Page 290 - Dizionario di Filosofia
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il valore stesso in una sfera distaccata dall’esperienza diretta.
ERÀCLIDE Pontico, in gr. Hērakléides, filosofo dell’Antica accademia (Eraclea
Pontica 390 circa - 310 circa a.C.). Discepolo di Platone, che avrebbe sostituito
nello scolarcato nel periodo del suo ultimo viaggio in Sicilia, e di Speusippo, alla
morte di questo (338 a.C.) tornò ad Eraclea, dove visse il resto relia sua vita, e vi
aprì una scuola, acquistandosi grande fama per la sua dottrina. Fu uno dei più geniali
astronomi dell’antichità: ammise, tra l’altro, per primo la rotazione della Terra
intorno al proprio asse e precorse l’eliocentrismo di Aristarco. Scrisse numerose
opere intorno a molteplici argomenti: filosofici e scientifici, storici e retorici,
letterari e musicali.
ERÀCLITO, in gr. Hērákleitos, filosofo greco (Efeso 540 circa - † 480 circa a.C.).
Nacque da una famiglia i cui antenati avevano regnato su Efeso e dalla quale ereditò
funzioni sacerdotali; alla dea Artemide infatti dedicò l’opera in cui espose la sua
dottrina filosofica. Secondo una tradizione, avrebbe avuto diretti rapporti politici
con il re Dario e questa sarebbe stata la causa della mancata partecipazione di Efeso
alia ribellione contro i Persiani delle città greche dell’Asia Minore nel 499 a.C. La
poetica profondità delle sue immagini gli procurò il soprannome di SKOTEINÓS («
oscuro », « tenebroso »). Il suo stile potente e ispirato è stato paragonato a quello dei
testi religiosi orientali, che egli può aver conosciuto, date le sue cariche sacerdotali;
possediamo alcuni frammenti del poema Sulla natura (Perì phýseōs), scritto in
dialetto ionico. Rifacendosi ai filosofi ionici, Eraclito simboleggia tutta quanta la
realtà nell’immagine del fuoco, da lui concepito come il fatto originario. « Il mondo
è unico » egli afferma, « e non è stato creato da nessun dio né da alcun uomo, ma è
stato, è e sarà sempre un fuoco eternamente vivente che si accende e si spegne
secondo una legge che gli è propria ». Questo elemento originario assume
dinamicisticamente le forme più diverse seguendo la « via in giù » e la « via in su »;
da una parte del fuoco originario che si condensa deriva il mare, e una parte del
mare, morendo, genera la terra; compiuta la via in giù, attraverso il percorso
opposto, la via in su, i vapori che salgono dal mare e dalla terra diventano nuvole e
si incendiano e ritornano al fuoco. In tal modo tutto cambia continuamente e ogni
cosa si trasforma in un’altra; tutto scorre (pánta rhêi), tutto è continuo divenire. Ogni
cosa tende a trasformarsi nel contrario: il freddo nel caldo; il giorno si fa notte, la
vita si fa morte. Alla base di ogni cosa stanno il contrasto e la lotta tra gli opposti e
la loro sostanziale unità di fondo. Da questo punto di vista Eraclito è stato
considerato il padre della dialettica: « Tutto quanto » egli afferma « si realizza
necessariamente attraverso un contrasto ».
La filosofia di Eraclito si contrappone a quella di Parmenide, che sosteneva la teoria
dell’unità e dell’immutabilità dell’Essere e negava che il concetto di non-essere
potesse avere una realtà. Con Eraclito il nonessere e il molteplice sono presenti in
ogni dove e permettono lo svolgimento e il divenire. In questo senso la sua filosofia
influenzò in modo preciso i sofisti, Platone, Aristotele, gli stoici e successivamente
tutti i sistemi dialettici.