Page 297 - Dizionario di Filosofia
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punto di vista metafisico l’essenza coincide con la struttura necessaria ovvero con la
sostanza di una cosa (es. un triangolo può essere di legno o di altro materiale, ma non
può non avere tre angoli per cui si può affermare che la « triangolarità » è l’essenza
del triangolo).
2. Per Cartesio e Spinoza l’essenza e la sostanza sono due distinte realtà, perché
l’essenza, a differenza della sostanza, non ha una sua realtà, ma sta alla sostanza
come il possibile sta al reale; l’essenza cioè definisce l’essere nella sua pura
possibilità, mentre la sostanza lo realizza in concreto. Afferma Spinoza: « L’essenza
è il primo principio interiore di tutto ciò che riguarda la possibilità di una cosa ».
Per questi filosofi è la creazione divina che permette il passaggio all’esistenza di
quelle essenze pure che la mente di Dio ha concepito.
3. Per i filosofi moderni l’essenza si contrappone all’apparenza o fenomeno, che è
solo la rappresentazione che il pensiero coglie di una data cosa, mentre l’essenza è
l a cosa in sé che si cela dietro il fenomeno. Questa opposizione tra essenza e
fenomeno ha dato luogo a contrastanti teorie. Per il criticismo kantiano noi altro non
conosciamo che i fenomeni, senza mai raggiungere l’essenza o cosa in sé che è
inconoscibile; l’idealismo di Hegel considera l’essenza come la consapevolezza
dell’essere che coglie le proprie relazioni. Per la filosofia realistica noi possiamo
conoscere l’essenza attraverso i fenomeni che ne sono la manifestazione; la scienza
pertanto ci permette di cogliere sempre meglio la profonda realtà della natura
(scientismo positivistico) e in definitiva il distacco tra essenze e fenomeni si riduce
alla differenza esistente tra noto e ignoto.
4. L’opposizione tra essenza ed esistenza è fondamentale nella filosofia
esistenzialistica, che afferma la priorità assoluta dell’esistenza rispetto all’essenza,
contrariamente all’opposizione cartesiana tra essenza e sostanza. « Non c’è natura
umana — afferma Sartre — dato che non c’è Dio per concepirla; l’uomo non è
nient’altro che ciò che egli si fa ». L’esistenza precede l’essenza. « L’essenza —
scrive ancora Sartre — non è nell’oggetto, ma è il senso dell’oggetto, la ragione
della serie di apparizioni che lo rivelano ».
ESSERE. Esistenza pura, essenza non limitata da alcuna determinazione. Il problema
dell’essere fu posto per la prima volta da Parmenide, il quale, contrariamente ai suoi
predecessori, che avevano trovato il principio delle cose (arché) in elementi delle
stesse (acqua, aria, ecc.), per primo si pose il problema della lealtà come puro e
semplice « essere », senza determinazioni accidentali. « L’essere è ciò che è. » «
Solo l’essere è »: a tali affermazioni di Parmenide e della scuola da lui nata
(eleatica) si contrappose il pensiero di Eraclito: « Il non essere è » (V. DIVENIRE),
fissando i termini di un contrasto che è rimasto fondamentale in tutta la storia del
pensiero. Un diverso punto di vista è stato espresso dagli atomisti, che, pur
accettando il principio che l’essere è, ne hanno colto la molteplicità (atomi) in luogo
dell’unità. Infatti, nonostante la sua palmare evidenza, la definizione dell’essere
come « ciò che è » ha aperto una controversia che si è protratta fino ai giorni nostri,
e le risposte alla quale costituiscono altrettante correnti della storia della filosofìa.
1. Per i filosofi realisti la definizione sopraccennata è esatta: l’essere è, esìste