Page 32 - Dizionario di Filosofia
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differenziali delle « scienze dello spirito ». (che hanno ad oggetto il mondo umano),
si passa alle posizioni più direttamente neokantiane di Windelband (che sottolinea
l’individualità o carattere idiografico delle scienze storiche e sociali), di Rickert
(che sviluppa il rapporto tra storicità e mondo dei valori) e di Simmel (che accentua
la relatività di ogni aspetto della vita umana), fino ad arrivare al più organico
contributo metodologico di Weber, il quale instaura per le scienze storiche e sociali
un tipo di spiegazione non più legata all’incondizionatezza dei valori bensì alla loro
realizzabilità all’interno di una determinata cultura. In tal modo Weber cerca di
evitare sia il pericolo del determinismo sia quello opposto del relativismo,
individuando un’autonomia relativa del campo teorico delle scienze umane. Va fra
l’altro segnalato che proprio nel corso di questo dibattito, durante gli anni Venti,
troviamo usato per la prima volta in modo esplicito il termine di storicismo.
Ma quale è, oggi, lo stato del dibattito sullo storicismo? E, intanto, in che
misura si può ancora parlare di correnti storicistiche?
Certamente nessuno dei due filoni di cui si è detto si presenta più, ‘nell’attuale
discussione, con una precisa identità. Quanto al secondo, cioè all’indirizzo
metodologico, dopo aver subito al suo stesso interno un’involuzione con il ritorno ad
alcune ipotesi neoromantiche, già con gli anni Trenta esso appare concluso: esaurite
le proprie funzioni, lascia in eredità un nodo di problemi e di indicazioni che in
generale sono stati rielaborati dalle attuali discipline sociologiche e storiche, mentre
sono state messe da parte le formulazioni più « filosofiche » (l’uomo come essere
storico, l’individualità del processo storico, ecc.). Il filone idealistico, d’altro lato,
si è pure esaurito, almeno come esigenza di una compiuta filosofia della storia
onnicomprensiva e autoesplicantesi.
Tuttavia il dibattito sullo storicismo è rimasto aperto, se pure a livelli diversi e
con specificità nuove. Innanzi tutto, sul piano epistemologico, va ricordata la dura
analisi intorno alla « miseria » dello storicismo formulata da Popper negli anni
Quaranta: questo attacco, mentre ne prende nettamente le distanze, fornisce una
definizione unitaria di storicismo come tendenza a costruire una storia teorica basata
sulla nozione di prevedibilità del futuro. Con un percorso che attraversa l’intera
vicenda della conoscenza occidentale, lo storicismo sarebbe la sempre rinnovata
esigenza di dare una spiegazione totalizzante e finalistica della storia: esigenza, per
Popper, del tutto infondata (ivi compreso il marxismo) in quanto il futuro non si
lascia sussumere da un metodo scientifico o razionale. Egli non si interroga su cosa
contenga di teorico e di pratico tale esigenza: si limita a dire che la storia non può
essere oggetto di scienza.
Se il precedente rimane un episodio isolato per quanto indicativo, assai più
culturalmente incisivo è l’attacco antistoricistico che si svolge negli anni Sessanta,
soprattutto in Francia. Qui, allo storicismo, non viene più solo contrapposta la
coerenza logica del metodo scientifico, ma un altro approccio determinato, di tipo
strutturalistico. All’analisi storica fondata sulla prassi umana viene cioè opposta
l’analisi strutturale fondata sui modi in cui gli elementi di un sistema si combinano. Il