Page 258 - Dizionario di Filosofia
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Natura non facit saltus («  La natura non fa salti »).  Il concetto di discontinuo in

          realtà è stato a lungo opposto a quello di continuo nel corso di tutta la storia della
          filosofia. (V. CATENA dell’essere.)
          Con il progredire delle scienze, tuttavia, tale opposizione tende ad attenuarsi. Così le
          teorie  della  luce  ne  fanno  a  un  tempo  una  realtà  continua  (onde)  e  discontinua
          (corpuscoli); lo stesso per la materia (onde e corpuscoli, meccanica ondulatoria).
          Sembra dunque, alla luce della scienza attuale, che il continuo e il discontinuo siano

          piuttosto aspetti complementari di una stessa realtà, che si mostra ora sotto l’uno, ora
          sotto l’altro, a seconda dei casi. Più precisamente, a un certo punto del raffinamento
          dell’indagine  scientifica  dei  fenomeni  fisici,  risulta  inevitabile  il  passaggio  dal
          continuo  al  discontinuo:  ad  es.  nello  studio  dei  fenomeni  energetici  si  è  dovuti
          passare  all’introduzione  dei quanti,  che  hanno  reso  possibile  l’interpretazione
          quantitativa di fenomeni inspiegabili con teorie basate sulla continuità dei fenomeni.
          Ciò  risulta  chiaro,  quando  si  pensi  all’equivalenza  tra  massa  ed  energia  e  alla

          struttura discontinua della materia.
          DISCORSIVO.  Nella logica, che procede per gradi, che deriva una proposizione da
          un’altra  mediante  il  ragionamento;  che  non  è  intuitivo: Platone  e  Spinoza
          distinguono la conoscenza discorsiva, o ragionamento, dalla conoscenza intuitiva,

          o diretta. (V. DIANOIA, DIANOETICO.)
          DISCRETIVO.  Nella logica di  Port-Royal, detto di proposizione composta in cui le
          enunciazioni  sono  legate  da  particelle  avversative,  espresse  o  sottintese:
          L’astronomia è scientifica, ma non l’astrologia.
          DISGIUNTIVO. Nella logica, si dice di un giudizio che propone un’alternativa tra due

          predicati, uno dei quali è vero e l’altro è falso (Pietro legge o dorme). • Sillogismo
          disgiuntivo,  quello  in  cui  la  premessa  maggiore  è  appunto  disgiuntiva,  come  in
          questo  caso:  « A  è  vera,  o  è  vera  B; A  non  è  vera;  dunque  B  è  vera  ».  (Contr.
          CONGIUNTIVO.)

          distinguo. Voce lat. che nel linguaggio scolastico indica che in una proposizione una
          parte si accetta (concedo), un’altra si nega (nego).
          DISTINTO.  Croce  introduce  il  concetto  di distinto  e  di distinzione  nella  logica
          hegeliana. Per Hegel la contrapposizione dialettica si stabilisce tra i diversi momenti
          dello Spirito assoluto (arte, religione, filosofia), ma per Croce tale opposizione non
          è accettabile perché elimina ogni forma di autonomia delle attività particolari: per

          Hegel infatti la verità dell’arte è relativa e in realtà si attua soltanto nel superiore
          momento  filosofico.  Croce  sostiene  invece  che  il  processo  dialettico  si  esaurisce
          volta  per  volta  nei  singoli momenti  distinti  l’uno  dall’altro:  nell’estetica,  nella
          filosofia, nell’economia e nella morale.

          DISTINZIONE. Nella logica, qualità di una idea di cui si colgono nettamente i diversi
          elementi. La distinzione è, con la chiarezza, una delle qualità essenziali delle idee:
          l’idea chiara  è,  secondo  Cartesio,  quella  che  si  distingue  nettamente  da  un’altra;
          l’idea distinta è quella di cui si distinguono nettamente i diversi elementi. All’idea
          chiara  si  oppone  l’idea oscura,  all’idea  distinta  quella confusa.  Cartesio,
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