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maestro. Di lui ci restano frammenti delle opere in prosa, desunti da rotoli di papiro

          carbonizzati scoperti nelle rovine della villa dei Pisoni (o dei Papiri) ad Ercolano.
          Bibliogr.:  L’opera Sui  segni  è  disponibile  in  traduzione  inglese: Philodemus:  a
          methodus  of  inference,  a  cura  di  P.  H.  e  E.  A.  De  Lacy,  Philadelphia  1941;  in
          italiano: Epicuro,  a  cura  di  D.  Bassi,  «  Miscellanea  Ceriani  »,  Milano  1910; Sui

          difetti e le virtù opposte, a cura di D. Bassi, Milano 1914. Su F.: D. Comparetti, La
          villa  ercolanense  dei  Pisoni,  Torino  1883.  Molto  importante  è  anche  l’articolo
          dedicato  a  F.  da  R.  Philippson  in:  Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie  der
          classischen Altertumwissenschaft.
          FILODOSSÌA.  Termine  usato  da  Kant  per designare  il  dilettantismo  filosofico  di
          coloro che rifiutavano la sua fondazione critica della filosofia. (Già Platone chiamò

          philódoxoi,  cioè  «  che  amano  l’opinicne  »  [dóxa],  gli  uomini  comuni  che  si
          accontentano delle apparenze e dell’opinione, in contrapposizione con i veri filosofi
          [philósophoi], che perseguono il sapere rigoroso.)
          FILOLÀO, in gr. Philólaos, filosofo e astronomo greco (Crotone o Taranto 470 circa -

          †  tra  la  fine  del  v  e  l’inizio  del IV sec. a.C.).  Fu il maggiore dei pitagorici della
          seconda generazione. Secondo una tradizione assai dubbia, dopo la distruzione della
          casa dei pitagorici a Crotone uno dei superstiti, Liside, si sarebbe rifugiato a Tebe e
          vi avrebbe trapiantato la scuola. In questa si sarebbe formato e avrebbe insegnato
          Filolao, prima di trasferirsi in Italia verso la fine del secolo. Suoi allievi a Tebe
          furono,  come  attesta  Socrate  nel Fedone,  Simmia  e  Cebete,  che  compaiono  come
          interlocutori nel celebre dialogo. Egli avrebbe divulgato i libri segreti della scuola,

          pubblicandoli  con  il  titolo Sulla natura.  In  astronomia  introdusse  l’ipotesi  di  un
          moto circolare della Terra intorno a un Fuoco centrale.
          Ammetteva che intorno a tale Fuoco ruotassero dieci corpi: Antiterra, Terra, Luna,
          Mercurio,  Venere,  Sole,  Marte,  Giove,  Saturno  e  un  Fuoco  esterno,  o  sfera  delle
          stelle  fisse,  e  che  le  distanze  di  questi  dieci  corpi  dal  Fuoco  centrale  fossero
          proporzionali alle successive potenze del numero 3, che per i pitagorici aveva un

          preciso valore rituale.
          Bibliogr.:  I  frammenti,  una  bibliografia  e  un  saggio  introduttivo  relativo  a  F.  in:
          Pitagorici,  testimonianze  e  frammenti,  a  cura  di  M.  Timpanaro-Cardini,  3  fase.,
          Firenze 1958-1964.

          FILÓNE  Alessandrino  o Ebreo,  in  gr. Phílōn,  filosofo  greco  di  origine  ebraica
          (Alessandria 13 circa a.C. -† 54 circa d.C.). Nato da una famiglia di notabili, che
          godeva  di  grande  prestigio  sia  fra  gli  Ebrei  sia  fra  i  pagani,  ebbe  un’educazione
          accurata, secondo la tradizione culturale greca ed ebraica. Fu inviato a Roma dalla
          comunità giudaica di Alessandria come ambasciatore presso l’imperatore Caligola

          con l’incarico di ottenere a favore degli Ebrei la dispensa dall’obbligo di prestare il
          culto di rito all’immagine dell’imperatore (40-41 d.C.). Dall’intento di recuperare
          alla  fede  ebraica  i  correligionari  che  l’avevano  abbandonata,  attratti  dal  pensiero
          greco,  nacque  la  sua  speculazione,  che  esercitò  notevoli  influenze  sia  sul
          neoplatonismo sia sulla patristica, caratterizzata prevalentemente da preoccupazioni
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