Page 285 - Dizionario di Filosofia
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autonomo » che sta alla base della vita degli esseri animati.

          ENTIMÈMA  (gr. enthýmēma,  ciò  che  si  ha  nell’animo,  nel  pensiero,  da en,  in  e
          thymós,  animo).  Nella  logica  aristotelica,  sillogismo  retorico,  basato  su
          verisimiglianze,  che  tende  più  a  suggestionare  e  a  persuadere  che  a  dimostrare
          rigorosamente (« sillogismo dell’oratore »). •  In seguito, poiché in questo tipo di

          sillogismo la premessa maggiore era per lo più sottintesa, essendo una verità nota a
          tutti, il termine ha designato un sillogismo incompleto, in cui una premessa rimane
          sottintesa. (Es.: Il coraggio, essendo una virtù, merita lode, dove appare chiaro che
          rimane sottintesa la premessa maggiore: La virtù merita lode.)
          ENTITÀ (lat. mediev. entilas - atis, da ens, entis, ente). Essenza dell’ente*, insieme
          delle qualità costitutive di un ente. Essa è per gli scolastici un ens rationis, ovvero

          un’idea generale ottenuta per astrazione e avente perciò realtà solo nella mente (es.:
          la cavallinità è entità di cavallo, l’umanità di uomo). Nella logica contemporanea si
          insiste sul significato astrattivo del termine rispetto all’esperienza (Carnap).
          ENTUSIASMO. Questo termine ebbe fortuna nel pensiero filosofico del Settecento. Lo
          usò Shaftesbury nella Lettera sull’entusiasmo (1708), occasionata da manifestazioni

          di fanatismo religioso al quale si erano abbandonati dei protestanti francesi rifugiati
          in Inghilterra. Ma più che nell’ambito morale e religioso, la parola si impose nella
          trattatistica  estetica  della  metà  del  secolo,  quando  la  concezione  platonica  della
          divina ispirazione dei poeti trovò nuovo suffragio in un clima culturale propenso a
          riconoscere nella forza della fantasia e del sentimento il motore primo dell’attività
          estetica.  L’entusiasmo  fu  sentito  allora  come  l’antitesi  della  fredda  ragione,  sulla
          quale  deve  fondarsi  la  scienza,  e  una  valutazione  di  esso,  in  tutto  positiva,  diede

          Diderot, il quale non esitò a riconoscere nel vero entusiasmo addirittura l’enorme e
          il barbarico. In Italia, pur con adattamenti a un gusto ancora classicistico, se ne fece
          teorico Saverio Bettinelli nel trattato l’Entusiasmo delle belle arti (1769), e, senza
          nessuna  riserva  classicistica,  lo  difesero  gli  scrittori  del Caffè,  in  particolare
          Alessandro Verri.

          ENUMERAZIONE. Nella logica, operazione mediante la quale si definisce un concetto
          enumerando  gli  individui  o  le  specie  che  esso  comprende.  Se  l’enumerazione  è
          completa (enumeratio perfecta) dà luogo al sillogismo per induzione o ragionamento
          epagogieo*; se è incompleta (enumeratio imperfecta)  si  risolve  in  un  sofisma,  in
          quanto  non  è  possibile  pervenire  a  una  proposizione  generale  da  un  numero
          insufficiente di casi.
          Per  Cartesio,  l’enumerazione  ha  una  funzione  molto  importante  nel  processo  che

          porta alla conoscenza chiara e distinta: essa costituisce la quarta regola del metodo
          ed è così formulata: « Fare ovunque computi così totali e rassegne così generali che
          si possa essere sicuri di non omettere nulla ».
          ENUNCIATO. Nella logica scolastica il termine ha un ambito di significato identico a

          quello di proposizione, e indica perciò un discorso compiuto suscettibile di essere
          vero  o  falso.  •  Nella  logica  moderna,  «  complesso  di  segni  costituito  secondo
          determinate regole sintattiche » (Carnap).
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