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FORMALISMO. Carattere di qualunque concezione che dia in qualche modo un rilievo

          prevalente alla forma rispetto al contenuto.
          La  dottrina  kantiana  dell’intelletto  che  costruisce  con  le  sue  forme  la  natura
          intelligibile può essere qualificata come formalismo kantiano. La tendenza hegeliana
          a  comprimere  la  ricchezza  del  molteplice  storico-naturale  entro  lo  schema  della
          forma dialettica autorizza a parlare di un formalismo hegeliano. Si qualificano come
          formalismi morali tutte quelle concezioni etiche nelle quali, come accade in Kant, il

          principio che motiva le scelte della volontà agisce non per il suo contenuto, ma solo
          per la sua forma. La concezione della logica, o del diritto, come pura costruzione
          mentale  regolata  da  norme  interne  di  coerenza  e  del  tutto  indipendente  da  ogni
          riferimento alla realtà viene qualificata, rispettivamente, come formalismo logico e
          formalismo giuridico. Il termine ha, non di rado, un’implicazione critica e limitativa.
          •  Indirizzo  della  matematica  moderna  elaborato  da  Hilbert  al  fine  di  dare  alla
          matematica stessa una garanzia di legittimità logica e cioè di dimostrare in primo

          luogo  la  non  contraddittorietà  delle  teorie  matematiche.  L’esigenza  fondamentale
          dell’indirizzo  formalista  può  venir  realizzata  soltanto  esplicitando  con  assoluta
          esattezza  le  basi  assiomatiche  della  teoria  in  questione.  Perciò  è  innanzitutto
          necessario formalizzare la teoria, cioè trasformarla in un complesso di segni e di
          regole  perfettamente  definiti;  occorre  inoltre  prescindere  completamente  dai
          significati di questi simboli per non introdurre inavvertitamente concetti e metodi che

          possono portare a una contraddizione.
          FORZA. Nel pensiero greco, tipico esempio di una metafìsica della forza è il sistema
          stoico: la materia passiva è penetrata e mossa dal principio attivo, che è ragione e
          forza  vitale.  Mentre  dalla  storia  del  pensiero  scientifico  emerge  nettamente  la
          tendenza a liberare il concetto di forza da tutte le sue implicazioni antropomorfiche,
          nella tradizione filosofica, che pure vanta con Hume la riduzione critica del connesso

          concetto di causalità, la nozione di forza è spesso ricomparsa con tutta la carica del
          suo suggestivo vitalismo. L’universo di Leibniz è composto di monadi, che sono «
          centri  di  forza  »,  la  cui  natura  è  di  tipo  coscienziale  e  appetitivo.  Nel XIX  sec.,
          Schopenhauer indicò il fondamento del reale nella « volontà », intesa come forza
          cieca e irrazionale. Büchner in Forza e materia (1855) sostenne che non c’è materia

          senza  forza,  come  non  c’è  forza  senza  materia.  Per  Spencer  materia  e  movimento
          sono manifestazioni della forza, ma quest’ultima deriva a sua volta da un ulteriore
          principio  misterioso,  designato  negativamente  come  l’Inconoscibile.  La  nozione
          puramente  scientifica  di  forza,  al  contrario,  include  oggi  perfino  il  rifiuto  di  ogni
          riferimento realistico: per la scienza contemporanea forza è un semplice nome che
          esprime l’esistenza di alcune relazioni fra grandezze fisiche.

          FOUCAULT (Michel), filosofo e storico della cultura francese (Poitiers 1926-1984).
          Professore all’università di Tunisi (1966) e poi al Collège de France a Parigi, ha
          studiato  in  varie  opere  l’evoluzione  delle  idee  nella  civiltà  occidentale  dal
          Rinascimento a oggi secondo un metodo strutturalista. Al centro del suo interesse il
          rapporto tra filosofia e storia delle scienze, che lo porta a tracciare un quadro dello

          sviluppo  occidentale  attuatosi  attraverso  successive  rotture. Storia  della  follia
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