Page 331 - Dizionario di Filosofia
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gli valse il soprannome di Filopono (« amante del lavoro »).
FILOSOFIA (gr. philosophía, amore per la sapienza). Con questo termine si intende
ogni concezione generale della realtà e della posizione dell’uomo in essa. La
filosofia comprende perciò un insieme di dottrine e di metodi che consentono di
unificare e vagliare criticamente le nostre opinioni su di una molteplicità di problemi
etici, scientifici, religiosi, politici etc. È chiaro che un’accezione così ampia non
consente definizioni precise né tanto meno esaustive: la tradizione del pensiero
filosofico, anche solo limitandosi all’occidente europeo, a partire dalle teorie
cosmologiche della scuola di Mileto, comprende una tale quantità eterogenea e
contraddittoria di tendenze e posizioni, da sottrarsi inevitabilmente a qualsiasi
tentativo di semplificazione unitaria. L’espressione consapevole dell’attività
filosofica pare debba farsi risalire a Pitagora, che si autodefinì « amante della
sapienza » e la distinzione tra « amanti dell’opinione » (filodossi) e « amanti della
sapienza » (filosofi) venne ripresa da Platone nella Repubblica. Storicamente — nei
limiti cronologici e nei confini geografici sopra accennati — alle origini la filosofia
si manifesta strettamente congiunta col tentativo di spiegazione razionale dell’essere
in generale, e, significativamente, il titolo di gran parte delle opere attribuite ai
pensatori presocratici — e in gran parte perdute — era Della natura, intendendo
cioè un’analisi dei princìpi primi che regolano l’insieme dei fenomeni. Con Socrate
e i sofisti perveniamo a una distinzione molto importante nell’ambito dell’attività
filosofica: la riflessione sui problemi etici e politici tende a divenire autonoma,
separandosi dalle indagini più propriamente naturali. Con Platone la polemica nei
confronti dell’atteggiamento naturalistico empirico acquista grande peso e la stessa
indagine sulla natura del mondo (Timeo) si fonda sostanzialmente su considerazioni
matematiche e relazioni ideali, esprimendo compiutamente la opzione idealistica
dell’autore. Aristotele, viceversa, propone una poderosa costruzione unitaria, che
rifiuta l’accentuazione idealistica di Platone, fondata sulla netta separazione tra
sensibile e intelligibile. Viene recuperata la dimensione della ricerca e
dell’osservazione empirica, collocandola in un sistema teorico, che esprime l’unità
della sua filosofia senza trascurare le specializzazioni derivate dallo sviluppo delle
singole discipline, ad es. della fisica, delle matematiche, della biologia etc. Le
mutate condizioni politiche e sociali del mondo ellenico vedono quindi il sorgere di
tendenze filosofiche quali lo stoicismo, l’epicureismo e lo scetticismo, che pongono
in primo piano l’ideale del saggio, e conseguentemente attribuiscono alla riflessione
filosofica il compito di orientare e guidare il comportamento individuale.
Non è certo il caso di delineare, neppure per sommi capi, le vicende storiche che
costituiscono lo sviluppo della cultura filosofica successiva: è necessario però
menzionare almeno la diversa considerazione dei problemi filosofici derivata
dall’avvento e dall’affermazione del cristianesimo, e la contemporanea eclisse e
interruzione delle indagini filosofiche proprie della cultura greca. Ciò comporta in
primo luogo — all’incirca dal V sec. al XIV sec. — una perdita relativa di autonomia
della ragione filosofica, che viene subordinata alla teologia, che ha il privilegio di
trattare dell’essere perfetto: Dio. Entro questo orizzonte esiste tuttavia una