Page 273 - Dizionario di Filosofia
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EFFICIENTE. Presso Aristotele, detto di una delle quattro cause, in particolare quella

          che produce il mutamento.
          EGÈSIA, in gr. Hēgēsías, filosofo greco della scuola cirenaica, vissuto verso il 300
          a.C.  Trasformò  il  tradizionale  edonismo  ottimistico  dei  cirenaici  in  senso
          pessimistico:  il  piacere  è  il  solo  bene,  ma  poiché  per  l’uomo  è  impossibile

          raggiungerlo, non resta che la morte. Per questo, fu soprannominato PEISITHÁNATOS
          («  persuasore  di  morte  »)  e  dovette  abbandonare  l’insegnamento  per  ordine  di
          Tolomeo I.
          EGESIA di Sinope, filosofo greco della scuola cinica (seconda metà del IV sec. a.C.).
          Allievo  di  Diogene  di  Sinope,  secondo  Diogene  Laerzio  sarebbe  stato  una  volta

          rimproverato dal maestro per aver creduto che la filosofia potesse essere appresa
          dai libri, anziché vissuta nella pratica quotidiana; il che equivaleva, nel linguaggio
          popolare  e  pittoresco  di  Diogene  di  Sinope,  a  «  preferire  i  fichi  secchi  dipinti  a
          quelli reali ».
          EGOISMO. Termine usato a partire dal XVIII sec. per indicare la tendenza dell’uomo a

          fare di se stesso come individuo il punto di riferimento di tutti i valori. Il positivismo
          coniò  la  parola altruismo*  per  designare  la  tendenza  opposta.  Kant  distingue  un
          egoismo logico,  per  cui  l’individuo  giudica  inutile  sottoporre  il  proprio  pensiero
          alla verifica del consenso o del dissenso degli altri; un egoismo estetico, per cui il
          criterio assoluto del bello è il proprio gusto personale; un egoismo morale, per cui il
          vantaggio  personale  diventa  il  fine  supremo  della  condotta.  Teorizzazioni  celebri
          dell’egoismo si trovano in Nietzsche e in Stirner.

          Bibliogr.:  C.  M.  Pfaff, Oratio  de  egoismo,  Tubinga  1722;  sulle  origini  di  questa
          tendenza: H. M. Bracken, The early reception of Berkeley’s immaterialism, L’Aia
          1965;  M.  Stirner, Der  einzige  und  sein  Eigentum,  Lipsia  1845  (trad.  it.:  Milano
          1909); F. Nietzsche, Al di là del bene e del male (1885), Milano 1954.

          EGOTISMO  (dall’ingl. egotism,  dal  lat. ego,  io).  Termine,  derivato  dall’uso  dei
          moralisti inglesi, che designa la tendenza a una sorta di culto di se stessi, per cui le
          proprie esperienze e vicende personali appaiono come le uniche valide e degne di
          considerazione.  •  In  senso  meno  negativo,  indica  anche  una  concezione  della  vita
          morale che considera il perfezionamento individuale come norma principale della
          condotta.

          EHRENFELS  (Christian,  barone VON),  filosofo  e  psicologo  austriaco  (Rodaun,
          Vienna,  1859-Lichtenau,  Vestfalia,  1932).  Professore  dal  1900  all’università  di
          Praga, si occupò soprattutto del problema dei valori, di cui negò resistenza oggettiva,
          ritenendoli legati alla « desiderabilità ».  Influenzato dalla scuola fenomenologica,

          per  le  sue  importanti  ricerche  sulla  forma  è  considerato  uno  dei  fondatori  del
          gestaltismo.  Opere  principali: Sistema  della  teoria  del  valore  (1897-1898),
          Fondamenti dell’etica (1907), Etica sessuale (1907).
          Bibliogr.: M. Brod, Karl von Ehrenfels zum Gedanken, « Kantstudien », 1933.

          EIDÈTICO (gr. eidētikós. da êidos, immagine). Termine usato da Husserl per indicare
          gli  oggetti  ideali  della  mente,  al  di  là  di  ogni  immediata  percezione  sensibile;  la
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