Page 382 - Dizionario di Filosofia
P. 382
quadrivio tradizionale, con l’aggiunta delle nuove scienze: la fisica, la psicologia, la
politica, la metafisica.
Bibliogr.: Cl. Baeumker, Les é crits philosophiques de D. Gundissalinus, « Revue
thomiste », 1897; J. Teicher, Gundissalino e l’agostinismo avicennizzante, «
Rivista di filosofia neoscolastica », 1934; A. H. Chroust, The definitions of
philosophy in the « De divisione philosophiae » of Dominicus Gundissalinus, «
The new Scholasticism », 1951.
GUSDORF (Georges), filosofo francese (Bordeaux 1912). Dal 1952 è ordinario di
filosofia all’università di Strasburgo. Per Gusdorf l’idea centrale della filosofia e
delle scienze concernenti l’uomo (biologia, medicina, sociologia, etnografia,
psicologia, ecc.) deve essere l’antropologia. Il suo tentativo è quello di formulare
un’« antropologia fondamentale che esprima non gli aspetti parziali, specifici delle
scienze particolari, ma l’uomo fondamentale ». È necessaria pertanto, da. parte degli
specialisti delle scienze e dei filosofi, una « conversione epistemologica » che,
prendendo in considerazione la funzione umana globale, riorganizzi il sapere
partendo dall’antropologia fondamentale. Opere principali: Trattato di metafisica
(1953), Introduzione alle scienze umane. Saggio critico sulle loro origini ed il
loro sviluppo (1960), Dialogo con il medico (1962), Perché i professori (1966), Le
scienze umane e il pensiero occidentale (1967).
GUSTO. Il « dono di discernere gli alimenti ha prodotto » scrive Voltaire « la
metafora che esprime il sentimento della bellezza e dei difetti » nelle opere dello
spirito. Il gusto apprezza il grado di convenienza di queste e la qualità
dell’esecuzione; le sue operazioni hanno un carattere spontaneo e preriflessivo. Ma
il soggetto che valuta è la risultante delle molteplici e varie acquisizioni che l’hanno
illuminato e arricchito. Il gusto riflette, con le sfumature particolari di ciascuno, il
sentimento collettivo. Non c’è gusto che non si conformi ai valori correnti del
momento. Non esiste un gusto fuori del tempo. Per questo il gusto può spesso
risultare arretrato rispetto alle opere originali ed essere incapace di apprezzarle.
Una volta riconosciuta al sentimento la dignità di funzione spirituale autonoma,
distinta dall’intelletto e dalla volontà, si indica con la parola « gusto » il criterio di
valutazione degli oggetti del sentimento. Mentre nel pensiero inglese del XVIII sec. si
parla di senso morale (Shaftesbury), l’ambito di significato del termine « gusto » fu
circoscritto fin dall’inizio a indicare la norma non intellettuale di valutazione della
bellezza. Un precedente significativo del concetto di gusto e della correlativa
nozione di sentimento può essere considerato il pascaliano esprit de finesse.
Anche se non è traducibile in concetto, la norma del sentimento è identica in tutti. È
questa la via seguita non senza perplessità da Hume, e a questa problematica va
riportata l’affermazione di La Bruyère, secondo la quale « fra il buon senso e il buon
gusto c’è la stessa differenza che corre fra la causa e l’effetto ». Anche Kant insiste
sull’universalità del gusto, fondata per lui sulla generale partecipazione e sulla
comunicabilità del sentimento.
Nella riflessione filosofica di questi ultimi decenni non pare che la questione abbia
fatto progressi sensibili e che si possano citare contributi decisivi alla sua