Page 302 - Dizionario di Filosofia
P. 302

raccolto  in  una  sintesi  originale  i  motivi  principali  della  tradizione  vichiano-

          romantica. Con la sua filosofia dell’arte e con la sua operosità di critico, il Croce ha
          condizionato  in  larga  misura  il  pensiero  estetico  moderno.  Anche  egli  insiste  sul
          carattere  conoscitivo,  ma  non  concettuale,  dell’arte  (l’arte  è  intuizione),
          sull’assoluta  originalità  dell’opera  d’arte,  sul  «  sentimento  »  come  oggetto
          dell’intuizione estetica, sul carattere « pratico », non essenziale all’arte, del mezzo «
          tecnico  »  di  comunicazione.  Il  secondo  dopoguerra  ha  messo  in  crisi  l’egemonia

          della filosofia idealistica nel mondo culturale italiano, e con essa anche l’estetica
          crociana. La filosofia di ispirazione marxista insiste particolarmente sull’« impegno
          »  (inteso  come  partecipazione  responsabile  dell’artista  alle  grandi  questioni  del
          proprio tempo) e sul legame fra l’opera d’arte e le strutture materiali della società,
          da cui essa emerge.  Dewey batte l’accento sul carattere di costruzione dell’opera
          d’arte e in parte almeno certi suoi motivi sono stati ereditati dai cosiddetti critici «
          strutturalisti ». La fenomenologia applica all’arte con vari risultati i suoi metodi di

          indagine. Può dirsi con qualche approssimazione che la contemporanea è l’estetica
          dei ricercatori, dei tecnici dell’arte, piuttosto che dei dottrinari. Essa è, almeno per
          il  momento  e  in  armonia  con  la  diffidenza  della  filosofia  contemporanea  per  le
          costruzioni chiuse, una estetica sperimentale.

          ESTETICO.  In  Kant,  il giudizio  estetico  è  la  percezione  sentimentale  e  non
          intellettuale  dell’accordo  esistente  fra  la  natura  e  le  nostre  esigenze  soggettive  di
          unità e di armonia. (A tale riconoscimento è connesso un piacere disinteressato.)
          ESTREMI.  Nella  logica,  i  due  termini  del  sillogismo  che  compaiono  nella
          conclusione, messi in relazione dal termine medio.

          ESTRÌNSECO. Nella logica, in antitesi con intrinseco, si dice di ciò che non fa parte
          dell’essenza di un essere. • Cause estrinseche, nella distinzione aristotelica, quelle
          esterne alla realtà causata (ovvero l’efficiente e la formale), in contrapposizione con
          quelle  intrinseche  (materiale  e  formale).  • Denominazione estrinseca, predicato o
          attributo che determina un soggetto per relazione con un altro.

          ÈTERE.  Nella storia della filosofia troviamo il termine etere per la prima volta in
          Empedocle, per il quale esso indica l’aria, il più leggero dei quattro elementi. Più
          tardi  Aristotele  usò  la  stessa  parola  per  indicare  la  sostanza  inalterabile  e
          incorruttibile di cui sono composti i cieli. Poiché questa sostanza veniva a costituire
          il  quinto  elemento,  dopo  i  quattro  che  secondo  la  tradizione  della  fisica  greca
          componevano il mondo terrestre, prevalse poi nell’uso dei filosofi aristotelizzanti
          l’espressione quinto corpo, quinta sostanza, o anche quinta essenza. Il fuoco degli

          stoici,  principio  animatore  e  legge  razionale  del  mondo,  è  indicato  anche  con  la
          parola  etere.  Nella  fisica  moderna  Newton  fece  riferimento  all’etere  come  a  un
          sostrato  materiale,  particolarissimo  e  non  precisamente  definibile,  in  grado  di  far
          superare le difficoltà che nascevano dall’azione a distanza (nel vuoto, cioè senza
          supporto) tra i corpi.

          Bibliogr.: J. Larmor, Aether and matter, Cambridge 1900; E. M. Lémeray, L’ether
          actuel et ses précurseurs, Parigi 1922; E. T. Whittaker, History of the theories of
   297   298   299   300   301   302   303   304   305   306   307