Page 340 - Dizionario di Filosofia
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FORMALISMO. Carattere di qualunque concezione che dia in qualche modo un rilievo
prevalente alla forma rispetto al contenuto.
La dottrina kantiana dell’intelletto che costruisce con le sue forme la natura
intelligibile può essere qualificata come formalismo kantiano. La tendenza hegeliana
a comprimere la ricchezza del molteplice storico-naturale entro lo schema della
forma dialettica autorizza a parlare di un formalismo hegeliano. Si qualificano come
formalismi morali tutte quelle concezioni etiche nelle quali, come accade in Kant, il
principio che motiva le scelte della volontà agisce non per il suo contenuto, ma solo
per la sua forma. La concezione della logica, o del diritto, come pura costruzione
mentale regolata da norme interne di coerenza e del tutto indipendente da ogni
riferimento alla realtà viene qualificata, rispettivamente, come formalismo logico e
formalismo giuridico. Il termine ha, non di rado, un’implicazione critica e limitativa.
• Indirizzo della matematica moderna elaborato da Hilbert al fine di dare alla
matematica stessa una garanzia di legittimità logica e cioè di dimostrare in primo
luogo la non contraddittorietà delle teorie matematiche. L’esigenza fondamentale
dell’indirizzo formalista può venir realizzata soltanto esplicitando con assoluta
esattezza le basi assiomatiche della teoria in questione. Perciò è innanzitutto
necessario formalizzare la teoria, cioè trasformarla in un complesso di segni e di
regole perfettamente definiti; occorre inoltre prescindere completamente dai
significati di questi simboli per non introdurre inavvertitamente concetti e metodi che
possono portare a una contraddizione.
FORZA. Nel pensiero greco, tipico esempio di una metafìsica della forza è il sistema
stoico: la materia passiva è penetrata e mossa dal principio attivo, che è ragione e
forza vitale. Mentre dalla storia del pensiero scientifico emerge nettamente la
tendenza a liberare il concetto di forza da tutte le sue implicazioni antropomorfiche,
nella tradizione filosofica, che pure vanta con Hume la riduzione critica del connesso
concetto di causalità, la nozione di forza è spesso ricomparsa con tutta la carica del
suo suggestivo vitalismo. L’universo di Leibniz è composto di monadi, che sono «
centri di forza », la cui natura è di tipo coscienziale e appetitivo. Nel XIX sec.,
Schopenhauer indicò il fondamento del reale nella « volontà », intesa come forza
cieca e irrazionale. Büchner in Forza e materia (1855) sostenne che non c’è materia
senza forza, come non c’è forza senza materia. Per Spencer materia e movimento
sono manifestazioni della forza, ma quest’ultima deriva a sua volta da un ulteriore
principio misterioso, designato negativamente come l’Inconoscibile. La nozione
puramente scientifica di forza, al contrario, include oggi perfino il rifiuto di ogni
riferimento realistico: per la scienza contemporanea forza è un semplice nome che
esprime l’esistenza di alcune relazioni fra grandezze fisiche.
FOUCAULT (Michel), filosofo e storico della cultura francese (Poitiers 1926-1984).
Professore all’università di Tunisi (1966) e poi al Collège de France a Parigi, ha
studiato in varie opere l’evoluzione delle idee nella civiltà occidentale dal
Rinascimento a oggi secondo un metodo strutturalista. Al centro del suo interesse il
rapporto tra filosofia e storia delle scienze, che lo porta a tracciare un quadro dello
sviluppo occidentale attuatosi attraverso successive rotture. Storia della follia