Page 344 - Dizionario di Filosofia
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chiaro ed elegante di Peano. L’importanza del suo pensiero nella logica matematica
          non è stata pienamente riconosciuta fino a molti anni dopo la sua morte, ma ebbe
          grande influenza sulla filosofia di B. Russell e di A. N. Whitehead. Opere principali:
          I  fondamenti  dell’aritmetica  (1884), Leggi  fondamentali  dell’aritmetica  (1893-
          1903).

          Bibliogr.: In italiano sono disponibili: Aritmetica e logica, a cura di L. Geymonat,
          Torino  1947; Logica e aritmetica, a cura di C. Mangione, Torino 1965; su F.: W.
          Papst, G. Frege als Philosoph, Berlino 1932; E. Krenz, Der Zahlbegriff bei Frege,
          Vienna  1942;  G.  Mortan, G.  Freges  philosophische  Bedeutung,  Jena  1954;  H.
          Jackson, Frege’s ontology , « The philosophical review », 1960; M. Trinchero, La
          fortuna di Frege nell’Ottocento, « Rivista di filosofia », 1964; I. Angelelli, Studies
          on Frege and traditional philosophy,  Dordrecht 1967;  M.  Trinchero, La filosofia

          dell’aritmetica di G. Frege, Torino 1967.
          FRESISON.  Termine  mnemonico  usato  nella  scolastica  per  designare  un  modo  del
          sillogismo  della  quarta  figura,  riducibile  al  modo  ferio  mediante  conversione
          semplice delle premesse: « Nessun infelice è contento; alcune persone contente sono

          povere; dunque, alcuni poveri non sono infelici ».
          FREUD  (Sigmund),  psichiatra  austriaco  (Freiberg  [od.  Příbor],  Moravia,  1856  -
          Londra  1939).  Di  origine  ebraica,  laureatosi  in  medicina  a  Vienna,  dapprima  si
          interessò  a  ricerche  teoriche  di  anatomia  e  fisiologia  del  sistema  nervoso;
          successivamente passò all’esercizio della neuropsichiatria venendo così a contatto

          con  le  formé  note  oggi  come  psiconevrosi,  che  a  quel  tempo  venivano  curate
          mediante l’ipnosi. Per approfondire la metodologia ipnotica Freud nel 1885 si recò a
          Parigi alla Salpêtrière dove per un certo periodo fu allievo di Charcot, di cui fece
          propria la nozione che le nevrosi, e in particolare l’isteria sono affezioni psichiche,
          senza alcuna lesione organica e che questi disturbi sembrano causati da meccanismi
          analoghi a quelli messi in azione dall’ipnosi stessa (secondo Charcot l’isteria è una

          ipnosi  spontanea,  l’ipnosi  un’isteria  artificiale),  per  cui  era  possibile  per  mezzo
          dell’ipnosi far scomparire i sintomi isterici. Tornato a Vienna, Freud si rese conto,
          trasportando  nella  pratica  clinica  le  teorie  apprese  a  Parigi,  che  non  tutti  i  casi
          venivano risolti dal trattamento ipnotico; perciò, dopo essersi recato per un breve
          periodo  a  Nancy  (1889)  alla  scuola  di  Bernheim  e  Liébault  dove  l’ipnosi  veniva
          studiata  con  metodi  antitetici  a  quelli  di  Charcot,  ma  non  senza  gli  stessi
          inconvenienti,  prese  contatto  con  un  altro  medico  viennese,  Breuer.  Questi  aveva

          curato un grave caso di isteria avvalendosi della rievocazione, sotto ipnosi, di un
          insieme di fatti collegati a forti reazioni emotive e strettamente connessi ai disturbi
          della paziente, rievocazione che provocando l’estrinsecazione delle reazioni emotive
          aveva  determinato  la  normalizzazione  della  malata.  Su  tale  base  Breuer  e  Freud
          elaborarono una terapia, detta catartica, che utilizzava l’ipnosi non più per bloccare
          la sintomatologia nevrotica ma per realizzare la liberazione del malato attraverso la

          rievocazione dei  fatti  biografici  ritenuti  alla  base  del  disturbo  con  conseguente
          liberazione  delle  cariche  emotive  connesse,  metodo  avallato  teoreticamente  dalle
          enunciazioni  del  francese  Pierre  Janet.  Secondo  Janet  negli  individui  predisposti
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