Page 294 - Dizionario di Filosofia
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metafisicheggianti. In un certo senso è già esistenziale la filosofia di Socrate, che
affronta i problemi dell’uomo contro le costruzioni cosmogoniche degli ionici con la
celebre affermazione « conosci te stesso »; così si può dire della filosofia di Pascal,
che polemizza con la filosofia cartesiana tutta impegnata sul terreno intellettualistico
e scientifico, ma indifferente ai problemi che riguardano direttamente l’uomo di
fronte alla vita e alla morte. La filosofia dell’esistenza si è però affermata con
Kierkegaard, che all’idealismo assoluto di Hegel contrappone la sua concezione del
valore assoluto dell’esistenza del singolo.
L’esistenzialismo si presenta come una volontà di riflessione concreta sull’uomo e
sulla sua condizione; e, dato che ogni individuo possiede una sua personale
sensibilità che gli fornisce una particolare « intuizione del mondo »,
l’esistenzialismo si è sviluppato secondo direttrici diverse, fondate ciascuna su un
diverso modo di sentire la realtà: esistenzialismo ateo con Heidegger e Sartre,
esistenzialismo religioso con Kierkegaard, Jaspers, Gabriel Marcel, esistenzialismo
« positivo » con Merleau-Ponty e, in Italia, con Nicola Abbagnano.
Il tratto fondamentale di ogni filosofia dell’esistenza è costituito dall’intuizione e
dall’esperienza di una libertà assoluta. La formula sartriana « l’esistenza precede
l’essenza » significa infatti che noi non siamo predeterminati al momento del nostro
apparire nel mondo, ma che creiamo il nostro destino con le nostre libere scelte, che
siamo del tutto responsabili di noi stessi; esigenza del resto già espressa nella teoria
kantiana del « carattere ». L’esistenzialismo è dunque in primo luogo una filosofia
morale, un « umanismo » che esalta l’impegno e rifiuta la speculazione tradizionale
la quale, illudendosi di ricercare all’infinito i motivi dell’azione umana, conduce
all’assenteismo e all’immobilità.
Dal punto di vista teorico, l’esistenzialismo muove dalla constatazione che l’uomo
inizialmente non è un essere raziocinante, ma semplicemente un essere incarnato
nell’esistenza. In tal senso siamo come « imbarcati » e non possiamo riflettere che a
partire dall’esistenza, la quale rappresenta la verità immediata. In questo senso
l’esistenzialismo si avvicina al marxismo, per il quale l’impegno che ci lega alla vita
è la struttura di fondo di tutte le nostre idee. Un approfondimento speculativo della
teoria dell’impegno, cioè un’analisi « dell’esserci » (Dasein) è stata tentata da
Heidegger e costituisce una vera e propria « filosofia esistenziale » od ontologia.
Nel suo complesso l’esistenzialismo costituisce uno sforzo mirante a pensare la
totalità delle determinazioni del mondo nell’immanenza della coscienza reale che
ognuno ha di sé e sfocia in una teoria che tende a esaurire tutta la problematica
umana in un sistema di antropologia filosofica.
Bibliogr.: C. Fabro, Introduzione all’esistenzialismo, Milano 1943; L. Pareyson,
Studi sull’esistenzialismo, Firenze 1943; J. Wahl, Petite histoire de
l’existentialisme, Parigi 1947; G. Lukács, Existentialisme ou marxisme?, Parigi
1948; E. L. Allen, Existentialism from whithin, Londra 1953; R. Campbell,
L’existentialisme, Parigi 1953; P. Foulquié, L’existentialisme, Parigi 1953; E. Paci,
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Santucci, Esistenzialismo e filosofia italiana, Bologna 1959; P. Chiodi,