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sessuale.
Lo studio psicoanalitico dell’inconscio e in particolare l’interpretazione dei sogni
rivela inoltre una dimensione psicotica nell’uomo normale, che annulla la netta
distinzione tra malato di mente e sano ridando al primo dignità di soggetto.
Le teorie freudiane, dopo l’iniziale ostilità, ottennero riconoscimenti anche negli
ambienti scientifici ufficiali: Freud poté insegnare come professore straordinario
(1902) e poi ordinario (1920) presso l’università di Vienna, mentre intorno a lui si
formava una vivace scuola di giovani ricercatori (Adler, Jung, Rank, ecc.) che
diedero vita alla Società psicoanalitica internazionale. Nel 1938, in seguito alle
persecuzioni antiebraiche, Freud fu costretto a rifugiarsi a Londra dove morì. Le sue
teorie sono esposte in un gran numero di opere, fra cui: Studi sull’isteria (con
Breuer, 1895); L’interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita
quotidiana (1901); Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905); Un ricordo
d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910), proiezione nell’estetica delle sue teorie;
Totem e tabù (1913); Introduzione allo studio della psicoanalisi (1916-1917); L’Io
e l’Es (1923); Inibizione, sintomo e angoscia (1926); Mosè e la religione
monoteistica (1938). [V. anche PSICOANALISI.]
Bibliogr.: Gesammelte Werke, a cura di Anna Freud, 18 voll., Londra 1940-1952; la
traduzione completa delle opere è in corso presso la casa editrice Boringhieri,
Torino 1966 e segg.; su F.: T. Mann, Freud e l’avvenire (1936) in: Nobiltà dello
spirito, Milano 1956; F. H. Bartlett, S. Freud: a marxian essay, Londra 1938; H.
Sachs, Freud, master and friend, Cambridge (Mass.) 1944; E. Jones, S. Freud, life
and work, 3 voll., Nuova York 1953-1957 (trad. it.: Milano 1965); Aa. Vv.,
Centenaire de la naissance de S. Freud (1856-1956), Parigi 1957; E. Fromm, S.
Freud’s mission. An analysis of his personality and influence, Nuova York 1959
(trad. it.: Milano 1962); C. Musatti, Freud, Torino 1959; M. Robert, La révolution
psychoanalytique. La vie et l’oeuvre de Freud, Parigi 1964 (trad. it.: Torino 1964);
O. Mannoni, Freud, Parigi 1968.
FRIES (Jakob Friedrich), filosofo tedesco (Barby, Sassonia prussiana, 1773-Jena
1843). Insegnò nelle università di Heidelberg (1805) e di Jena (1806). Fu sospeso
dall’insegnamento dal 1819 al 1824 a causa delle sue convinzioni liberali, per le
quali subì attacchi anche da parte di Hegel. Dopo il 1824 ebbe una meno pericolosa
cattedra di matematica e fisica. Il suo pensiero si sviluppò sulla linea di un
approfondimento della filosofia di Kant, sostanzialmente fedele allo spirito del
criticismo e perciò dichiaratamente ostile alle supposte deformazioni idealistiche.
Opere principali: Sistema di filosofia come scienza evidente (1804), Sapere, fede e
presentimento (1805), Nuova critica della ragione (1807), Sistema di logica
(1811), Giulio ed Evagora, o La Nuova Repubblica (1814 e 1822), Sistema di
metafisica (1824).
Bibliogr.: Sämtliche Schriften, a cura di G. König e L. Geldsetzer, Aalen 1968 e
segg.; E. L. T. Henke, J. F. Friess Leben aus seinem handschriftlichen Nachlass
dargestellt, Lipsia 1867; T. Elsenhans, Fries und Kant, 2 voll., Giessen 1906; M.
Hasseblatt, J.F. Fries, seine Philosophie und seine Persönlichkeit, Monaco 1922;