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dell’Accademia platonica di Firenze, Firenze 1902; R. Klibansky, The continuity of
the platonic tradition during the middle ages, Londra 1950; su F.: fondamentale è:
P. O. Kristeller, The philosophy of Marsilio Ficino, Nuova York 1943 (trad. it.:
Firenze 1953); A. Chastel, Morsile Ficin et l’art, Ginevra 1954; G. Saitta, Marsilio
Ficino e la filosofia dell’umanesimo, Bologna 1954; M. Schiavone, Problemi
filosofici in Marsilio Ficino, Milano 1957; R. Marcel, Morsile Ficin, Parigi 1958;
S. Jayne, John Colet and Marsilio Ficino, Oxford 1963.
FIDEISMO (dal lat. fides, fede). Teoria o atteggiamento che, accentuando il distacco
tra verità religiose rivelate e verità filosofico-razionali, tende alla svalutazione della
ragione rispetto alla fede, considerata forma di conoscenza superiore e autentica.
L’atteggiamento fideistico può allignare in qualsiasi indirizzo religioso. Nel
cristianesimo si possono riscontrare tendenze fideistiche nella tradizione mistica,
risalente alla patristica. Ma di fideismo in senso proprio si parla a proposito della
reazione al razionalismo settecentesco, quale si è verificata sia nella cultura cattolica
francese (Bautain, Bonnetty, e in parte anche Lamennais) con qualche addentellato in
Italia (padre Ventura), sia in certe correnti variamente collegate al protestantesimo
(in Germania, Schleiermacher; in Francia, Sabatier e Ménégoz: quest’ultimo, con la
sua tipica distinzione tra fede e credenze, sostiene che soltanto la prima è necessaria
alla salvezza). Il fideismo cattolico francese, ostile al « razionalismo » della
scolastica, si fonda sull’affermata impotenza della ragione ad attingere quelle che il
Bautain chiama le verità-principi. Queste sono contenute soltanto nella rivelazione
divina e nella tradizione, che ha conservato i dati della rivelazione primitiva. Il
fideismo fu condannato dalla Chiesa, in varie occasioni, e nuovamente al concilio
Vaticano 1; essa insegna che, nell’ordine delle verità naturali, la ragione è capace di
arrivare con le proprie forze alla conoscenza della verità.
FIGURA. Nella logica, ognuna delle forme del sillogismo*, che vengono distinte in
funzione della posizione occupata dal termine medio nelle due premesse.
FILANGIÈRI (Gaetano). principe di Arianello, giurista e pensatore italiano (Napoli
1752 - Vico Equense, Napoli, 1788). La sua opera maggiore è la Scienza della
legislazione, pubblicata dal 1780 al 1785 in sette volumi. Al di là dell’esteriore
patina vichiana, la Scienza è improntata al razionalismo illuministico, che appare
chiaro soprattutto nella ottimistica fiducia nell’efficacia delle leggi « illuminate » e
nella concezione delle leggi e dello Stato non come realtà storiche, ma come
costruzioni intellettuali che devono realizzare la logica della ragione. Ma l’opera del
Filangieri è anche permeata da spirito pratico e da concreta volontà riformatrice:
oltre a porre l’esigenza di una codificazione delle leggi e di una riforma progressiva
della procedura penale, la Scienza infatti individua con chiarezza molti mali storici
del regno di Napoli.
L’opera del Filangieri, che risente dell’influenza esercitata su di lui dalle teorie del
Rousseau, dal punto di vista economico aderisce ai principi fisiocratici e sostiene
che ogni problema economico può essere risolto per mezzo di una opportuna
legislazione. Gaetano Filangieri fu stimatissimo in Europa (lo consultò B. Franklin,
lo visitò Goethe, e Napoleone disse di lui che era « maestro di tutti »).