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quod prius non fuerit in sensu, nisi intellectus ipse). Per Kant l’esperienza è fonte
di ogni possibile conoscenza, ma essa si costituisce grazie alle funzioni a priori del
pensiero (intuizioni e categorie), e infine per l’idealismo tedesco l’esperienza altro
non è che attività del pensiero. Il realismo, all’opposto, ritiene che l’esperienza ci
permetta di attingere la conoscenza vera e propria della realtà che ci sta attorno, così
come fa la scienza nello studio dei fenomeni.
• Esperienza morale. La nozione di esperienza morale nasce dalla risposta al quesito
che si pone circa l’origine delle regole morali. Secondo taluni moralisti, le regole
morali provengono dalla nostra coscienza, che le contiene in modo innato,
universale, eterno, sia per averle formate da se stessa, sia per averle ricevute da Dio
(« Coscienza, istinto divino », scrive J.-J. Rousseau); tali regole sarebbero, dunque,
a priori, anteriori a ogni esperienza sensibile: in questo caso si tratta di
razionalismo morale.
Secondo altri moralisti, al contrario, le regole morali provengono dall’esperienza
sensibile: empirismo morale. Tale atteggiamento si manifesta a sua volta sotto vari
aspetti: a) credenza nell’esperienza individuale, la quale dà luogo ad altrettante
morali quanti sono gli individui (individualismo morale) ; b) credenza
nell’esperienza sociale, collettiva, in cui la morale individuale si limita a seguire i
costumi della società in cui l’individuo vive; la morale in questo caso altro non è che
« scienza dei costumi » (sociologismo) ; c) credenza nell’esperienza sociale, ma
capace di evolvere, di progredire. sotto l’impulso di diversi fattori, tra cui può avere
una parte importante l’azione dell’individuo stesso, così come l’azione della
ragione, che fa la sintesi delle esperienze (razionalismo scientifico e insieme
empirismo).
ESPRESSO. Per la scolastica, si dice delle idee elaborate dall’immaginazione o dalla
riflessione, in opposizione alle idee impresse*, che si producono per diretta
influenza (impressio) sulla mente delle specie* presenti nell’oggetto.
Esprit de finesse. Espressione francese che significa spirito di finezza, con cui
Pascal, nei Pensieri, indica il « ragionamento per sentimento », che si identifica
all’incirca con l’intuizione, in antitesi con l’esprit de géométrie (« spirito di
geometria ») che è il ragionamento rigidamente razionale.
ESSENZA. 1. Nella filosofia antica, a partire da Aristotele, l’essenza è una
determinazione dell’idea di essere. Poiché l’essere però può essere inteso in due
sensi, categoriale, ovvero inquadrato nelle dieci categorie* (es. essere bianco)
oppure copulativo, ovvero affermante la verità di una proposizione, qualunque essa
sia (es. questo è bianco) ne deriva che l’essenza, che riguarda la realtà dell’essere, è
dedotta dall’essere categoriale. Ne risulta che essa può chiamarsi quiddità, cioè ciò
che rende permanentemente una cosa quella che è, o forma o natura.
Da un punto di vista analitico, nell’essenza bisogna distinguere il genere (génos) e la
differenza specifica (diaphorá) che permettono di definire l’essenza, cui
accidentalmente (perché la cosa può essere bianca o nera), ma necessariamente
(perché o bianca o nera o di a’tro colore deve pure essere) si aggiungono le note non
essenziali (proprietà o propria). In conclusione, almeno per gli esseri finiti, da un