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DUNS SCOTO (Giovanni), in ingl. John Duns Scotus, filosofo e teologo scozzese
(Maxton, Scozia, 1266 circa – Colonia 1308). A quindici anni iniziò il noviziato tra i
francescani e nel 1291 fu ordinato sacerdote. Dal 1293 al 1296 fu a Parigi, dove, nel
mondo culturale dell’università, riuscì a imporre la sua personalità, ricca a un tempo
di profonda e schietta religiosità francescana e di eccezionale acume intellettuale.
Tornato in patria, insegnò filosofia a Oxford e a Cambridge per passare poi ancora a
Parigi, come commentatore delle Sentenze di Pietro Lombardo, e lì insegnò a due
riprese dal 1301 al 1303 e dal 1305 al 1307. Alienatosi le simpatie dei sostenitori
del re Filippo il Bello, contro il quale prese le difese del papato, per ragioni di
sicurezza personale fu mandato dai superiori a Colonia.
Chiamato Doctor subtilis per la sua critica penetrante della dottrina di Aristotele,
dei commentatori arabi e della filosofia di Tommaso d’Aquino, fu l’iniziatore di una
scuola scotista francescana che per i suoi procedimenti e i suoi risultati si
contrappose alla scuola tomistica domenicana. Duns Scoto muove infatti da un
presupposto diverso da quello di Tommaso, il qua’e si era sforzato di mostrare,
secondo le regole della scolastica, che la ragione naturale può spiegare un certo
numero di verità di fede; egli sostiene all’opposto che ragione e fede non debbono
essere confuse e che i procedimenti filosofici, se vogliono essere veramente
rigorosi, pur movendo dalle verità sensibili e contingenti, debbono basarsi su verità
logiche e necessarie a priori. Questo metodo, che rende più ristretto il campo di un
sapere certo e rigoroso, amplia il terreno sul quale l’intelletto non può più operare e
che rimane così affidato alla « volontà »; molte verità di fede, pertanto, non possono
più essere sostenute in sede dimostrativa e logica, ma possono venire accettate per
una scelta volontaria. L’unica prova dell’esistenza di Dio è quella ontologica di
sant’Anselmo*, che si basa infatti su un’iniziale esperienza di tipo religioso.
Riguardo al problema di come gli individui creati da Dio possano essere insieme
individuali e universalizzabili nel concetto (l’uomo è individuo, ma la sostanza «
uomo » è universale come concetto), Duns Scoto ritiene che la sostanza universale si
caratterizzi nell’individuo non per effetto della materia, come voleva l’Aquinate, ma
a causa dell’ecceità (haecceitas), che è il principio contraente, capace di
trasformare la natura comune negli esseri individuali. Opere principali: De primo
principio, Quaestiones in Metaphysicam, Opus oxoniense, Reportata parisiensia.
Bibliogr.: L’edizione critica delle opere di D. S. è attualmente in preparazione
(Opera omnia, studio et cura Commissionis scotisticae ad fidem codicum edita,
Città del Vaticano 1950 e sgg.). Opera omnia, a cura di Vivès, 12 voll., Parigi 1891-
1895; su D. S.: P. Minges, Der Gottesbegriff des Duns Skotus, Vienna 1906; B.
Landry, La philosophie de Duns Scot, Parigi 1922; C. R. S. Harris, Duns Scotus,
Oxford 1927; E. Bettoni, Duns Scoto, Brescia 1946; E. Gilson, Jean Duns Scoto,
Introduction à ses positions fondamentales, Parigi 1952; P. Stella, L’ilemorfismo
di Duns Scoto, Torino 1955.
DURANDO di San Porciano (Guglielmo), in fr. Durand de Saint-Pourçain, detto
Doctor resolutissimus, filosofo scolastico francese (Saint-Pourçain, Alvernia –
Meaux 1334). Entrato nell’ordine dei domenicani, vi acquistò tale fama di sapienza