Page 253 - Dizionario di Filosofia
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pensiero discorsivo un atto del tutto diverso. « La prova non può far altro che
confermare ciò che in realtà ci è stato già concesso per altra via » (Gabriel Marcel,
Essere e avere).
• L’essere di Dio. Una volta posta l’esistenza di Dio, l’indagine sulla sua natura può
essere fatta in due modi: o partendo dalla nozione dell’Essere assoluto o perfetto e
deducendone, per via sillogistica, tutta una serie di perfezioni; o partendo dalle
creature per scoprirne quelle qualità da sublimare poi in maniera tale che possano
convenire all’Essere perfetto, cioè a Dio, al quale sono attribuite.
Le conclusioni sono le stesse. I teologi e i filosofi spiritualisti tra gli « attributi » di
Dio enumerano attributi metafisici: unità, semplicità, immutabilità, eternità,
immensità, purezza; e attributi morali: intelligenza, bontà, scienza, sapienza,
onnipotenza, libertà, personalità, provvidenza.
Che cosa valgono queste enumerazioni trattandosi di un Essere che è atto puro e di
dati che sono necessariamente concepiti da un’intelligenza umana e quindi
contingente e finita? Gli agnostici hanno sostenuto che lo spirito umano non può
raggiungere Dio che, se esiste, è inconoscibile. La rappresentazione che se ne può
fare resta nei limiti di un grossolano antropomorfismo. Per i filosofi deisti, invece, le
concezioni umane di Dio sono evidentemente inadeguate, ma restano valide, poiché,
sebbene ogni termine non possa essere preso in senso univoco, per caratterizzare
Dio e insieme la creatura, quelli che designano perfezioni illimitate possono, per
definizione, essere intesi in senso analogico e convenire così positivamente anche a
Dio.
DIODÒRO Crono, in gr. Diódōros Krónos, filosofo greco, uno dei maggiori dialettici
della scuola di Megara (Iaso, Caria -† 296 a.C.). Contemporaneo di Aristotele, il
quale polemizzò più volte con l’atteggiamento filosofico della scuola megarica,
Diodoro mirò costantemente a dimostrare con le sue argomentazioni la sostanziale
inintelligibilità della conoscenza empirica, e pertanto a lui furono erroneamente
attribuiti alcuni sofismi che in realtà erano stati congegnati dal suo predecessore
Eubulide. Diodoro sosteneva che il moto è impossibile come tale, che il divenire
consiste solo in stati attuali e infine che anche il possibile non esiste e che quindi
l’unica realtà è ciò che già è attuato o che deve necessariamente esserlo. Un suo
famoso ragionamento, detto kyriéuōn (il dominante), mirava appunto a dimostrare a
quali assurdità conduce la comune nozione del possibile: « Nulla di impossibile —
affermava tale argomentazione — può derivare dal possibile (non più di quanto
l’essere può avere origine dal non-essere); ora è impossibile che un avvenimento
passato sia diverso da quello che è. Ma se in un momento qualsiasi un avvenimento
avesse potuto essere possibile, da questo possibile sarebbe derivato qualcosa di
impossibile: esso non era dunque possibile. È dunque assolutamente impossibile che
qualcosa accada al di fuori di quello che accade realmente ».
La concezione di Diodoro è quindi basata su un assoluto determinismo il quale non
tollera possibilità molteplici: ogni situazione si sviluppa secondo una necessità
rettilinea che si concreta realmente.
DIÒGENE di Apollonia, in gr. Diogénēs ho Apollōniátēs, filosofo greco (Apollonia,