Page 286 - Dizionario di Filosofia
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EÓNE (gr. aiôn -ônos). Termine spiegato da Aristotele come « essere da sempre »
(aèi êinai), usato dai neoplatonici e dagli gnostici per designare gli esseri eterni
creati direttamente da Dio e svolgenti la funzione di intermediari tra questo e il
mondo sensibile. Per gli gnostici gli eoni sono emanazioni della divinità e
partecipano della sua natura: essi stessi sono capaci di generarne altri sempre più
lontani dalla perfezione. A conclusione della vicenda del creato, queste emanazioni
che hanno presieduto alla comparsa dei vari momenti dell’universo si rifonderanno
di nuovo nel principio supremo, il Pleroma. Le varie correnti gnostiche non sono
d’accordo sul numero e sulla esatta natura degli eoni; alcune sostengono che gli eoni
maschi e femmine sono associati in coppie dette sizigie. (Gesù Cristo, per certi
gnostici, sarebbe un eone.)
EPAGÒGE (gr. epagōge, da epí, sopra, verso e ágein, condurre). Termine della logica
aristotelica tradotto letteralmente da Cicerone con inductio. (V. INDUZIONE.)
EPAGÒGICO. In logica, si dice del ragionamento per induzione. (Contr. PARAGOGICO.)
In Aristotele il ragionamento epagogico è un sillogismo nella cui premessa
maggiore ven, gono enumerate tutte le specie di un genere. Per es.: « L’uomo, il
cavallo, il mulo vivono a lungo; ora, l’uomo, il cavallo, il mulo sono animali senza
fiele; dunque gli animali senza fiele vivono a lungo ». Questo tipo di ragionamento è
rigoroso solo a patto che l’enumerazione sia completa.
EPICHERÈMA (gr. epichéirēma). Nella logica di Aristotele, tipo di sillogismo in cui
una delle premesse (o entrambe) è accompagnata dalla prova. (È detto perciò anche
SILLOGISMO CATAFRATTO [« bene armato »].)
EPICUREISMO. Dopo la morte di Epicuro, la dottrina epicurea non subì alcuna
modifica sostanziale e continuò a essere insegnata nel giardino del filosofo, per cui
gli epicurei vennero soprannominati « quelli del Giardino ». Il primo continuatore di
Epicuro nella guida della scuola fu Ermarco, al quale il maestro aveva lasciato la
propria casa, che i discepoli dovevano abitare tutti insieme. Altri illustri
rappresentanti dell’epicureismo furono Metrodoro di Lampsaco, Filodemo di
Gadara, Diogene di Enoanda e, tra le donne, Temistia e Leontina. Centri di dottrina
epicurea furono creati a Lampsaco, a Mitilene, in Egitto e, nel II sec. a.C., ad
Antiochia e a Roma. Qui Tito Lucrezio Caro diede suggestiva forma poetica alle
dottrine del maestro nel poema De rerum natura*. Agli inizi dell’era cristiana,
esistevano ancora numerose comunità di epicurei, poi lentamente la dottrina si
ridusse a patrimonio isolato di pochi studiosi.
Caduto in oblio per tutto il medioevo, l’epicureismo ritrovò nel Rinascimento il suo
clima naturale, a partire da Lorenzo Valla. Nel XVII sec. ebbe un convinto sostenitore
in Gassendi, che, criticando la filosofia di Cartesio, elaborò una concezione
sensistica basata su una fisica atomistica simile a quella di Epicuro e su una dottrina
etica ispirata alla morale epicurea. Attraverso Gassendi l’epicureismo influenzò il
materialismo moderno; a questo proposito si può ricordare che Marx elaborò la sua
tesi di dottorato sul pensiero di Epicuro e di Democrito.
EPICURO, in gr. Epíkuros, filosofo greco (Samo, secondo una tradizione, o Atene