Page 361 - Dizionario di Filosofia
P. 361

divenne  una  delle  caratteristiche  della  scienza  alessandrina,  i  cui  principali

          esponenti,  dopo  Euclide,  furono  Eratostene  (III  sec.  a.C.),  Ipparco  (II  sec.  a.C.),
          Diocle  (secc. II-I a.C.), Erone (I sec a.C.), Menelao (I sec. d.C.), Tolomeo (II sec.
          d.C.), Diofanto (III sec. d.C.). La decadenza subentrò repentina: gli Arabi furono il
          solo  popolo  che,  almeno  parzialmente,  coltivò  questi  studi  durante  il  medioevo.
          Bisogna giungere al Rinascimento per assistere a un nuovo sviluppo della geometria
          in Occidente.

          I primi commentatori di Euclide avevano già espresso dei dubbi non sulla validità,
          ma sull’evidenza del postulato delle parallele e si erano sforzati sia di fornirne una
          dimostrazione  accettabile,  sia  di  sostituirlo  con  un  postulato  più  intuitivo;  il
          problema era stato ripreso, in seguito, anche da alcuni matematici arabi. In Europa la
          questione  sollevò  l’interesse  soprattutto  del  padre  Saccheri,  di  Lambert,  di  Le
          Gendre,  di  Gauss  e  dei  suoi  collaboratori.  L’insuccesso  di  ogni  tentativo  fece
          nascere  l’idea  che  questo  postulato  non  fosse  dimostrabile  tramite  ammissioni

          semplici e accettabili.
          Tale  ipotesi  fu  presto  confermata:  J.  Bolyai  e  Lobačevskij  scoprirono
          indipendentemente  la  possibilità  di  costruire  una  geometria  tra  i  cui  postulati  non
          fosse compreso quello di Euclide, che veniva sostituito dal cosiddetto postulato di
          Lobačevskij, il quale ammette l’esistenza di due rette parallele a una retta assegnata
          passanti  per  un  medesimo  punto  esterno  a  essa.  Un’ulteriore  conferma  ai  risultati

          conseguiti dai due matematici si trovò in un articolo del Diario di Gauss, il quale
          aveva già riconosciuto l’esistenza di una siffatta geometria (che fu detta « iperbolica
          »), ma l’aveva tenuta celata nel timore di non essere compreso dai contemporanei.
          Più tardi, Riemann completò la lista delle geometrie non euclidee con la scoperta
          della geometria  ellittica,  in  cui  il  quinto  postulato  di  Euclide  è-  sostituito  dal
          postulato che non esistono rette parallele.
          La scoperta delle geometrie non euclidee mise in crisi il significato stesso di questa

          scienza  e  segnò  l’inizio  di  una  profonda  rivoluzione  concettuale  nel  pensiero
          matematico  moderno.  Infatti  la  nozione  classica  di  geometria  come  sistema
          assiomatico-deduttivo,  in  cui  a  partire  dagli  assiomi  considerati  come  proprietà
          evidenti dello spazio si deducono le proprietà degli enti geometrici, diventa priva di
          significato in quanto l’esistenza delle geometrie non euclidee dimostra il carattere

          arbitrario e convenzionale dei postulati; in altri termini tali postulati possono essere
          suggeriti, ma non imposti dalle nostre esperienze elementari derivate dal mondo che
          ci  circonda.  Dalla  constatazione  della  convenzionalità  dei  postulati  nacque
          l’esigenza di accertare l’indipendenza e la compatibilità di tali proposizioni. Tale
          indirizzo  si  sviluppò  soprattutto  per  opera  di  D.  Hilbert,  e  portò  a  una  completa
          chiarificazione dei fondamenti logici della geometria.
          I  metodi  della  geometria  moderna  sono  in  genere  molto  diversi  da  quelli  della
          geometria elementare e si basano sui procedimenti della geometria analitica fondata

          da  Pascal  e  Fermat  in  cui  le  proprietà  degli  enti  geometrici  sono  ricondotte  a
          proprietà  di  equazioni  e  funzioni  e  quindi  sono  studiate  con  i  metodi  dell’analisi
          matematica.  Dalla geometria analitica sono sorti nel secolo scorso due importanti
   356   357   358   359   360   361   362   363   364   365   366