Page 337 - Dizionario di Filosofia
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comunque  non  sono  misurabili  da  questi;  ne  sono  esempi  gli  strumenti  ottici  e

          rispettivamente i microfoni. Spesso invece l’indagine realizzata dagli strumenti è tale
          che si apre all’osservazione un campo del tutto nuovo di fenomeni naturali: è il caso,
          per esempio, dei ricevitori di onde hertziane e dei contatori di particelle Geiger. Le
          esperienze della fìsica comportano misure che non sono fine a se stesse. Lo scopo
          del fisico è trovare le regole nel senso più generale della parola, che siano in grado
          di coordinare un insieme di fatti già noti e nello stesso tempo guidino alla scoperta di

          fatti nuovi. Accade spesso che le cause di certi fenomeni restino a lungo sconosciute,
          e il fisico fa, riguardo ad esse, un’ipotesi che egli ritiene ragionevole; tuttavia egli
          deve  sempre  considerare  le  sue  ipotesi  come  un  mezzo  di  lavoro,  e  cercare
          attivamente  di  sottoporle  a  esperienze  appropriate.  Le  ipotesi  di  lavoro,  pertanto,
          possono essere comprovate o no dall’esperienza. Spiegare più fatti con una stessa
          ipotesi, o tutta una serie di fenomeni con un insieme di ipotesi, permette di collegare
          fatti  a  prima  vista  senza  alcun  nesso  in  una  teoria  (teoria  cinetica  dei  gas,  teoria

          elettromagnetica  della  luce,  teoria  dei  quanti,  ecc.).  La  teoria  può  indicare
          l’esistenza di fenomeni diversi da quelli per la cui spiegazione si è costruita la teoria
          stessa: se l’esperienza ne verifica la realtà, la teoria è verificata a posteriori, e le
          ipotesi su cui essa è fondata sono corrette. Una teoria deve essere considerata valida
          finché  permette  d’interpretare  tutti  i  fenomeni  osservati;  ma  se  si  verifica  un
          fenomeno  nuovo  ch’essa  è  inadeguata  a  spiegare,  è  necessario  O  sostituirla  o

          modificare  le  ipotesi  su  cui  si  fonda.  Tale  è  stato,  per  es.,  il  caso  della  teoria
          dell’etere, per spiegare la propagazione della luce.
          Bibliogr.:  E.  Gerland, Geschichte  der  Physik  von  den  ältesten  Zeiten  bis  zum
          Ausgange  des  achtzehnten  Jahrunderts,  Monaco-Berlino  1913;  G.  Sarton,
          Introduction  to  the  history  of  science,  3  voll.,  Baltimora  1927;  L.  Thorndike, A

          history of magic and experimental science, 8 voll., Nuova York 1923-1958, E. A.
          Burtt, The  metaphysical  foundations  of  modern  science,  Cambridge  1925;  H.  A.
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          Whitehead, La  scienza  e  il  mondo  moderno,  Milano  1945;  W.  Heisenberg,
          Mutamenti nelle basi della scienza, Torino 1944; J. Jeans, Physics and philosophy,
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          The  growth  of  physical  science,  Cambridge  1951;  E.  Schrödinger, Science  and
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          M. Gliozzi, Storia della fisica, Torino 1962.
          FISICALISMO.  Teoria  che  sostiene  l’universalità  del  linguaggio  della  fisica  e  la
          riducibilità  a  esso  di  tutti  gli  altri  linguaggi  scientifici.  Il  termine  fu  coniato
          nell’ambito  del  circolo  di  Vienna*  ed  esprime  sinteticamente  una  delle  direzioni

          programmatiche  più  ambiziose  del  neopositivismo:  quella  dell’unificazione  delle
          scienze,  per  rendere  possibile  una  verifica  assoluta,  intersoggettiva  e
          interdisciplinare, di tutti gli enunciati.
          FISIÒLOGI. Secondo Aristotele quei pensatori che, come Talete, limitarono la loro

          indagine alla natura e posero a base di essa un principio puramente fisico.
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