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buddhismo), nelle religioni che fanno capo a un fondatore mitico o religioni
misteriche (come l’orfismo e il mitraismo), nelle cosiddette religioni storiche
(islamismo, mazdeismo, ecc.) e soprattutto nell’ebraismo e nel cristianesimo. Nelle
religioni primitive, l’escatologia individuale si manifesta particolarmente nelle
credenze relative alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte, nel culto degli
antenati, in pratiche a carattere magico, dirette ad assicurare una felice esistenza
nell’aldilà, e nella trasmigrazione. Nelle religioni evolute, si avvertì il legame tra il
destino dell’individuo e quello di tutta l’umanità e dello stesso cosmo, per l’influsso
di concezioni dualistiche, come nel mazdeismo e nel manicheismo, in cui il conflitto
tra i due principi, del bene e del male, domina sia il destino individuale, sia quello
del mondo, o come conseguenza di una concezione del mondo che fa perno su una
determinata successione di età, come ad es. nel brahmanesimo, nell’ebraismo e nello
stesso cristianesimo sebbene in modo diverso.
Nell’ebraismo, l’escatologia collettiva, designata comunemente come messianismo,
è estremamente importante, ha il sopravvento sull’escatologia individuale, e, data la
profonda concezione del peccato che caratterizza la religione ebraica, è strettamente
improntata a rigide norme etiche. Anche nel cristianesimo primitivo l’escatologia
collettiva prevalse su quella individuale data la diffusa credenza in un prossimo
ritorno del Cristo e nell’inizio di una nuova età dello spirito. Ma a poco a poco
prese rilievo, invece, una escatologia di tipo individuale che determinò lo sviluppo
delle dottrine cristiane relative alla morte, al giudizio, all’inferno, al paradiso e al
purgatorio. Rimase tuttavia ben presente al cristianesimo il valore insostituibile
dell’escatologia collettiva, al centro della quale vi è il ritorno di Cristo o parusia,
seguito dalla risurrezione dei morti, dalla fine del mondo e dalla sua trasformazione.
ÈSCHINE di Sfetto, in gr. Aischínēs, filosofo greco, discepolo di Socrate (V-IV sec.
a.C.). Nominato da Platone nell’Apologia e nel Fedone, visse miseramente in Atene
e a Siracusa, quindi nuovamente ad Atene dopo la cacciata di Dionigi il Giovane.
Scrisse dialoghi di tipo socratico, in cui cercò di delineare la figura del maestro, che
furono molto apprezzati dagli antichi e di cui possediamo pochi frammenti.
ESCLUSIONE. Relazione logica fra due classi o due caratteri che non hanno tra loro
nulla in comune. (Si esprime mediante un giudizio disgiuntivo.)
ESCLUSO. Il principio del terzo escluso (terzo principio della logica formale, dopo
quelli di identità e di non contraddizione) sul piano ontologico si formula così: « tra
l’essere e il non-essere non si dà nulla di mezzo » e sul piano logico: « di due
proposizioni contraddittorie, l’una è vera, l’altra è falsa ». Esso è in realtà un
corollario di quello di non contraddizione.
ESEMPLARISMO. Concezione metafisica secondo la quale la realtà sensibile è
ripetizione di modelli (exemplaria) forniti da una rea’tà ideale esistente in un mondo
iperuranio (Platone) o nella mente di Dio (cristianesimo). [V. ARCHETIPO.]
ESISTENZIALISMO. Dottrina filosofica secondo la quale l’esistenza precede e crea
continuamente l’essenza*. Esso si è in genere affermato come una reazione filosofica
mirante a valorizzare l’uomo contro le astrazioni delle filosofie idealistiche e