Page 310 - Dizionario di Filosofia
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soddisfacente equilibrio. L’applicazione di una tale chiave interpretativa è
sufficiente a Spencer per costruire una « storia completa » del mondo e per illustrare
« tutto il suo passato ed il suo avvenire ». Movendo dall’universo originario, una
sorta di caos primordiale nella forma assolutamente indeterminata ed omogenea
della nebulosa, Spencer mostra come esso si determini nell’eterogeneità del sistema
planetario, con le sue componenti ben definite. L’informe magma terrestre si
differenzia poi a sua volta nelle masse liquide e solide e nell’atmosfera che le
avvolge, finché non emerge da esso in una fase di ulteriore determinazione la materia
vivente. Il vivente si sviluppa attraverso la progressiva differenziazione dei suoi
organi e la legge dell’evoluzione viene poi puntualmente verificata anche nell’ordine
psicologico e sociale: il linguaggio articolato segue all’informe iterazione
esclamativa, la società progredisce, con un ritmo che non può essere forzato, sulla
linea di un’autonomia crescente degli individui. In Italia Roberto Ardigò interpretò il
processo evolutivo come « passaggio dall’indistinto al distinto », assumendo come
modello concettuale i processi della vita psichica, mentre in Germania Ernst Haeckel
costruì una metafisica monistica fondata sul principio dell’unità di forza e materia,
attributi di un’unica sostanza in ininterrotto movimento evolutivo. Tutte queste
concezioni, insieme con le altre numerose che si svilupparono nella stessa direzione
nell’ambito della filosofia positivistica, hanno in comune il presupposto del carattere
unitario della realtà e della direzione sostanzialmente progressiva del suo sviluppo
graduale. Se come substrato dell’evoluzione viene posta in modo esplicito una realtà
spirituale, si hanno le varie forme di evoluzionismo spiritualistico, che tendono a
vivificare con il correttivo della libertà e dell’imprevedibilità la piattezza
gradualistica dell’evoluzionismo classico. Su tale linea il Wundt intende la realtà in
evoluzione come volontà, il Fouillée fa protagonista del movimento evolutivo l’idea-
forza*, il Bergson concepisce l’evoluzione come prodotto di uno slancio vitale,
corrente creatrice analoga allo sforzo cosciente, il Lloyd Morgan introduce la
nozione di evoluzione emergente, secondo la quale ogni movimento evolutivo
conduce ad una realtà qualitativamente nuova, che non è mai la risultante meccanica
delle condizioni precedenti. Infine il padre Teilhard de Chardin vede l’universo
fìsico attraversato da una « intenzione » religiosa e ritiene che la « gravità »
evolutiva sia orientata verso la realizzazione di una « noosfera », un universo tutto
spiritualizzato gravitante intorno al Cristo, « centro dei centri ». Le costruzioni
metafìsiche sopra sommariamente delineate, sono tutte nate col peccato di origine
dell’arbitrarietà e della generalizzazione inverificabile. Alla loro base — anche se
le intuizioni metafisiche hanno in qualche caso agito come anticipazioni stimolanti —
sono alcune teorie scientifiche assai più limitate e circospette, e principalmente
quella dell’evoluzione delle specie viventi (trasformismo). Se si trascurano antichi
accenni fantasiosi, la concezione della fissità delle specie, ancorata al prestigio
della filosofia aristotelica, fu veramente rovesciata solo con la Filosofia zoologica
(1809) di Lamarck e soprattutto con l’Origine della specie (1859) di Darwin.
Impostosi con quest’opera classica, l’evoluzionismo biologico è venuto sempre più
raffinandosi, favorito dal progresso della genetica. La scienza moderna nega che sia