Page 391 - Dizionario di Filosofia
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Die  Jugendgeschichte  Hegels,  Berlino  1905;  J.  H.  Stirling, The  secret  of  Hegel,

          Edimburgo-Londra  1888;  B.  Croce, Saggio sullo  Hegel,  Bari  1909;  J.  Hyppolite,
          Études  sur  Marx  et  Hegel,  Parigi  1955  (trad.  it.:  Milano  1965);  J.  N.  Findlay,
          Hegel, a reexamination, Londra 1958 (trad. it.: Milano 1973); G. R. G. Mure, The
          philosophy of Hegel, Londra 1965. Non è ovviamente possibile dar conto di tutti gli
          studi  di  rilievo  dedicati  all’opera  di  H.;  ci  limitiamo  a  indicare  alcune  opere
          particolarmente  significative  dal  punto  di  vista  interpretativo:  A.  Kojève, La

          dialettica  e  l’idea  della  morte  in  Hegel,  Torino  1948;  H.  Marcuse, Ragione  e
          rivoluzione, Bologna 1966; G. Lukács, Il giovane Hegel, Torino 1967; J. Wahl, La
          coscienza infelice nella filosofia di Hegel, Milano 1972.
          HEGELISMO. L’influenza esercitata da Hegel sulla filosofia posteriore è stata molto
          vasta e varia, così come diverso è stato il grado di fedeltà dei vari hegeliani alle
          dottrine  del  maestro.  Nella  cultura  filosofica  tedesca  la  «  dittatura  »  hegeliana,

          affermatasi  durante  l’insegnamento  berlinese,  durò  ancora  per  molti  anni  dopo  la
          morte del filosofo. La scuola hegeliana si divise tuttavia quasi subito in una destra e
          una sinistra, secondo la terminologia parlamentare introdotta (1837) da D. F. Strauss
          per designare le due correnti. La discriminante fondamentale fra esse è la diversa
          considerazione della religione: per la destra, Hegel ha fornito la giustificazione della

          verità  anche  filosofica  del  cristianesimo;  per  la  sinistra,  egli  ha  al  contrario
          dimostrato la necessità del superamento della rappresentazione religiosa nel concetto
          filosofico. Ciò premesso, si possono distinguere i seguenti sviluppi della filosofia
          hegeliana:
          1. Un hegelismo di destra, ortodosso e conservatore, programmaticamente fedele al
          sistema  del  maestro,  impegnato  a  commentare  i  testi  hegeliani  e  a  diffonderne  la

          conoscenza,  oltre  che  a  verificare  la  validità  del  metodo  dialettico  in  ampie
          ricostruzioni  storiografiche.  L’utilizzazione  della  filosofia  di  Hegel  per  la
          giustificazione razionale del cristianesimo produsse opere di teologia speculativa e
          dette origine a una sorta dì nuova scolastica (questo è il carattere degli scritti di B.
          Bauer  anteriori  al  1839  e  di  quelli  di  Göschei  [1784-1862,  rigido  difensore
          dell’ortodossia cristiana], di Conradi, di Hinrichs [1794-1861], di Gabler e di altri).

          Fra gli hegeliani di destra vanno ancora ricordati J. E. Erdmann, J. K. F. Rosenkranz,
          biografo di Hegel e diligente espositore del suo pensiero, K. Prantl, K. Fischer, E.
          Zeller, tutti e tre valenti storici della filosofia, l’italiano A. Vera.
          2.  Un hegelismo di sinistra, o dei giovani hegeliani, caratterizzato dalla revisione
          critica  dei  testi  biblici,  dall’interpretazione  «  umanistica  »  della  religione,
          dall’atteggiamento  politico  progressivo  e  dalla  conseguente  polemica  contro
          l’immobilismo  reazionario  della  Prussia  di  Federico  Guglielmo  IV.  La  revisione

          della narrazione evangelica fu portata avanti in modo clamoroso da D. F. Strauss e
          da B. Bauer; la riduzione antropologica del contenuto delle intuizioni religiose fu il
          tema  dominante  della  filosofia  di  L.  Feuerbach;  nell’opposizione  politica
          d’ispirazione  liberale  si  distinsero  L.  von  Stein,  M.  Hess, A.  Ruge  e  M.  Stirner.
          Quest’ultimo si staccò poi clamorosamente dal gruppo ed elaborò una sua versione
          dell’anarchismo, così come Marx ed Engels, dopo essere stati anch’essi « giovani
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