Page 279 - Dizionario di Filosofia
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della frequenza cardiaca e respiratoria, secchezza delle fauci, orripilazione, lacrime
e singhiozzi, vari disturbi digestivi, tremore muscolare, ecc., fenomeni tutti che
sfuggono al controllo della volontà, ma dei quali il soggetto è cosciente. Le emozioni
sono quindi accompagnate da elementi di comportamento diretti ad affrontare le
situazioni, risolvendo o eludendo i problemi che queste presentano; nel caso che
questo non sia possibile, la conseguente frustrazione delle spinte emozionali può
provocare stati di angoscia.
Per spiegare la natura e le leggi dell’emozione sono state elaborate varie teorie, sia
intellettualistiche sia fisiologiche. Secondo le prime, l’emozione potrebbe, almeno in
certi casi, avere per antecedenti immediati alcuni fenomeni intellettuali: percezione,
immaginazione, concezione, giudizio. Secondo le teorie fisiologiche, invece, uno
stato intellettivo non riuscirebbe mai a produrre direttamente un’emozione: tra stato
intellettivo ed emozione devono, pertanto, esistere reazioni organiche, fenomeni
fisiologici. La maggior parte dei fautori della teoria fisiologica (tra cui W. James,
Lange, Th. Ribot) ha sostenuto la tesi periferica, secondo la quale le sensazioni
organiche sono rappresentate da sensazioni viscerali o muscolari, mentre altri
studiosi, come Solier, hanno sostenuto una teoria centrale dell’emozione, secondo
cui questa non sarebbe che un fenomeno di cenestesi cerebrale. Questo contrasto tra
tesi sembra si possa attenuare quando si constata che ogni emozione è determinata, in
varia misura, sia da fatti fisiologici sia da fenomeni psichici.
EMPATÌA. Processo psichico che consiste nell’assorbimento diretto dello stato
emozionale di un’altra persona. (L’empatia si sviluppa all’interno del rapporto
madrebambino nei primi mesi di vita.) In generale, in rapporto a oggetti, sta a
significare la proiezione di particolari sentimenti soggettivi, soprattutto spaziali,
dall’io all’oggetto.
EMPÈDOCLE, in gr. Empedoklês, filosofo greco (Agrigento, intorno al 483-482 a.C.
- † 423 circa). Sebbene aristocratico, continuò, pare, l’opera del padre Metone, il
quale era stato a capo del partito democratico, e fu, oltre che uomo politico,
legislatore, poeta, medico, mago e taumaturgo. A imitazione di Parmenide, espose in
versi le sue concezioni filosofiche: ci sono pervenuti, in frammenti, 400 versi di un
poema sull’Universo e 120 dell’opera Le purificazioni, in cui egli si compiace di
essere ritenuto dai concittadini una sorta di divinità. Secondo quanto attesta
Aristotele, sarebbe morto nel Peloponneso a circa sessant’anni d’età; secondo
Diogene Laerzio, si sarebbe ucciso gettandosi nel cratere dell’Etna. Tra i suoi
discepoli ebbe forse il filosofo Gorgia. Della sua opera alcuni secoli più tardi
Lucrezio fece il più alto elogio.
Filosofo eclettico, si ispirò al pensiero di Eraclito, di Parmenide e di Pitagora;
contro gli eleati tentò una felice rivalutazione della conoscenza sensibile e con la sua
teoria dei « quattro elementi » mirò a giustificare il divenire del mondo, che già
Eraclito aveva considerato come la verità fondamentale. L’acqua, l’aria, il fuoco e la
terra sono secondo lui i quattro elementi la cui combinazione e la cui divisione
generano le cose della nostra esperienza, con un processo continuo che mai si
arresta. In questo senso i due grandi avversari dell’essere e del divenire, Parmenide