,  dal  Consiglio  del  re,  dal
          parlamento di  Parigi e dall’Inquisizione romana.  L’edizione delle Opere complete
          vide la luce nel 1795. Dalle premesse materialistiche e sensistiche Helvétius ricava
          la conseguenza che l’unico movente della condotta umana è l’interesse.  Come per

          l’individuo è buono ciò che soddisfa i suoi bisogni, così per la società è buono tutto
          ciò  che  torna  a  suo  vantaggio.  La  sapienza  politica  sta  nel  far  coincidere  l’utile
          individuale con quello collettivo. Sono degni di ammirazione quegli Stati in cui la
          legislazione  e  il  costume  riescono  a  convogliare  le  spinte  divergenti  dell’amor
          proprio individuale nell’inconsapevole perseguimento del bene comune. Queste tesi,
          che traevano origine dalle teorie di Mandeville, ispirarono alcuni gruppi politici nel

          corso della Rivoluzione francese e furono usate in particolare nella polemica contro
          il rigorismo di Robespierre.
          Bibliogr.: Oeuvres,  14  voll.,  Parigi  1795;  in  italiano: Dello spirito,  a  cura  di A.
          Postigliola,  Roma  1970;  su  H.:  L.  Limentani, Le  teorie  psicologiche  di  C.  A.
          Helvétius, Verona 1902; R. Mondolfo, Saggi per la storia della morale utilitaria.

          II,  le  teorie  morali  e  politiche  di  C.  A.  Helvétius,  Torino  1904;  I.  L.  Horowitz,
          Claude  Helvétius:  philosopher  of  democracy  and  enlightenment,  Nuova  York
          1954.
          HEMPEL  (Carl  Gustav),  filosofo  della  scienza  americano  di  origine  tedesca

          (Oranienburg, 1905). Compiuti gli studi in Germania, dal 1937 si trasferì negli Stati
          Uniti, dove ha insegnato in varie università; dal 1955 è professore a Princeton. Si è
          occupato  di  logica,  ma  soprattutto  della  base  teorica  dell’empirismo,  cercando  di
   389   390   391   392   393   394   395   396   397   398   399