Page 376 - Dizionario di Filosofia
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dove seguì i corsi della facoltà di lettere senza peraltro laurearsi. Entrò poi nel
partito socialista, in cui militò sino al congresso di Livorno del 1921. Fondò con
Bordiga e altri il partito comunista italiano e ne fu dal 1924 principale esponente.
Arrestato nel 1926, fu condannato nel 1928 a vent’anni di reclusione dal tribunale
speciale fascista. Morì in una clinica di Roma.
Gramsci venne maturando il suo pensiero negli anni drammatici della guerra e del
primo dopoguerra, in polemico ma costruttivo colloquio con il gruppo di intellettuali
che faceva capo a Gobetti, e a diretto contatto con i problemi e le prime lotte
antifasciste del proletariato operaio. Oltre all’azione politica diretta (organizzazione
degli scioperi, fondazione dei consigli di fabbrica, e soprattutto valorizzazione del
leninismo e dell’esperienza della Rivoluzione sovietica del 1917, che avrebbero
costituito la base programmatica del nuovo partito) si dedicò a un’intensa attività
pubblicistica, con il giornale L’Ordine Nuovo da lui fondato con Togliatti, Terracini
e Tasca nel 1919. Nel 1924 fondò l’Unità, quotidiano del partito comunista. Frutto
del periodo passato in carcere sono i Quaderni del carcere*, che raccolgono tutti i
saggi, gli abbozzi e gli appunti da lui stesi, in un corpus lucido e coerente pur nella
sua frammentarietà. Di notevole importanza fra le sue opere, pubblicate postume,
sono le Lettere dal carcere (1947; edizione completa 1965), altissimo documento di
tutta l’epistolografia della Resistenza italiana, che ci permettono di seguire passo
passo la genesi degli scritti gramsciani; Il materialismo storico e la filosofia di
Benedetto Croce (1948), dove l’elaborazione della nuova filosofia della prassi
viene condotta mediante il continuo raffronto con il pensiero del filosofo idealista
italiano; Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura (1949), dove è spiegata la
funzione che spetta agli intellettuali all’interno del futuro partito egemonico e
nazionalpopolare, movendo da un’acuta analisi delle vicende storiche della nostra
cultura, del carattere cosmopolita degli intellettuali italiani, che impedì il sorgere nel
paese di una vera cultura nazionalpopolare. Nelle Note sul Machiavelli, sulla politi
ca e sullo Stato moderno (1949), sono ripr si alcuni spunti già presenti nei Quaderni
precedenti: rovesciando le interpretazioni allora correnti di un Machiavelli
precursore dello Stato fascista, Gramsci vede nel grande politico fiorentino un
anticipatore del giacobinismo, per aver indicato nel legame tra borghesia e
campagna il mezzo per uscire dalla crisi italiana del suo tempo. Tale legame, a
giudizio di Gramsci fondamentale per la costituzione della futura società da lui
teorizzata, sta al centro delle ricerche raccolte sotto il titolo Il Risorgimento (1949):
qui i risultati dei moti che portarono all’unità d’Italia vengono criticamente riveduti e
se ne denunciano i limiti proprio nella mancata attuazione di una rivoluzione che
unisse la borghesia e il proletariato urbano alle campagne. Di notevole importanza
sono anche gli scritti contenuti in Letteratura e vita nazionale (1950), dov’è ripresa
e approfondita la teorizzazione del rapporto arte, cultura e società. I Quaderni del
carcere sono completati da Passato e Presente (1951). Le raccolte di articoli
pubblicati prima dell’arresto sono: L’Ordine Nuovo 1919-1920 (1954), Scritti
giovanili 1914-1918 (1958), Sotto la mole 1916-1920 (1960), Socialismo e
fascismo. L’Ordine Nuovo 1921-1922 (1966). Gramsci rappresenta uno dei