Page 364 - Dizionario di Filosofia
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GHAZĀLĪ (Abū Hāmid Muhammad al-), citato dagli scolastici latini come Algazel,
          filosofo  musulmano  (Tūs,  Khorāsān,  1058-1111).  Insegnò  diritto  e  teologia  a
          Bagdad, chiamato dal ministro Nizām al-Mulk. La maturazione di una profonda crisi
          interiore lo spinse verso il sufismo e la vita ascetica. Lasciò Bagdad, peregrinò per

          nove anni fra la Mecca e alcune città della Siria e trascorse infine l’ultimo periodo
          della sua vita nella città natale, attorniato da una piccola comunità di discepoli eletti.
          Il sufismo moderato di Al-Ghazālī ha esercitato una grande influenza sull’evoluzione
          della religiosità musulmana. Scrisse molto, sia come giurista, sia come filosofo. Il
          suo Maqāsid al-falāsifa (I propositi dei filosofi), tradotto in latino nel XII sec. da
          Domenico Gundisalvi, è una sintesi delle dottrine dell’aristotelismo arabo, redatta
          come  premessa  alla  loro  confutazione,  che  è  contenuta  nel Tahāfut  al-falāsifa

          (L‘incoerenza  dei  filosofi),  citato  di  solito  nel  medioevo  latino  col  titolo  di
          Destructio philosophorum.  L’esperienza  mistica,  come  superamento  della  ragione
          speculativa e del formalismo rituale, costituisce il tema della sua opera più celebre,
          Ihyā’ ‘ulūm al-dīn (La vivificazione delle scienze religiose).

          Bibliogr.: M. Asín Palacios, Algazel: dogmática, moral, ascética, Saragozza 1901;
          B. Carra de Vaux, Gazali, Parigi 1902; H. Bauer, Die Dogmatik al-Gazzalis, Halle
          1912; A. J. Wensinck, La pensée de Ghazali, Parigi 1940; M. Smith, Al Gazali, the
          Mystic, Londra 1944; C. M. Farid Jabre, La notion de certitude selon Ghazālī dans
          ses origines psychologiques et historiques, Parigi 1958.
          GIÀMBLICO,  in  gr. Iámblichos, filosofo greco della scuola neoplatonica (Calcide,

          Celesiria,  250  circa  -  †  330).  Studiò,  oltre  al  pensiero  platonico  e  pitagorico,  le
          dottrine caldee ed egizie. Insegnò ad Apamea, dove fondò la scuola neoplatonica di
          Siria.  La sua opera principale era una Silloge delle dottrine pitagoriche, in dieci
          libri, dei quali cinque sono giunti fino a noi, tra cui i più importanti sono una Vita di
          Pitagora  e Il  protreptico  (discorso  esortativo).  Possediamo  anche  il  trattato Sui

          misteri,  testo  di  filosofia  religiosa  di  grande  interesse,  che  costituisce  la
          testimonianza di come, con lui, il neoplatonismo assume i caratteri di una religione
          che  si  erge  in  opposizione  al  cristianesimo.  Giamblico  infatti  rifiuta  il  discorso
          razionale  di  Plotino  e  di  Porfirio  e,  in  una  prospettiva  teurgica  e  taumaturgica
          piuttosto  che  filosofica,  è  convinto  che  l’uomo  possa  entrare  in  contatto  con  la
          divinità per mezzo di riti occulti e di formule simboliche.

          Bibliogr.:  J.  Bidez, La liturgie des mystères chez les néoplatoniciens, « Bulletin,
          classe de lettres de l’Académie royale de Belgique », 1918; J. Bidez, Le philosophe
          Jamblique  et  son  ecole,  «  Revue  des  études  grecques  »,  1919;  F.  Cumont, Lux
          perpetua,  Parigi  1949;  E.  R.  Dodds, I greci e l’irrazionale,  Firenze 1959;  M.  P.
          Nilsson, Geschichte der griechischen Religion, Monaco 1961.

          GIANNÓNE (Pietro), storico e scrittore politico italiano (Ischitella, Gargano, 1676-
          Torino  1748).  Esercitò  l’avvocatura  a  Napoli.  Appassionatosi  alle  questioni
          giurisdizionali,  sulle  quali  ferveva  allora  vivace  il  dibattito,  si  dedicò  per  un
          ventennio (1702-1722) al loro studio, pubblicando nel 1723 un’opera di vasta mole,
          l’Istoria  civile  del  regno  di  Napoli,  in  cui  le  varie  vicende  del  Mezzogiorno
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