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VI sec. a.C.). Sotto la probabile influenza delle dottrine di Talete, della teogonia
esiodea e delle convinzioni dei sacerdoti egiziani e fenici, compose un’opera in
dieci libri, La caverna dai sette (o cinque) anfratti (Eptámychos o Pentémychos) in
cui esponeva la sua concezione cosmogonica e che fu ritenuta da taluni il più antico
scritto greco in prosa. Secondo una tradizione sarebbe stato il maestro di Pitagora.
FERIO. Termine mnemotecnico della scolastica, che designa il quarto modo della
prima figura del sillogismo in cui la premessa maggiore è universale negativa (E), la
minore particolare affermativa (I), la conclusione particolare negativa (O): « Nessun
artista è privo di ingegno; qualche uomo è privo di ingegno; quindi qualche uomo non
è un artista ».
FERRARI (Giuseppe), filosofo e uomo politico italiano (Milano 1811 - Roma 1876).
Seguace del Romagnosi e studioso del Vico, delle opere del quale curò la prima
edizione completa, dovette abbandonare Milano nel 1838; passato in Francia,
concluse a Parigi i suoi studi per darsi in un primo tempo all’insegnamento. Insieme
con il Cattaneo, partecipò ai moti rivoluzionari del 1848 e propugnò tenacemente una
soluzione del problema politico italiano in senso repubblicano e federalistico. Dopo
la realizzazione dell’Unità, sedé in parlamento tra i banchi dell’estrema sinistra
radicaleggiante. Nella sua opera più significativa, Filosofia della rivoluzione
(1851), manifestò apertamente tutta la sua insofferenza illuministica per ogni forma
di spiritualismo, di stampo sia teologico sia idealistico. Contro i grandi sistemi
metafìsici di Cartesio e di Leibniz, Ferrari si appella al consapevole scetticismo di
Hume, che solo può permettere di riconquistare l’autenticità del fatto, verificabile
nell’ambito dell’esperienza, unica possibile matrice di un vero filosofare. In base a
tale presupposto, alla rivelazione religiosa tradizionale dovrà quindi sostituirsi una «
rivelazione scientifica » mediante la quale l’uomo potrà agire efficacemente non solo
sul mondo naturale, ma anche su quello sociale e morale, vivendo così l’epoca della
« rivoluzione », destinata a stabilire nel mondo la sovranità della scienza e
dell’uguaglianza tra gli uomini. Il positivismo schiettamente illuministico del Ferrari
si anima quindi di una sensibile componente socialistica.
Altre opere: La mente di G.B. Vico (1835-1837), saggio introduttivo all’edizione
delle opere del Vico; Saggio sul principio e sui limiti della filosofia della storia,
pubblicato in francese (1843); Histoire des révolutions d’Italie (1856-1858); Corso
sugli scrittori politici italiani (1862); ecc.
Bibliogr.: Opere, 4 voll., Capolago 1854; altre edizioni: La filosofia della
rivoluzione, a cura di R. Miceli, Torino 1952; Le più belle pagine di G. Ferrari, a
cura di P. Schinetti, Milano 1927. D. Loy, Giuseppe Ferrari, Torino 1864; C.
Cantoni, G. Ferrari, Milano 1878; R. Ochs, La teoria di G. Ferrari, Cremona 1880;
P. F. Nicoli, La mente di G. Ferrari, Pavia 1902; G. Perticone, La concezione
etico-politica di G. Ferrari, « Rivista internazionale di filosofia del diritto », 1922;
B. Brunello, Il pensiero di G. Ferrari, Milano 1933; F. Della Peruta, Un capitolo di
storia del socialismo risorgimentale: Proudhon e Ferrari, « Studi storici », 1962;
S. Rota-Ghibaudi, G, Ferrari. L’evoluzione del suo pensiero (1838-1860), Firenze
1969.