Page 262 - Dizionario di Filosofia
P. 262

che  stabilisca  il  rapporto  tra  i  primi  due  (ad  es.,  il  Dio  dei  razionalisti),  ipotesi

          ugualmente esclusa dal momento che sono stati posti solo due principi. Il dualismo
          radicale origina dunque contraddizioni e antinomie insanabili. Se esso infatti fosse
          conseguente,  dovrebbe  negare  ogni  possibile  rapporto  tra  i  due  principi  posti
          inizialmente; ma vi rinuncia poiché mira a mantenere intatta la possibilità, in senso
          etico e psicologico, dell’azione del pensiero sulla realtà naturale.
          •  Il dualismo religioso ha il suo terreno classico nelle religioni dell’antica Persia,

          che spiegano la presenza del male nel mondo e l’esistenza stessa del mondo come
          dovute alla lotta inconciliabile tra due principi eterni, l’uno buono, l’altro cattivo.
          Questa  dottrina  ha  la  formulazione  più  tipica  nella  religione  di  Zarathustra:  essa
          riappare più tardi nei sistemi gnostici di Bardesane e di Marcione, e soprattutto nel
          manicheismo.  Mani  opponeva  Dio,  creatore  delle  anime,  del  bene,  del  Nuovo
          Testamento,  a  Satana,  creatore  della  materia,  del  male  e  dell’Antico  Testamento.
          L’atteggiamento dualistico del manicheismo continuò nelle eresie catara e albigese

          sino al XIII sec.
          DUALITÀ.  Per la logica moderna, la legge di dualità è il tradizionale principio di
          (non) contraddizione secondo il quale un dato soggetto non può contemporaneamente
          essere A o non-A.

          DUBBIO.  Quando  le  ragioni  che  sostengono  un’opinione  sono,  o  ci  paiono,
          equivalenti a quelle dell’opinione contraria, non possiamo pronunciarci a favore di
          una o dell’altra, ma restiamo sospesi tra le due: « dubitiamo ». Il dubbio può essere
          definitivo (dubbio scettico) o momentaneo (risultato transitorio della riflessione, o
          strumento di ricerca). Nel primo caso si tratta di dubbio sistematico, nel secondo di
          dubbio metodico, applicato e raccomandato da Cartesio, il quale ha stabilito appunto

          questa  differenza.  Gli  scettici  dubitano  per  dubitare;  Cartesio  dubita  solo  per
          pervenire  alla  verità:  il  dubbio  scettico  è  un  fine  e  non  è  scientifico,  quello
          cartesiano  un  mezzo,  un metodo per verificare e sperimentare tutte le conoscenze.
          Cartesio lo enuncia così nel suo Discorso sul metodo*: « Il primo (precetto) era di
          non  accettare  mai  nessuna  cosa  per  vera  se  prima  non  l’avessi  riconosciuta
          evidentemente essere tale […] e di non comprendere nei miei giudizi niente di più di

          ciò  che  si  presentasse  così  chiaramente  e  distintamente  al  mio  spirito  che  io  non
          avessi alcuna occasione di metterlo in dubbio ».
          DU  BOIS-REYMOND  (Emil),  fisiologo  e  filosofo  naturale  tedesco  (Berlino  1818-
          1896). Legato da amicizia con Helmholtz fu tra i fondatori della società di fisica di
          Berlino  (1845)  e  svolse  un’importante  azione  al  fine  di  introdurre  i  metodi  della

          fisica sperimentale nell’ambito delle ricerche fisiologiche.  Mentre sul piano della
          ricerca scientifica contribuì alla formulazione di spiegazioni in termini meccanicisti,
          ad  es.  nelle Ricerche  sull’  elettricità  animale  (1848),  dal  punto  di  vista  della
          riflessione  filosofica  sulla  scienza  i  suoi  contributi  vanno  nella  direzione  del
          superamento della prospettiva meccanicistica come nell’importante scritto Sui limiti
          della conoscenza della natura (1872).

          Bibliogr.:  In  italiano: I  confini  della  conoscenza  della  natura,  a  cura  di  V.
   257   258   259   260   261   262   263   264   265   266   267