Page 271 - Dizionario di Filosofia
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se non ci fosse stata l’educazione, l’uomo avrebbe dovuto ad ogni generazione
riaffrontare ex novo i problemi dell’esistenza elementare e non sarebbe mài riuscito
ad evadere dalle condizioni della più grama primitività. C’è una storia e c’è un
progresso del genere umano, in qualunque modo si vogliano intendere questi
concetti, perché le generazioni sono sempre state legate l’una all’altra dal tessuto
vivente dell’educazione. D’altro canto, se si considera la vita del singolo, si vedrà
che non si riuscirà mai a segnare un punto per il quale si possa dire — non
empiricamente, ma assolutamente — che l’educazione è arrivata con esso al suo
compimento.
Se la trasmissione di certi contenuti (la « cultura ») è dunque un aspetto essenziale e
costante dell’educazione, diverse possono essere, e sono di fatto, le istituzioni
educative e diversamente possono atteggiarsi nella coscienza dell’uomo i fini ultimi
di esse. Per ciò che concerne le istituzioni, è ovvio osservare che nelle società
primitive la funzione educativa è assolta prevalentemente nell’ambito della famiglia,
sia dai genitori e dagli anziani in genere, sia da personaggi che, come il servo-
pedagogo, fanno parte anch’essi di quella istituzione assai complessa e articolata che
è la famiglia arcaica. Lino, maestro di Ercole, e il centauro Chirone, maestro di
Achille, sono nella mitologia greca figure di educatori ideali, incarnazioni esemplari
di una già autonoma arte dell’educare. Scuole pubbliche, sostitutive della famiglia
per i figli di una certa età, comparvero piuttosto presto nel mondo greco e romano. A
partire dall’imperatore Adriano (inizio del II sec. d.C.) l’intervento dello Stato nella
regolamentazione e nel controllo delle scuole pubbliche acquistò un peso crescente.
Scuole pubbliche con maestri pagati dall’erario continuarono poi a esistere anche nel
medioevo, affiancate dalle sempre più diffuse scuole ecclesiastiche. Nell’età dei
Comuni fiorirono intorno a maestri famosi scuole spesso frequentatissime,
controllate, sovvenzionate e protette dalle stesse autorità comunali. Dalla matrice
delle scuole comunali e di quelle vescovili si svilupparono le università, in origine
corporazioni di maestri operanti nell’ambito della stessa giurisdizione vescovile e
dello stesso comune. La scuola di corte e il convitto sono le istituzioni educative più
gloriose dell’età umanistica e rinascimentale in Italia, legate a figure particolarmente
rappresentative di maestri, come Gasparino Barzizza, Guarino Veronese e Vittorino
da Feltre. Con la Riforma si afferma l’esigenza di un sistema scolastico esteso a tutta
la comunità, creato dallo Stato e controllato e diretto nei suoi contenuti educativi
dalle autorità religiose. Mentre nei paesi della Riforma si gettavano così le basi
della scuola statale moderna, nel mondo cattolico la rinnovata pietà religiosa e la
preoccupazione di condurre fin dalla prima età la battaglia difensiva contro l’eresia
portarono i nuovi o rinnovati ordini religiosi (Compagnia di Gesù) a dedicarsi con
particolare impegno alla creazione di istituzioni educative. Lu riflessione
settecentesca sui problemi dell’educazione tocca il suo punto culminante con la
pubblicazione dell’Emilio (1762) di J.-J. Rousseau. Ma sul piano delle istituzioni
educative la rivoluzione era già cominciata con i cosiddetti « sovrani illuminati »,
che avevario espulso i gesuiti, sottoposto le scuole religiose al controllo dello Stato
e tentato di introdurre nelle vecchie aule la cultura illuministica, pratico-