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ricondurrebbe a un unico sistema tutti i fenomeni fisici macroscopici. Non fu
possibile per Einstein giungere a controllare l’esattezza delle sue formulazioni,
poiché non esiste una matematica in grado di risolvere il sistema di equazioni
proposto per la verifica sperimentale della nuova teoria. Convinto della giustezza
delle sue idee, lo scienziato finì con l’isolarsi dalla maggior parte dei fìsici, che egli
giudicava soggetti a una concezione statica della materia e legati all’interpretazione
probabilistica dei fenomeni fisici, da lui ritenuta, pur essendone uno degli ideatori,
non soddisfacente.
Bibliogr.: In italiano sono disponibili le seguenti opere di E.: Sulla teoria speciale e
generale della relatività, a cura di T. Levi-Civita, Bologna 1921; Prospettive
relativistiche dell’etere e della geometria, a cura di R. Contu e T. Bembo, Milano
1922; L’evoluzione della fisica, Torino 1948; Il significato della relatività, a cura
di L. A. Radicati di Brozolo, Torino 1953; Relatività, Torino 1960; Idee e opinioni,
a cura di F. Fortini e C. Losurdo, Milano 1960; Pensieri degli anni difficili, a cura
di C. Castagnoli, Torino 1965; Einstein-Born, Scienza e vita, Torino 1973; per una
bibliografia degli scritti di E.: A. Einstein scienziato e filosofo, a cura di P. A.
Schilpp, Torino 1958; su E.: G. Castelnuovo, Spazio e tempo secondo le vedute di
Einstein, Bologna 1921; A. Aliotta, Il relativismo, l’idealismo e la teoria di
Einstein, Roma 1948; C. Seelig, Einstein, Zurigo 1954; M. Born, Einstein’s theory
of relativity, Nuova York 1962; M. Born e L. Infeld, Erinnerung an Einstein,
Berlino 1967; Einstein, the man and his achievement, a cura di G. J. Whitrow,
Londra 1967.
Elèa (SCUOLA DI), scuola filosofica greca che prese il nome da una città dell’antica
Lucania, sulla costa tirrenica, alla foce del fiume Alento (od. Castellammare di
Velia, prov. di Salerno), fondata dai Focesi di Reggio. La scuola sarebbe stata
fondata, secondo la tradizione, da Senofane di Colofone (nato verso il 580 a.C.),
rifugiatosi in Magna Grecia verso il 545. La critica moderna ha tuttavia messo in
dubbio che Senofane si sia mai stabilito a Elea e ritiene che egli, piuttosto che
fondato, abbia semplicemente orientato il pensiero eleatico in senso monistico. Il
maggior rappresentante della scuola, e il suo reale fondatore, fu Parmenide (inizi del
V sec. a.C.), il metafisico dell’unità assoluta; altro importante rappresentante della
scuola, celebre per i paradossi (Achille e la tartaruga, la freccia) contro la
possibilità del movimento, fu Zenone. La scuola di Elea pose per prima una
differenza fondamentale, destinata a riapparire più volte nella storia del pensiero, tra
il mondo fisico, conoscibile dai sensi, molteplice e mutevole, e il mondo
intelligibile, conoscibile dalla ragione, oggetto della scienza, assoluto, universale,
immutabile, eterno, unico vero Essere. Teorizzò l’unità e l’immobilità dell’essere
unico ed eterno, perché a Parmenide apparve come profondamente contraddittoria
l’accettazione del concetto di non essere, che rifiutò. Ma tale rifiuto comportava
necessariamente anche la negazione della mutevolezza e del movimento e postulava
l’eterna identità dell’essere con se stesso. In tale prospettiva si oppose, in una
polemica feconda per il pensiero greco, all’eraclitismo; grande fu anche la sua
influenza su Empedocle, Democrito, Anassagora. Lo stesso Platone fu debitore alla