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della frequenza cardiaca e respiratoria, secchezza delle fauci, orripilazione, lacrime

          e  singhiozzi,  vari  disturbi  digestivi,  tremore  muscolare,  ecc.,  fenomeni  tutti  che
          sfuggono al controllo della volontà, ma dei quali il soggetto è cosciente. Le emozioni
          sono  quindi  accompagnate  da  elementi  di  comportamento  diretti ad  affrontare  le
          situazioni,  risolvendo  o  eludendo  i  problemi  che  queste  presentano;  nel  caso  che
          questo  non  sia  possibile,  la  conseguente  frustrazione  delle  spinte  emozionali  può
          provocare stati di angoscia.

          Per spiegare la natura e le leggi dell’emozione sono state elaborate varie teorie, sia
          intellettualistiche sia fisiologiche. Secondo le prime, l’emozione potrebbe, almeno in
          certi casi, avere per antecedenti immediati alcuni fenomeni intellettuali: percezione,
          immaginazione,  concezione,  giudizio.  Secondo  le  teorie  fisiologiche,  invece,  uno
          stato intellettivo non riuscirebbe mai a produrre direttamente un’emozione: tra stato
          intellettivo  ed  emozione  devono,  pertanto,  esistere  reazioni  organiche,  fenomeni
          fisiologici. La maggior parte dei fautori della teoria fisiologica (tra cui W. James,

          Lange,  Th.  Ribot)  ha  sostenuto  la  tesi  periferica,  secondo  la  quale  le  sensazioni
          organiche  sono  rappresentate  da  sensazioni  viscerali  o  muscolari,  mentre  altri
          studiosi,  come  Solier,  hanno  sostenuto  una  teoria  centrale  dell’emozione,  secondo
          cui questa non sarebbe che un fenomeno di cenestesi cerebrale. Questo contrasto tra
          tesi sembra si possa attenuare quando si constata che ogni emozione è determinata, in
          varia misura, sia da fatti fisiologici sia da fenomeni psichici.

          EMPATÌA.  Processo  psichico  che  consiste  nell’assorbimento  diretto  dello  stato
          emozionale  di  un’altra  persona.  (L’empatia  si  sviluppa  all’interno  del  rapporto
          madrebambino  nei  primi  mesi  di  vita.)  In  generale,  in  rapporto  a  oggetti,  sta  a
          significare  la  proiezione  di  particolari  sentimenti  soggettivi,  soprattutto  spaziali,
          dall’io all’oggetto.

          EMPÈDOCLE, in gr. Empedoklês, filosofo greco (Agrigento, intorno al 483-482 a.C.
          - † 423 circa). Sebbene aristocratico, continuò, pare, l’opera del padre Metone, il
          quale  era  stato  a  capo  del  partito  democratico,  e  fu,  oltre  che  uomo  politico,
          legislatore, poeta, medico, mago e taumaturgo. A imitazione di Parmenide, espose in

          versi le sue concezioni filosofiche: ci sono pervenuti, in frammenti, 400 versi di un
          poema sull’Universo e 120 dell’opera Le purificazioni, in cui egli si compiace di
          essere  ritenuto  dai  concittadini  una  sorta  di  divinità.  Secondo  quanto  attesta
          Aristotele,  sarebbe  morto  nel  Peloponneso  a  circa  sessant’anni  d’età;  secondo
          Diogene  Laerzio,  si  sarebbe  ucciso  gettandosi  nel  cratere  dell’Etna.  Tra  i  suoi
          discepoli  ebbe  forse  il  filosofo  Gorgia.  Della  sua  opera  alcuni  secoli  più  tardi
          Lucrezio fece il più alto elogio.
          Filosofo  eclettico,  si  ispirò  al  pensiero  di  Eraclito,  di  Parmenide  e  di  Pitagora;

          contro gli eleati tentò una felice rivalutazione della conoscenza sensibile e con la sua
          teoria  dei  «  quattro  elementi  »  mirò  a  giustificare  il  divenire  del  mondo,  che  già
          Eraclito aveva considerato come la verità fondamentale. L’acqua, l’aria, il fuoco e la
          terra  sono  secondo  lui  i  quattro  elementi  la  cui  combinazione  e  la  cui  divisione
          generano  le  cose  della  nostra  esperienza,  con  un  processo  continuo  che  mai  si

          arresta. In questo senso i due grandi avversari dell’essere e del divenire, Parmenide
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