Page 275 - Dizionario di Filosofia
P. 275
ampliamento della teoria della relatività ristretta.
Questi studi gli valsero la nomina a professore ordinario di fisica teorica presso
l’università tedesca di Praga (1911-1912) e poi quella di professore ordinario di
matematiche superiori presso il politecnico di Zurigo (1912-1913); nel 1914 si
stabilì definitivamente in Germania e nello stesso anno succedette a J. E. Van’t Hoff
nella direzione del Kaiser Wilhelm Institut, a Berlino. Nel 1916 nella memoria
intitolata: Die Grundlagen der allgemeinen Relativitätstheorie, espose in forma
definitiva la sua teoria della relatività generale, dove, in base al postulato
dell’equivalenza fra tutti i sistemi inerziali e non inerziali, formulò una nuova teoria
della gravitazione in cui il campo gravitazionale generato da ogni corpo materiale è
rappresentato come una modificazione delle proprietà geometriche dello spazio
fisico. Come conseguenza di ciò, la geometria euclidea risultò insufficiente a
descrivere le leggi secondo le quali i corpi si comportano nello spazio: infatti, la
curvatura dello spazio, ipotizzata dalla teoria, induce a considerare la retta, il piano
e le altre entità geometriche, il principio d’inerzia e le altre leggi classiche della
teoria newtoniana della gravitazione universale, come casi limite validi solo, con
grandissima approssimazione, per lo spazio del nostro sistema planetario. La
formulazione matematica della teoria fu possibile, in quanto Einstein adottò la nuova
matematica non euclidea formulata da Riemann (v. RELATIVITÀ). La validità delle
affermazioni contenute nella teoria della relatività generale fu confermata
sperimentalmente dalla rotazione delle ellissi delle orbite planetarie intorno al Sole
(constatata per Mercurio); dal fenomeno dello spostamento verso il rosso delle righe
spettrali delle stelle; dalla curvatura dei raggi luminosi per effetto dei campi
gravitazionali (constatata durante l’eclisse del 29 marzo 1919).
Nel 1921 Einstein ricevette il premio Nobel per la fisica; nonostante ciò egli subì
persecuzioni razziali da parte dei nazisti e dei nazionalisti tedeschi che mal
tolleravano le sue convinte posizioni umanitarie e pacifiste. Nel 1933 lasciò la
Germania rifugiandosi prima in Francia, poi in Belgio, in Gran Bretagna e infíne
negli Stati Uniti, dove ebbe una cattedra di fisica teorica presso l’Institute for
Advanced Study di Princeton; qui Einstein continuò le sue ricerche e,
conseguentemente ai propri ideali, rifiutò di partecipare alle ricerche per la
fabbricazione della bomba atomica; tuttavia, con una lettera indirizzata a F. D.
Roosevelt (1939) appoggiò Fermi e Szilard nella loro richiesta di finanziamenti,
convinto che l’uranio poteva essere utilizzato quale importante fonte di energia per il
bene dell’umanità. Nel 1950 pubblicò un’appendice alla terza edizione del suo libro
The Meaning of Relativity, in cui formulava alcune ipotesi sul problema
cosmologico affermando, tra l’altro, che l’asserzione di un inizio dell’espansione
dell’universo va considerata solo una singolarità in senso matematico; che l’universo
va inteso come un’entità finita in espansione; che l’età dell’universo è maggiore di
quella della Terra (ipotesi, questa, oggi confermata). Nel 1953 pubblicò una seconda
appendice alla stessa opera con la quale esponeva i principi di una generalizzazione
della teoria della relatività (teoria del campo unificato), mediante cui erano legate
in una sola relazione le teorie della gravitazione e dell’elettromagnetismo, il che