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probabilmente a Mileto e fiorito a Megara nella seconda metà del IV sec. a.C. Fu
discepolo di Euclide e suo successore nella direzione della scuola: la tradizione lo
vuole maestro di dialettica di Demostene e autore di una perduta opera polemica
contro Aristotele. Fu un tipico rappresentante della dialettica megarica (eristica*);
fra i numerosi paradossi della scuola, celebri nel mondo antico, sette venivano
attribuiti a Eubulide: il mentitore, l’Elettra, il cornuto, il velato, il nascosto, il
sorite, il calvo.
Bibliogr.: V. MEGARICA (scuola). Su E. in particolare: J. Moline, Aristotle,
Eubulides and the Sorites, « Mind », 1969.
EUCKEN (Rudolf), filosofo tedesco (Aurich, Frisia Orientale, 1846-Jena 1926).
Iniziò la carriera accademica a Basilea nel 1871 e si stabilì poi a Jena dal 1874. Fu
uno dei rappresentanti della reazione al positivismo di ispirazione neoidealistica.
Sosteneva resistenza di un regno dello spirito trascendente la realtà empirica e
rivelantesi nell’attività estetica, filosofica e soprattutto eticoreligiosa delle grandi
personalità. Di qui il rilievo da lui dato al cristianesimo, guardato al di là di ogni
determinazione confessionale. Opere principali: Storia e critica dei concetti
fondamentali del nostro tempo (1878), Il contenuto di verità della religione
(1901).
Bibliogr.: O. Siebert, Rudolf Euckens Weltund Lebensanschauung, Langensalza
1904; R. Gibson, Rudolf Eucken’s philosophy of life, Londra 1906; O. Braun,
Rudolf Euckens Philosophie und Bildungsproblem, Lipsia 1909; W. T. Jones, An
interpretation of Rudolf Eucken’s philosophy, Londra 1912; M. Booth, R. Eucken,
his philosophy and his influence, Londra 1913; W. S. Mc-Gowan, The religious
philosophy of R. Eucken, Londra 1914; A. Banfi, Filosofi contemporanei, Milano-
Firenze 1961.
EUCLIDE di Megara, in gr. Eukléidēs, filosofo greco, fondatore della scuola di
Megara (Megara o Gela, 450 circa -† 380 a.C. circa). Divenne scolaro di Socrate
dopo aver aderito all’eleatismo* e accolse poi nella sua casa di Megara i discepoli
fuggiti da Atene in seguito alla condanna del maestro (399). La scuola da lui aperta a
Megara fu frequentata anche da Platone. Euclide riconduce nei termini della filosofia
di Parmenide il motivo socratico dell’unità del Bene. L’Essere eleatico è il Bene,
chiamato sì con molti nomi, come saggezza, dio, intelligenza, virtù, ma in realtà
estraneo ad ogni molteplicità e ad ogni vicenda del nascere e del perire. Il
molteplice è apparenza e le parole con cui si designano i vari aspetti dell’Essere
sono solo convenzioni umane. Ne segue che o le infinite forme dell’Essere, che
Euclide chiama idee, si fondono nell’unità di esso e diventano perciò indistinguibili,
o vengono staccate, e allora si presentano solo come nomi accanto a nomi,
incomunicabili fra loro. In ambedue i casi il discorso umano, con le sue ambizioni di
articolazione e di oggettività, si rivela impossibile. Il tentativo di Platone di
costruire una dialettica* e di provare la connessione non convenzionale delle idee va
visto in relazione a questa tesi negativa. Ma per la scuola di Euclide il compito della
filosofia si esaurisce nella dimostrazione dell’arbitrarietà di ogni discorso,