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FENARÈTE, in gr. Phainarétē, moglie dello scultore Sofronisco e madre di Socrate
(v sec. a.C.). Il filosofo diceva di praticare la medesima professione della madre,
che era levatrice, poiché, come essa aiutava le partorienti a mettere alla luce i figli,
così egli con il ragionamento induceva gli interlocutori a trarre fuori da se stessi la
verità insita nella loro anima. (V. MAIEUTICA.)
FÉNELON (François DE SALICNAC DE La Mothe-), prelato e scrittore francese
(castello di Fénelon, Périgord, 1651-Cambrai 1715). Allievo del seminario di Saint-
Sulpice, fu ordinato sacerdote probabilmente nel 1675. Si occupò di problemi di
educazione delle fanciulle e compose un trattato sull’Educazione delle giovinette
(1687). Nel 1689 fu nominato precettore del giovane figlio del duca di Borgogna.
All’inizio dell’ottobre 1688, egli fece la conoscenza di Madame Guyon, donna di
nobile carattere e interessata ai problemi spirituali più sottili; Fénelon ritenne di
poter riconoscere nelle sue idee alcuni tratti della dottrina del quietismo, da poco
condannata da Roma; ma non credette che tali idee fossero da censurare. In difesa
del « quietismo » e contro Bossuet compose il trattato sulla Spiegazione delle
massime dei santi (1697) che segnò l’inizio di una polemica estremamente violenta.
Il re stesso, Luigi XIV, prese posizione contro Fénelon, esiliandolo a Cambrai, di cui
era arcivescovo. La pubblicazione del romanzo Le avventure di Telemaco
(composto attorno al 1694), in cui alcuni sentirono una condanna del governo del re,
non fece che aumentare l’ostilità di Luigi XIV verso Fénelon. Pubblicò inoltre le
Favole e i Dialoghi dei morti (1712), che aveva composto per i suoi allievi.
L’esame di coscienza d’un re e Le tavole di Chaulnes (1711) dimostrano che egli
continuava a sperare di poter riformare il governo della Francia.
Bibliogr.: G. Compayré, Fénelon et l’éducation attrayante, Parigi 1910; E.
Carcassonne, Fénelon, l’homme et l’oeuvre; R. Spaemann, Reflexion und
Spontaneität. Studien über Fénelon, Stoccarda 1963.
FENOMÈNICO. Che appartiene al mondo dei fenomeni: mondo fenomenico, nella
filosofia kantiana, la realtà che è il risultato dell’esperienza di tipo scientifico, in
contrapposizione al mondo noumenico, ovvero delle cose in sé o noumeni*.
FENOMENISMO. Dottrina filosofica che sostiene che l’esistente è fenomeno, cioè che
l’esistere delle cose si riduce al loro essere momenti di un’esperienza possibile.
Poiché essere momento di una esperienza possibile significa più o meno essere
compreso in una coscienza, la storia del fenomenismo finisce per coincidere, almeno
in parte con quella dell’idealismo soggettivo. Berkeley nega l’esistenza di sostanze
materiali e riconosce reali solo le sostanze spirituali: l’esistenza delle cose si riduce
perciò al loro essere percepite (esse est percipi) Hume nega anche l’esistenza delle
sostanze spirituali: l’io, come la realtà naturale, non è che una collezione di
rappresentazioni. L’ordine e la connessione di tali rappresentazioni sono il risultato
di abitudini mentali, di tendenze della natura umana ad associare secondo certe
direzioni i dati della rappresentazione. Per Kant la mente umana conosce solo
fenomeni, nel senso che l’universo della conoscenza è il prodotto dell’attività
organizzatrice dell’io, la quale si realizza secondo forme universali e necessarie. Al