Page 312 - Dizionario di Filosofia
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          F. Lettera dell’alfabeto che indica, nella logica aristotelico-scolastica, la riduzione
          dei  modi  della  seconda,  terza  e  quarta  figura  del  sillogismo  al  modo Ferio  della
          prima.

          FACOLTÀ. Nella storia della filosofia la distinzione di facoltà o « poteri » dell’anima
          risale  almeno  a  Platone  e  ad Aristotele.  Sotto  l’influenza  cartesiana  si  consolidò,
          fino  a  divenire  un  luogo  comune,  il  riconoscimento  dell’esistenza  di  due  facoltà,
          l’intelletto e la volontà, alle quali fu poi aggiunto, attraverso la filosofia inglese e
          Kant, il sentimento. La psicologia associazionistica tradizionale fece propria questa
          impalcatura, in genere con la consapevolezza che si trattava di una convenzione di
          comodo. Tutte le correnti della psicologia moderna hanno invece lasciato cadere la
          vecchia  teoria  delle  facoltà,  insistendo  sulla  compresenza  nell’unità  dell’atto

          psichico di tutti gli aspetti distinguibili solo astrattamente.
          FANTASÌA. La facoltà di creare immagini. Il Vico per primo affermò il primato della
          fantasia  sulla  ragione  nell’attività  creatrice  della  poesia,  assimilando  i  poeti  ai
          fanciulli. (Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e

          passione,  ed  è  proprietà  de’  fanciulli  di  prender  cose  inanimate  tra  le  mani  e,
          trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive). Tale concetto, che
          non  ebbe  seguito  nelle  poetiche  settecentesche,  mosse  prima  di  tutto  da  esigenze
          razionalistiche, dominò incontrastato in età romantica e postromantica, sorretto dai
          sistemi filosofici idealistici. Epigono del Vico nell’aflermazione della fantasia come
          « peculiare facoltà artistica » fu il Croce. (V. anche ESTETICA.)
          A  partire  dal XIX  sec.  il  termine  di  fantasia  venne  inoltre  distinto  da  quello  di

          immaginazione, fino ad allora usati indifferentemente, intendendo per la prima una
          vera  e  propria attività  creativa,  per  la  seconda  un’attività  semplicemente
          riproduttiva.
          • Fantasia catalettica, per gli stoici, la percezione dell’immagine accompagnata dal
          riconoscimento  dell’oggetto  che  la  produce.  (Essa  costituisce  il  criterio
          gnoseologico  della  verità,  in  quanto  obbliga  a  riconoscere,  dietro  l’immagine,

          l’oggetto reale.)
          FAPÈSMO.  Termine  mnemotecnico  usato  dalla  scolastica  medievale  per  indicare
          l’ottavo modo della prima figura del sillogismo, nel quale la premessa maggiore è
          universale  affermativa  (a),  la  minore  universale  negativa  (e),  la  conclusione
          particolare negativa (o).  (La  lettera f  indica  che  questo  sillogismo  è  riducibile  al
          modo diretto della prima figura [ferio]; la lettera m [iniziale di mutare] indica che la

          riduzione deve essere fatta mediante trasposizione delle due premesse; la lettera p,
          che la minore deve essere convertita per accidente [cioè trasformata da universale
          in particolare mediante inversione dei termini]; la lettera s, che nella minore si deve
          operare  la  conversione  semplice  [sostituzione  reciproca  del  soggetto  e  del
          predicato].  Esempio  di  sillogismo  in fapesmo:  «  Tutti  coloro  che  sono  contenti
          amano la vita; nessun infelice è contento; dunque, qualche amante della vita non è

          infelice ».)
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