Page 359 - Dizionario di Filosofia
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talvolta spregiudicata, rielaborazione le intuizioni dei classici della filosofia
italiana, che il Gentile studiò con la convinzione di procedere a un doveroso e
necessario recupero. A parte la componente hegeliana, molto evidente è anche la
presenza di suggestioni fichtiane. Per il Gentile tutta la realtà è atto dello spirito,
donde il nome di attualismo* con cui viene sinteticamente caratterizzata la sua
filosofia. L’atto dello spirito è il « pensiero pensante », mentre il passato, la natura,
il molteplice in genere sono atto decaduto a fatto, pensiero degradato a cosa. Si tratta
dunque di una filosofia dell’immanenza assoluta: fuori dell’atto dello spirito nulla ha
veramente realtà; la filosofia è la stessa vivente autoconsapevolezza dell’atto; la
storia si identifica con la filosofia, la volontà e il sentimento con il pensiero; le
norme logiche, morali, giuridiche, così come lo spazio, il tempo e il mondo fisico
sono astrazioni, che acquistano realtà e concretezza solo in quanto vengono riassunti
perennemente nella vita dell’atto che li pensa. Va sottolineato che il soggetto
dell’atto è l’Io trascendentale, o assoluto, di cui gli individui particolari sono
incarnazioni contingenti, astrazioni anch’essi, che si fanno realtà solo in quanto
vengono riassorbiti e risolti nella concretezza dell’unico Io. L’attualità dell’Io è la
sintesi di una tensione dialettica incessantemente superata, in cui il momento della
pura soggettività (l’arte) si oppone al momento della pura oggettività (la religione).
L’arte e la religione, considerate di per sé, sono perciò « inattuali », e si realizzano
solo nella concretezza dell’atto, che è sempre pensiero. In pedagogia, la tesi della
irrealtà sostanziale della distinzione maestro-scolaro e dell’astrattezza di tutte le
metodologie didattiche e di tutte le categorie psicologiche, costruite le une e le altre
degradando l’atto a fatto, lo spirito a cosa, conduce il Gentile alla radicale riduzione
dell’educazione ad autoeducazione* e alla interpretazione dell’atto educativo come
una sorta di momento di grazia, che coincide senza residui con l’ineffabile pienezza
dell’atto dello spirito. Infine, per venire al pensiero politico, la società civile si
invera nello Stato, che d’altronde non esiste come ente fra gli uomini, ma solo
nell’interiorità dell’uomo, o, per meglio dire, nell’atto vivente dello spirito. Il diritto
per parte sua trova la concretezza nella morale, con la quale si identifica. Ne segue
che ogni distinzione fra privato e pubblico perde senso e che la volontà dello Stato
finisce per coincidere con la volontà stessa dell’Io assoluto. In questo nodo
dottrinale, in cui sono presenti alcuni motivi tipici dell’hegelismo di destra, va
ricercata l’origine della propensione del Gentile per lo « Stato forte ». Opere
principali: La filosofia di Marx* (1899), L’atto del pensiero come atto puro
(1912), Sommario di pedagogia come scienza filosofica* (1912), La riforma della
dialettica hegeliana* (1913), La teoria generale dello spirito come atto puro*
(1916), Sistema di logica come teoria del conoscere* (1917-1922), Giordano
Bruno e il pensiero del Rinascimento (1920), La filosofia dell’arte* (1931) e,
postuma, Genesi e struttura della società, composta nel 1943, quando il fascismo
era già caduto.
Bibliogr.: Le Opere complete sono disponibili nell’edizione curata dalla «
Fondazione G. Gentile » presso la casa editrice Sansoni, Firenze; i materiali più
importanti sull’opera di G. sono raccolti in: G. Gentile, la vita e il pensiero, 12