Page 353 - Dizionario di Filosofia
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Nella storia della scienza Galileo occupa una posizione eccezionale per i risultati

          ottenuti in meccanica e astronomia; suo merito fu inoltre l’aver gettato le basi della
          dinamica,  giungendo  all’individuazione  del  principio  di  inerzia,  di  quello  della
          composizione  dei  movimenti,  di  quello  della  relatività  delle  velocità  rispetto  a
          osservatori  in  moto  uniforme  e  stabilendo  per  primo  con  chiarezza  che  l’effetto
          dell’applicazione  di  una  forza  è  un’accelerazione  (e  non  una  velocità,  come  si
          riteneva ancora ai tempi suoi).

          L’importanza  di  Galileo  nella  storia  del  pensiero  è  dovuta  però  soprattutto
          all’innovazione del metodo della ricerca: egli più volte descrisse nelle sue opere un
          modo di procedere, sintesi di analisi sperimentale e di trattazione matematica, che è
          divenuto il metodo della scienza moderna. Tale processo può essere schematizzato in
          quattro fasi, anche se la ricchezza dell’indagine galileiana non sempre è contenibile
          in termini così rigidi; il primo momento consiste nella raccolta dei dati sui fenomeni
          ( l a sensata  esperienza)  cui  segue  la  formulazione  di  un’ipotesi  interpretativa

          (assioma) come legge matematica che abbracci nel modo più semplice e generale
          possibile  le  informazioni  dell’esperienza.  Quindi,  attraverso  un  terzo  passo  (il
          progresso  matematico),  si  deducono  le  conseguenze  logiche  dell’ipotesi:  poiché
          però « i discorsi nostri hanno ad essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un
          mondo  di  carta  »,  occorre  la  verifica  sperimentale  (cimento)  che  sola  può
          convalidare  la  teoria.  L’indagine  di  Galileo  utilizza  quindi  la  matematica  come

          metodo,  ma  desume  dall’esperienza  il  valore  di  verità  degli  asserti:  proprio  in
          questo carattere di verifica diretta risiede l’elemento di rottura di tutta l’opera dello
          scienziato rispetto alla tradizione. Nelle sue polemiche, spesso anche aspre, con gli
          aristotelici, egli poté rivendicare a sé di essere il vero seguace di Aristotele poiché
          le asserzioni del filosofo greco si rifacevano all’esperienza e non a un principio di
          autorità:  e  sullo  stesso  piano  quelle  asserzioni  potevano  essere  confutate  quando
          nuove  esperienze  e  più  potenti  strumenti  di  osservazione  avessero  mutato  le

          informazioni sui fenomeni. In questo modo Galileo fondò la moderna scienza della
          natura come disciplina autonoma, indipendente dalla religione o dalla filosofia, che
          solo nell’indagine diretta degli eventi trova le sue verità.
          Bibliogr.:  Opere,  a  cura  di  A.  Favaro,  20  voll.,  Firenze  1890-1909  (rist.  con

          integrazioni, Firenze 1929-1939); altre edizioni: Opere, a cura di F. Flora, Milano-
          Napoli 1953; Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, a
          cura di A. Carugo e L. Geymonat, Torino 1958; Dialogo sui massimi sistemi, a cura
          di F. Brunetti, 2 voll., Torino 1964. Per la bibliografìa: Bibliografia galileiana, a
          cura di A. Carli e A. Favaro, Roma 1896; aggiornata da G. Boffitto, Roma 1943; su
          G.:  A.  Favaro, Galileo  Galilei  e  lo  studio  di  Padova,  2  voll.,  Firenze  1883;  P.
          Duhem, Essai sur la notion de théorie physique de Platon à Galilée, Parigi 1908;

          A.  Koyré, Études galiléennes, 3 voll.,  Parigi 1939;  V.  Ronchi, Il cannocchiale di
          Galileo e la scienza del seicento, Torino 1959; A. Banfi, Galileo Galilei,  Milano
          1961; G. De Santillana, Il processo a Galilei, Milano 1960; L. Geymonat, Galileo
          Galilei,  Torino  1962;  Aa.  Vv., Fortuna  di  Galileo,  Bari  1964;  M.  Clavelin, La
          philosophie naturelle de Galilée, Parigi 1968.
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