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che fu chiamato nel 1326 dal papa Giovanni XXII a far parte della commissione
incaricata di giudicare gli scritti di Occam. Fu tra i pensatori che accelerarono la
dissoluzione critica della scolastica, in quanto, con Duns Scoto, anch’egli ritenne
fede e ragione due ambiti d’esperienza sostanzialmente diversi. Si ritiene solitamente
che abbandonasse il realismo per sostenere con grande convinzione il nominalismo,
ma la sua posizione dottrinale non è ancora stabilita con certezza dagli storici.
Autore di un Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, tre volte redatto e più
volte edito.
Bibliogr.: M. T. Beonio Brocchieri Fumagalli, Durando di S. Porziano. Elementi
filosofici della terza redazione del « Commento alle sentenze », Firenze 1969.
DURATA. L’opposizione tra durata e tempo, sostenuta da molti filosofi e in modo
particolare da Cartesio e dai suoi seguaci, è stata ripresa in tempi moderni da
Bergson: durata bergsoniana è un termine-concetto già entrato nel linguaggio
filosofico. Secondo Bergson la durata è l’espressione medesima della vita, che il
tempo invece cristallizza e imprigiona in sezioni rigide, puramente utilitarie,
analoghe alle divisioni spaziali. La durata è un dato immediato della coscienza, pura
successione, arricchimento costante e perennemente libero: è il tessuto che forma la
nostra esistenza, mentre il tempo non è altro che una costruzione astratta e arbitraria.
DURKHEIM (Emile), sociologo francese (Epinal, Vosgi, 1859-Parigi 1917). Docente
di sociologia alla Sorbona dal 1902, fondò e diresse l‘Année sociologique (1896-
1912). Nell’analisi dei fenomeni sociali, abbandonò il metodo analogico, fino allora
seguito, che studiava la società come un organismo biologico oppure come una
proiezione di fatti psichici individuali. Al contrario, ritenne la società un fatto
autonomo, da indagare mediante l’osservazione diretta, e in essa vide essenzialmente
il prodotto della coscienza collettiva, ovvero della sintesi, e non della somma, delle
coscienze individuali. Sostenne che la morale è « scienza dei costumi » e come
questa è strettamente dipendente dai diversi tipi di società. Lo sviluppo morale di un
individuo risulta quindi indipendente dai fattori biologici e psicologici, essendo il
risultato dei costumi del gruppo cui egli appartiene. La morale non è intesa come un
tutto statico, ma come continuamente rinnovantesi per l’apporto individuale
(percezione) delle coscienze più evolute, e per le trasformazioni dei costumi
(riforme) che avvengono all’interno stesso dei gruppi. Le sue tesi sociologiche
esercitarono notevole influenza sugli studi etnologici, ai quali Durkheim diede un
importante contributo soprattutto nel campo delle ricerche sulle strutture sociali,
sulla formazione delle idee religiose e sull’evoluzione delle idee morali presso i
popoli allo stato di natura.
Bibliogr.: In italiano sono disponibili: La divisione del lavoro sociale, a cura di A.
Pizzorno, Milano 1962; Le regole del metodo sociologico. Sociologia e filosofia, a
cura di C. A. Viano, Milano 1963; Le forme elementari della vita religiosa, a cura
di R. Cantoni, Milano 1963; Il suicidio, a cura di L. Cavalli, Torino 1969; su D.: P.
Leguay, E. Durkheim, Parigi 1912; M. Mauss, In memoriam: l’oeuvre inédite de
Durkheim et de ses collaborateurs, « Année sociologique », 1923; T. Parsons, La