Page 346 - Dizionario di Filosofia
P. 346

sessuale.

          Lo studio psicoanalitico dell’inconscio e in particolare l’interpretazione dei sogni
          rivela  inoltre  una  dimensione  psicotica  nell’uomo  normale,  che  annulla  la  netta
          distinzione tra malato di mente e sano ridando al primo dignità di soggetto.
          Le  teorie  freudiane,  dopo  l’iniziale  ostilità,  ottennero  riconoscimenti  anche  negli
          ambienti  scientifici  ufficiali:  Freud  poté  insegnare  come  professore  straordinario
          (1902) e poi ordinario (1920) presso l’università di Vienna, mentre intorno a lui si

          formava  una  vivace  scuola  di  giovani  ricercatori  (Adler,  Jung,  Rank,  ecc.)  che
          diedero  vita  alla  Società  psicoanalitica  internazionale.  Nel  1938,  in  seguito  alle
          persecuzioni antiebraiche, Freud fu costretto a rifugiarsi a Londra dove morì. Le sue
          teorie  sono  esposte  in  un  gran  numero  di  opere,  fra  cui: Studi  sull’isteria  (con
          Breuer,  1895); L’interpretazione  dei  sogni  (1900); Psicopatologia  della  vita
          quotidiana  (1901); Tre  saggi  sulla  teoria  della  sessualità  (1905); Un  ricordo
          d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910), proiezione nell’estetica delle sue teorie;

          Totem e tabù (1913); Introduzione allo studio della psicoanalisi (1916-1917); L’Io
          e  l’Es  (1923); Inibizione,  sintomo  e  angoscia  (1926); Mosè  e  la  religione
          monoteistica (1938). [V. anche PSICOANALISI.]
          Bibliogr.: Gesammelte Werke, a cura di Anna Freud, 18 voll., Londra 1940-1952; la

          traduzione  completa  delle  opere  è  in  corso  presso  la  casa  editrice  Boringhieri,
          Torino 1966 e segg.; su F.: T. Mann, Freud e l’avvenire  (1936)  in: Nobiltà dello
          spirito,  Milano 1956;  F.  H.  Bartlett, S. Freud: a marxian essay, Londra 1938;  H.
          Sachs, Freud, master and friend, Cambridge (Mass.) 1944; E. Jones, S. Freud, life
          and  work,  3  voll.,  Nuova  York  1953-1957  (trad.  it.:  Milano  1965);  Aa.  Vv.,
          Centenaire de la naissance de  S.  Freud (1856-1956),  Parigi  1957;  E.  Fromm, S.
          Freud’s mission. An analysis of his personality and influence, Nuova York 1959

          (trad. it.: Milano 1962); C. Musatti, Freud, Torino 1959; M. Robert, La révolution
          psychoanalytique. La vie et l’oeuvre de Freud, Parigi 1964 (trad. it.: Torino 1964);
          O. Mannoni, Freud, Parigi 1968.
          FRIES  (Jakob  Friedrich),  filosofo  tedesco  (Barby,  Sassonia  prussiana,  1773-Jena

          1843). Insegnò nelle università di Heidelberg (1805) e di Jena (1806). Fu sospeso
          dall’insegnamento dal 1819 al 1824 a causa delle sue convinzioni liberali, per le
          quali subì attacchi anche da parte di Hegel. Dopo il 1824 ebbe una meno pericolosa
          cattedra  di  matematica  e  fisica.  Il  suo  pensiero  si  sviluppò  sulla  linea  di  un
          approfondimento  della  filosofia  di  Kant,  sostanzialmente  fedele  allo  spirito  del
          criticismo  e  perciò  dichiaratamente  ostile  alle  supposte  deformazioni  idealistiche.
          Opere principali: Sistema di filosofia come scienza evidente (1804), Sapere, fede e

          presentimento  (1805), Nuova  critica  della  ragione  (1807), Sistema  di  logica
          (1811), Giulio  ed  Evagora,  o  La  Nuova  Repubblica  (1814  e  1822), Sistema  di
          metafisica (1824).
          Bibliogr.: Sämtliche Schriften, a cura di  G.  König e  L.  Geldsetzer, Aalen 1968 e

          segg.;  E.  L.  T.  Henke, J.  F.  Friess  Leben aus seinem handschriftlichen  Nachlass
          dargestellt, Lipsia 1867; T. Elsenhans, Fries und Kant, 2 voll., Giessen 1906; M.
          Hasseblatt, J.F. Fries, seine Philosophie und seine Persönlichkeit, Monaco 1922;
   341   342   343   344   345   346   347   348   349   350   351