Page 357 - Dizionario di Filosofia
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specifica. (Nella definizione dell’uomo come « animale ragionevole », « animale »

          indica il genere e « ragionevole » la specie.)
          Il genere è più esteso della specie ed è determinato dalle note comuni a un certo
          gruppo  di  specie.  I  Lombardi,  i  Piemontesi,  i  Siciliani  sono  specie  del  genere
          Italiani.  Gli  Italiani,  i  Francesi,  gli  Inglesi  sono  a  loro  volta  specie  del  genere
          Europei.  Si  costituisce  così  una  gerarchia  di  classi  di  estensione*  crescente  e  di
          comprensione*  decrescente.  Ogni  genere  diventa  in  questa  struttura  piramidale

          specie  di  un  genere  più  ampio.  Il  genere  immediatamente  successivo  alla  specie
          veniva chiamato appunto genere prossimo. Questa concezione gerarchica postulava
          naturalmente nell’aristotelismo l’esigenza di un genere sommo, che non potesse per
          ciò stesso porsi come specie di un genere ulteriore. L’idea dell’essere*, nella sua
          onnicomprensiva  indeterminatezza,  sembrava  occupare  di  diritto  quella  posizione.
          Per  la  verità  la  nozione  di  genere  trova  oggi  uso  solo  nelle  classificazioni  della
          zoologia e della botanica, per quel tanto di funzione organizzativa e strumentale che

          la  scienza  è  ancora  disposta  a  riconoscerle.  Nella  logica  moderna genere  (con  il
          correlativo specie) non è più usato ed è stato completamente sostituito dal più duttile
          e rigoroso concetto di classe.
          GENIO. Il termine indicò, a partire dalla seconda metà del XVII sec., la capacità di

          inventare  e,  al  tempo  stesso,  designò  l’uomo  dotato  in  misura  eminente  di  tale
          capacità.  Nel XVIII  sec.  si  verificò  una  determinazione  restrittiva  dell’ambito  di
          significato, nel senso che la capacità inventiva del genio venne attribuita soltanto, o
          prevalentemente, al creatore di opere d’arte. Questa nozione passò in Kant e nella
          filosofia romantica tedesca, nella quale peraltro sullo stesso piano dell’artista venne
          spesso  collocato  anche  il  filosofo.  Nella  concezione  della  filosofia  romantica  il
          genio fu una sorta di mediatore fra l’infinito e il mondo, un « portatore » dell’infinito
          nella storia, il che spiega la sua forza creativa, in qualche misura non umana. Questa

          eccezionalità della condizione del genio giustifica d’altro canto l’irregolarità della
          sua  condotta,  che  spesso  scandalizza  tanto  l’uomo  comune,  il  benpensante,  il
          cosiddetto  «  filisteo  »,  nel  quale  evidentemente  non  opera  il  fermento  eversore
          dell’infinito.  Tale  compresenza  quasi  obbligata  di  genio  e  di  disordine morale  fu
          spiegata  più  tardi,  nella  diversa  temperie  della  cultura  positivistica,  come  effetto

          della  regressione  di  alcuni  caratteri,  quasi  a  compenso  negativo  dell’eccezionale
          avanzamento  evolutivo  di  altri.  Genio  e  pazzia  hanno  punti  in  comune  per  C.
          Lombroso  e  per  la  sua  scuola:  resta  comunque  anche  in  questa  nuova  prospettiva
          l’accettazione  del  modello  romantico  del  genio  come  esemplare  di  una  umanità
          eccezionale. In età postromantica la qualifica di genio è stata largamente attribuita
          anche ai grandi scienziati e  Bergson qualifica come « geni mistici » i creatori di
          nuove religioni. Oggi la parola è usata con molta parsimonia. La ricerca scientifica

          procede per lavoro di équipe: il « lampo di genio » appare sempre più come un caso
          fortunato  o  come  una  riduzione  e  semplificazione  rischiosa  di  alcune  verifiche
          intermedie. Anche l’artista, sperimentatore attento e uomo almeno tendenzialmente
          integrato nella società, pare meglio caratterizzato dalle note della ricerca paziente e
          della conoscenza faticosa, piuttosto che da quella dell’estro esplosivo.
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